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Coronavirus, in Veneto altri 11 morti (5 a Verona) e contagi a quota 8.724. Zaia: ''Comincia la settimana decisiva. State a casa''
I nuovi dati sulla diffusione del contagio con l'aumento dei decessi in regione. Il presidente della regione ha parlato a Mattino5 spiegando che il nostro sistema ''si è fatto trovare fortemente impreparato''

VERONA. Altri 215 contagi segnalati e 11 vittime per un totale di persone positive al coronavirus che è arrivato a quota 8724 con 413 decessi. Questi i dati del Veneto aggiornati a questa mattina con Padova che resta la provincia più colpita (con 2103 casi di contagio +39 rispetto a ieri sera) ma Verona che si avvicina sempre di più con altri 49 casi per un totale di 1982 positivi registrati. A Belluno, invece, dove ieri si è registrato il 18esimo decesso (si trattava di un 76enne ricoverato fino a ieri sera in terapia intensiva al San Martino di Belluno) i casi di contagio sono 423 (con un aumento di 12 unità).
Per quanto riguarda i decessi che si sono verificati tra ieri sera e questa mattina ben 5 sono avvenuti ancora a Verona dove al situazione resta molto critica, mentre altri 5 sono avvenuti all'ospedale di Vicenza e uno all'ospedale di Conegliano, in provincia di Treviso. Zaia al riguardo ha scritto su Facebook in stampatello maiuscolo: ''Comincia la settimana decisiva per verificare l'andamento dell'epidemia e l'effetto delle misure di contenimento attuate. State a casa''.
E a Mattino5 ha spiegato che comunque che è ancora presto per dire riapriamo. ''Dobbiamo sperimentare nuovi modelli e mutuare quello che di buono si è fatto a livello internazionale - ha detto il presidente della regione -. Dovrà essere graduale la riapertura per riprendere per quanto possibile le normali condizioni di vita. Per esempio potremo fare il test sierologico per vedere se si sono formati gli anticorpi nelle diverse persone in maniera tale da avere una sorta di patente''
Il tutto però senza dimenticare che ''abbiamo casi di reinfezione. Questa brutta bestia, questo coronavirus ci ha insegnato che la mutazione è sempre dietro l'angolo e quindi potrebbe accadere che chi ha avuto una risposta anticorpale possa ricaderci''. ''In questo momento - ha concluso Zaia parlando della situazione generale del sistema sanitario - mancano i tamponi, noi ne abbiamo fatti più di 100.000 più della Corea, ma mancano i reagenti. Dobbiamo dirlo, siamo arrivati fortemente impreparati, va detto''.