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Coronavirus e decessi in Rsa, i dati reali restano un mistero: da Nava, Ferro e Bordon numeri sempre diversi e talvolta in contrasto fra loro
Fugatti aveva promesso che sarebbero arrivati i dati ufficiali per fornire “chiarimenti sulla situazione all’interno delle Rsa” eppure sono stati comunicati di nuovo numeri incompleti: se i decessi complessivi aumentano a 484 (+175 rispetto ad alcuni giorni fa) quelli legati al covid-19 ridiventano 145, qualcosa non torna

TRENTO. Durante la conferenza stampa di sabato 18 aprile il presidente della Pat, Maurizio Fugatti, dedicò un passaggio alle “legittime richieste su chiarimenti sulla situazione all’interno delle Rsa – promettendo – abbiamo dato mandato all’azienda sanitaria di fornirci tutti i dati sulla mortalità”. A due giorni di distanza i dati richiesti non sono arrivati, o meglio, ne sono stati comunicati di parziali che se possibile hanno confuso ancor più la situazione.
A più di un mese di distanza dall’inizio dell’epidemia (che in Trentino è fatta coincidere con l’1 marzo) non è possibile avere dei dati sufficienti per avere un quadro della mortalità all’interno delle Rsa, ma c’è di peggio, i dati che sono stati forniti durante le conferenze stampa sono persino incongruenti fra loro. Ricapitolando: il 3 aprile Enrico Nava (direttore per l'integrazione socio-sanitaria) affermava che nel mese di marzo nelle Apsp erano stati registrati 282 decessi, di questi quelli ufficialmente legati al coronavirus erano 67. Spezzando una lancia in favore di Nava quelli forniti all’inizio di aprile sono stati i dati più completi, supportati anche con dei grafici che per la prima volta hanno messo in luce l’incremento dei decessi rispetto agli scorsi anni (QUI articolo).
Il 16 aprile, incalzato dalle domande, Giancarlo Ruscitti, dirigente generale del dipartimento salute e politiche sociali confermava di fatto i numeri forniti da Nava, sottolineando: “Nelle Rsa ci sono stati 135 decessi in più rispetto allo stesso periodo del 2018 e 2019”, peccato si sia dimenticato di specificare il totale rendendo impossibile avere un raffronto utile. Due giorni dopo, il 18 aprile Antonio Ferro del dipartimento prevenzione, affermava: “Dall’inizio dell’epidemia nelle Rsa si sono registrati 309 decessi, di questi 145 sono stati messi in relazione al coronavirus tramite tampone e 34 con le schede Istat senza tampone”. Per un totale di 179 vittime legate al covid-19. Oggi, 20 aprile, Paolo Bordon (direttore generale di Apss) ha riferito di un totale di 484 decessi, al fronte di 145 vittime legate ufficialmente all’epidemia in corso e certificati dal tampone. Lo stesso Bordon ha evidenziato come questi dati siano stati raccolti tra l’1 marzo e il 15 aprile. Nessun riferimento a quelli riscontrati con le schede Istat (che invece Ferro aveva annunciato).

La conclusione è che nonostante i principali vertici dell’Azienda sanitaria si siano espressi non è ancora possibile fotografare nella sua completezza (almeno fino ad oggi) l’evoluzione della mortalità all’interno delle case di riposo. Alcuni numeri in particolare saltano all’occhio: fino al 31 marzo i decessi complessivi nelle Rsa erano 282, saliti misteriosamente a 309 alcune settimane dopo e, cosa ancora più incredibile, secondo il direttore generale di Apss al 15 aprile sarebbero 484. “In questo momento è difficile quantificare con precisione, al di là dei tamponi, qual è l’incidenza dei decessi legati al covid-19”, ha ammesso Bordon, eppure sono passati 50 giorni dall’inizio dell’epidemia, possibile che Apss non abbia contezza della mortalità legata al coronavirus?
Durante le conferenze stampa si continua a ripetere come un mantra che c’è una procedura da seguire (spiegata da Ferro nel video qui sotto) e che sui dati c’è sempre stata la massima chiarezza e trasparenza. Nonostante ciò è impossibile inquadrare il fenomeno. Probabilmente un dato preciso alla singola unità non si potrà avere se non ricorrendo a una stima, dal momento che come asseriva lo stesso Nava ad inizio aprile “l’ipotesi che il coronavirus sia responsabile dell’incremento della mortalità registrata nel mese di marzo 2020, rispetto alla media degli anni passati, è altamente accreditata”, questa per ora resta l’unica certezza: i decessi legati al coronavirus sono molti di più di quelli che le cifre ufficiali riconoscono. Nel frattempo sono molti i parenti che attendono di sapere almeno come sono morti i loro cari, essendo stata negata loro la possibilità di salutarli con un ultimo abbraccio.