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''Almeno 150 contatti giornalieri tra mail, WApp e telefonate con i pazienti. Siamo soli e sotto pressione'', medici di base allo stremo. A Brentonico non può andare in pensione: resta 3 mesi in più
Il lavoro dei medici di base è prezioso, un'attività che rappresenta il primo presidio sanitario. Ma questi professionisti sono sempre meno e con un'età media sempre più alta. Stefano Bosetti: " Non c'è una vera e propria politica sanitaria e le professionalità all'interno dell'Apss non vengono coinvolte e valorizzate come sarebbe invece necessario per correggere i disservizi, implementare la telemedicina e guardare al futuro: servirebbe un Dipartimento delle cure primarie"

TRENTO. "C'è un forte disagio, una desolazione terribile: la coscienza e la professionalità sono ai massimi livelli ma siamo lasciati soli, spesso senza tutele". A dirlo Stefano Bosetti, medico di medicina generale e consigliere comunale alla quarta consiliatura a Trento. "Nella giornata di lunedì ho ricevuto 72 telefonate e oltre 40 e-mail, poi ci sono le visite domiciliari e la necessità di rispondere costantemente alle richieste: si parla di oltre 150 contatti quotidiani. L'abnegazione è totale, ma manca una governance, non c'è la volontà di trovare soluzioni a livello politico".
Il lavoro dei medici di base è prezioso, un'attività che rappresenta il primo presidio sanitario. Ma questi professionisti sono sempre meno e con un'età media sempre più alta. Sembra si stia verificando inoltre una sorta di scollamento tra paziente e professionista, con ricadute che si riflettono innanzitutto sulla gestione dei codici bianchi al pronto soccorso dell'ospedale e, quando va peggio, sulle problematiche causate dalle ricerche su Google (Qui articolo).
C'è, poi, una fortissima preoccupazione per le previsioni di pensionamento di altri professionisti nei prossimi 5 anni. Già in difficoltà, la medicina di territorio rischia di finire ancora più in affanno. Molte zone sono già scoperte e in alcuni casi si cerca di sopperire prolungando il servizio. Si interpreta la missione anche oltre il proprio dovere. Il Comune di Brentonico, per esempio, a nome di tutta la comunità ha ringraziato pubblicamente l'apprezzatissimo dottor Mauro Dalpiaz per avere deciso di continuare per altri tre mesi.
"Le problematiche legate alla ricerca di nuovi medici di base in tutta la nostra Provincia, purtroppo, hanno colpito anche la nostra realtà comunale e, durante gli ultimi mesi, l'Azienda sanitaria non é riuscita a individuare un medico sostitutivo provvisorio. Di fronte a questo scenario il dottor Dalpiaz - spiega il Comune - ha scelto di restare, nella speranza che presto possa essere incaricato un nuovo professionista. Per questo ringraziamo il nostro medico di base per aver deciso di rimanere a svolgere la professione che ha sempre praticato con amore e dedizione".
C'è anche un aspetto non banale e non marginale da tenere in considerazione. Il rapporto di fiducia tra un professionista e il cittadino, fondamentale nei percorsi di cura. "Le relazioni che si instaurano con un paziente e con qualche collega - spiega Bosetti - sono gli unici antidoti che permettono ai professionisti di continuare a svolgere il proprio lavoro. La pressione sui medici di base è enorme: lavoriamo in convenzione e rispondiamo in prima persona a paziente e Apss. La medicina generale oggi è tra le specialità più complicate nel gestire, per esempio, l'agenda, la burocrazia, i rapporti con i pazienti e i relativi familiari, i colleghi e seguire le cronicità".
I bisogni sono, infatti, cambiati e il quadro presenta più criticità rispetto al passato, spesso aspetti legati all'aumento dell'età media della popolazione e dell'aspettativa di vita che rende le cure e i quadri clinici ancora più complessi e delicati. "Ho circa 1.400 pazienti e il 60% è over 70 con tutte le patologie e le cronicità che sopraggiungono nel corso della vita. Le scuole di medicina generale - evidenzia Bosetti - possono preparare i giovani dal punto di vista teorico ma spesso le nuove leve non sono pronte a quello che è il lavoro sul campo: non ci si deve stupire se una nuova professionalità scappa dopo pochi mesi che è entrata in servizio".
A questo si aggiunge il cambio di assetto. Si è passati dal medico condotto, stipendiato dal Comune, all'impronta su due livelli: medici ospedalieri dipendenti dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari e i medici di base in convezione liberi professionali con gli oneri del libero professionista e senza gli onori del dipendente (malattia, ferie e tfr). Nel frattempo la società è mutata, le cure sono diventate più complesse e la domanda è aumentata.
"Quella riorganizzazione è stata un errore e ora si dovrebbe avere il coraggio di cambiare i piani. Un medico ospedaliero svolge naturalmente un lavoro molto importante e altrettanto delicato - continua Bosetti - ma la sera riesce a staccare. Un medico di base è praticamente in servizio permanente effettivo: non vado in ferie da settembre 2018 per esempio. Una soluzione potrebbe essere quella di istituire un Dipartimento delle cure primarie e ristrutturare l'organizzazione territoriale, oltre a sfruttare le tecnologie per mettere in rete le professionalità. Oggi il Fascicolo sanitario elettronico non viene sfruttato a dovere per la gestione e il monitoraggio del paziente a tutti i livelli tra territoriale, ospedaliero e dei servizi".
Nel 2019 Bosetti aveva anche presentato una mozione in Comune per prospettare alcune soluzioni. Il documento "Una marea di codici bianchi in pronto soccorso e medicina del territorio" è stato approvato a larghissima maggioranza, ma da allora più nulla si è mosso e nel frattempo la situazione per i medici di base si è fatta ancora più difficile. E ora in ballo c'è una riforma della sanità, bocciata da quasi tutti, ma portata avanti dalla Provincia (Qui articolo).
"Questa terribile epidemia Covid ha leggermente migliorato i rapporti l'Azienda sanitaria, che ci è stata vicina con l'appoggio dell'unità operativa delle cure domiciliari, ma la strada è ancora lunga per migliorare la gestione dei codici bianchi. In generale non si affronta la medicina territoriale e di prossimità, se non in maniera superficiale: si devono sfruttare le piene potenzialità telematiche, soprattutto nelle valli, e prevedere un sistema di trasporto sanitario protetto, mentre in città si potrebbero prevedere determinate aggregazioni per rispondere all'evoluzione della sanità e alle possibilità di cura: in sostanza sviluppare il medico di comunità. Non c'è una vera e propria politica sanitaria e le professionalità all'interno dell'Apss non vengono coinvolte e valorizzate come sarebbe invece necessario per correggere i disservizi, implementare la telemedicina e guardare al futuro", conclude Bosetti.