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''Niente scuola? Andiamo a sciare'', dai pacchetti ''coronavirus'', ai turisti che si sentono in vacanza, alla fuga dalle zone rosse: facciamolo per gli altri

In queste ore sta risultando evidente il comportamento di tantissimi italiani che ovunque stanno applicando l'idea del ''tanto io sono più furbo'' senza capire che la vicenda coronavirus è prima di tutto un'emergenza della collettività e solo in seconda battuta, personale. Il vero rischio è che collassi il sistema. Bisogna rispettare le regole anche per sé stessi (per preservare la propria salute) ma soprattutto per la comunità

Di Luca Pianesi - 08 marzo 2020 - 13:25

TRENTO. Si attacca il Governo, si critica la politica, si piangono aiuti allo Stato e si chiede sdegnati il sostegno dall'Europa e poi? E poi frotte di italiani si riversano sulle piste da sci, prendono d'assalto le strade per il mare, affrontano l'emergenza come fosse una vacanza tentano la fuga dalle zone del contagio, perché tanto ''noi siamo più furbi'', ''ci sono le regole? E noi le aggiriamo''. 

 

Spopolano gli hashtag con scritto #lacittànonsiferma, #nocoronavirus e i parchi gioco sono presi d'assalto dai nostri ragazzi mentre per attirare i turisti spuntano gli annunci più assurdi. Dall'Alpe Cimbra l'offerta ''Niente scuola? Andiamo a sciare'' dove si spiega che le lezioni vengono attivate solo con più di tre bambini (alla faccia dell'evitare gli assembramenti). In Val Senales c'è quella che si chiama ''Settimana scuola chiusa'' che va proprio dall'8 al 15 marzo e all'interno della proposta specifica che ''La scuola di sci offre corsi collettivi a prezzi scontatissimi''. E poi ci stupiamo se le gli impianti sono presi d'assalto, se c'è chi si è dato alla fuga dalle zone rosse per venire a sciare (qui il caso trentino con la famiglia di Codogno finita al Santa Chiara dopo che ha scoperto di avere il coronavirus) e si verificano queste cose:

 

 

 

 

Poi ci sono quelli che, saputo del provvedimento di chiusura di Lombardia e altre provincie del Nord, hanno deciso di correre alle stazioni dei treni o lanciarsi in macchina per scappare verso le loro zone d'origine o, appunto, in località turistiche senza pensare che il provvedimento di chiusura serviva proprio a bloccare i flussi in uscita. Oggi qualcuno critica il Governo per aver fatto trapelare la notizia prima di far uscire il decreto e qualcun'altro critica i giornali che hanno divulgato l'informazione in anticipo, già ieri sera dando così il tempo ai nostri concittadini di potersi organizzare meglio per non rispettare le disposizioni nazionali.

 

Nessuno, invece, sta pensando a stigmatizzare proprio il comportamento dei nostri figli, delle nostre figlie, dei nostri padri e madri, di coloro che stanno reagendo all'italiana, in maniera egoistica, pensando a sé stessi e non alla collettività. Abbiamo tutti negli occhi ancora le immagini dei cittadini cinesi chiusi in quarantena nelle loro case a Wuhan che dalle finestre urlavano tutti insieme ''resisti Wuhan'' e ''ce la faremo''.

 

 

 

 

Nel nostro Paese non sta passando ancora il messaggio che il problema del coronavirus non è solo la salute del singolo (anche se, come stiamo vedendo, le conseguenze possono essere anche gravi e i morti continuano a crescere) ma è la tenuta del sistema nazionale.

 

Bisogna fermare la curva esponenziale di crescita dei contagi, certamente per evitare altri morti, e quindi per preservare la salute di ognuno di noi ma si deve capire che anche se esistono certamente malattie molto più mortali di questa e alla fine la stragrande (speriamo stragrandissima) maggioranza di noi anche se verrà contagiata se la caverà si finisce lo stesso in ospedale e questo vuole dire far collassare il sistema sanitario nazionale. Se a questo aggiungiamo l'enorme crisi economica già in atto, e che nei prossimi mesi peggiorerà sicuramente, è il sistema Paese ad essere sull'orlo del baratro.

 

Ai cinesi abbiamo detto di tutto (anche che ''li abbiamo visti tutti mangiare topi vivi'' sono state le parole testuali del governatore del Veneto Zaia) e ci stupivamo del fatto che venisse messa in quarantena un'intera provincia, come quella di Wuhan. Ebbene oggi in Cina i contagi calano e loro sono 1,3 miliardi di persone. Vi immaginate se fosse dilagato davvero il virus in quel Paese cosa sarebbe successo? E invece sono riusciti a contenerlo a circa 80.000 contagi. Noi siamo ''solo'' 60 milioni ma dobbiamo capire che per riuscire a restare in piedi c'è bisogno dell'impegno di tutti. ''Resisti Italia'', dovremmo gridare dalle nostre case con uno sforzo di responsabilità prima di tutto personale. 

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