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Promettevano guadagni milionari, la maxi truffa su cripto-valute tocca anche il Trentino

A finire nei guai sono state cinque persone, residenti nelle province di Trento, Padova e Viterbo, denunciate per i reati di truffa e una di loro, in concorso con altre due residenti nelle province di Verona e Mantova, per impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.

Pubblicato il - 04 luglio 2019 - 16:05

TRENTO. Ha toccato anche Trento la maxi truffa sulle finte criptovalute denominate Onecoin scoperta dai finanzieri del Nucleo Speciale Antitrust che questa giovedì mattina hanno sequestrato 7 siti web e 93 pagine social sui quali venivano offerte criptovalute chiamate, appunto, “Onecoin” con la promessa di guadagni milionari.

 

A finire nei guai sono state cinque persone, residenti nelle province di Trento, Padova e Viterbo, denunciate per i reati di truffa e una di loro, in concorso con altre due residenti nelle province di Verona e Mantova, per impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.

 

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma, hanno permesso di accertare una truffa ben architettata da 6 promotori italiani, alcuni dei quali tuttora attivi nel Nord-Est, di età compresa tra i 23 ed i 52 anni che avevano coinvolto anche il legale rappresentante di una società romana di formazione aziendale. Due persone coinvolte sono di Trento e Mezzolombardo

 

I truffatori proponevano sul web, sui social o col più tradizionale “passaparola”, una serie di corsi formativi in materia finanziaria ai quali erano abbinati dei pacchetti di “moneta elettronica”, o meglio “criptovaluta”, che gli acquirenti pagavano a partire da 100 euro.

 

I corsi formativi servivano per istruire gli acquirenti sul meccanismo di proposta della “criptovaluta Onecoin” e, per indurre gli acquirenti a reclutare altre ignare vittime da truffare; a questi venivano promessi guadagni che sarebbero potuti arrivare fino a 35 mila euro settimanali.

 

Il meccanismo di frode faceva capo ad una società italiana e ad altre due società estere, alle quali facevano riferimento i promoters italiani.

 

Tre persone coinvolte sono state fermate dai finanzieri presso l’Aeroporto di Orio al Serio mentre portavano al seguito ben 117.840 euro, frutto della vendita di pacchetti formativi e “moneta OneCoin”.

 

Le indagini - svolte parallelamente al procedimento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, che ha già dichiarato scorretta la pratica commerciale ed ha irrogato complessivamente sanzioni amministrative per 2.595.000 euro - hanno consentito di appurare l’inattendibilità delle promesse dei cospicui guadagni futuri fatte dai truffatori.

 

Infatti dalle analisi forensi è emerso che mancavano del tutto le strutture fisiche e gli algoritmi di calcolo che servono per governare le complesse procedure crittografiche per la produzione delle “monete elettroniche”.

 

Fondamentale, per la riuscita dell’operazione, è stato il costante coordinamento tra il Nucleo Speciale Antitrust, la componente territoriale della Guardia di Finanza e le Autorità Giudiziarie di riferimento, che ha consentito, da ultimo, di evidenziare l’attualità e la pericolosità della truffa individuata e tempestivamente interrotta. L’attività di contrasto a questo tipo di frodi insidiose, a tutela dei consumatori e di tutti i cittadini, rappresenta un settore d’interesse primario per le Unità Operative inquadrate tra i Reparti Speciali della Guardia di Finanza che operano anche in sinergia con le Autorità indipendenti.

 

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