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“Ogni decisione sbagliata può avere ricadute gravi sulla salute dei cittadini”, medici, infermieri e farmacisti invocano un piano sanitario per la Fase 2
I presidenti degli ordini sanitari scrivono una lettera aperta a Fugatti e Segnana: “Sorpresi che il Consiglio dei sanitari non sia mai stato convocato, la Fase 2 non è la fine dell’emergenza, una seconda ondata di contagi sarebbe ancora più devastante della precedente”

TRENTO. “Un piano sanitario, preciso e coordinato, per gestire la Fase 2 in sicurezza” a chiederlo sono i vertici della sanità trentina. Le firme in calce alla lettera aperta inviata al presidente della Pat Maurizio Fugatti e all’assessora alla salute Stefania Segnana sono quelle di Marco Ioppi, presidente dell’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della provincia di Trento, Daniel Pedrotti, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche e Bruno Bizzaro, presidente dell’Ordine dei farmacisti della provincia di Trento.
“La Fase 2 – spiegano i tre presidenti – non è la fine dell’emergenza, ma un tassello importante nella lotta contro il covid-19”. La lettera arriva probabilmente dopo gli annunci (e le forzature) fatti dalla Giunta per accelerare la riapertura di diverse attività. Proprio durante la conferenza stampa di ieri, 14 maggio, Fugatti aveva dato il via libera all’apertura di centri commerciali, negozi al dettaglio e mercati, giudicando i protocolli Inail: “Eccessivamente rigidi” e specificando che si dovrà comunque garantire la sostenibilità delle attività economiche “permettendo ai settori di mantenere una loro continuità economica”.
Dichiarazioni che potrebbero aver allarmato i sanitari che hanno scritto una lettera per mettere in guardia la giunta Fugatti dal possibile ritorno dei contagi. I presidenti degli ordini delle professioni sanitarie e sociali si dicono sorpresi che la Giunta non abbia mai convocato il Consiglio dei Sanitari, l’organo deputato per le consultazioni tra Provincia e rappresentanze sanitarie. Di seguito pubblichiamo la lettera integrale.
Una seconda ondata di contagi sarebbe ancora più devastante della precedente
Venendo meno le misure di contenimento si potranno avere nuovi focolai di virus. Dobbiamo prepararci a contrastarli, mai abbassando la guardia, proseguendo e intensificando il tracciamento per trattare e isolare i casi di e i loro contatti.
Gli Ordini delle professioni sanitarie e sociali, in virtù del loro ruolo di rappresentanza di circa 12.000 professionisti, chiedono un preciso e coordinato piano, che preveda, tra le più importanti, le seguenti inderogabili istanze:
- un progetto di informazione e di educazione sanitaria della popolazione;
- un forte investimento sull’assistenza territoriale;
- una costante sorveglianza attiva con i tamponi e il ricorso ai test sierologici;
- l’apertura di un confronto che porti alla revisione dell’organizzazione delle RSA in coerenza con i loro bisogni sanitari e assistenziali sempre più complessi.
Gli Ordini delle Professioni sanitarie e sociali sono sorpresi che il Consiglio dei Sanitari, l’organo deputato per le consultazioni tra Provincia e rappresentanze sanitarie, istituito dalla legge 16/2010, non sia mai stato convocato dall’insediamento della Giunta Provinciale e che nemmeno la terribile pandemia del Coronarirus sia stata ritenuta motivo sufficiente per convocarlo.
L’appello riguarda anche i cosiddetti test rapidi: per le sempre maggiori richieste di esecuzioni di tali test da privati cittadini, singoli sindaci o responsabili di attività commerciali ed economiche si ritiene doveroso un intervento di regolamentazione da parte delle Istituzioni allo scopo di impedirne l’uso, se fatto in modo improprio, e di sostenerlo solo se fatto all’interno di un progetto territoriale articolato sotto la regia dell’Azienda sanitaria.
Assicurano la disponibilità ad un confronto costruttivo per la salute e il benessere dei cittadini e auspicano che il Trentino grazie alle sue potenzialità possa recuperare quel ruolo di laboratorio che gli è sempre stato riconosciuto. Ribadiscono che ogni decisione non presa o presa in ritardo può avere ricadute gravi sulla salute dei cittadini.