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Il Trentino, i giornalisti a casa senza lavoro e il loro sito che viene gestito anche dall'Adige. Il pasticcio brutto dove non si capisce più chi fa cosa (e chi ha le responsabilità)
La vicenda legata alla chiusura del quotidiano di via Sanseverino resta molto complicata: i giornalisti non sono in cassa integrazione perché non funziona come nel 1800 che il padrone chiude e buona notte. Gli abbonamenti sono stati convertiti con quelli del giornale fino a ieri concorrente senza possibilità di rimborso e non si capisce chi sia il direttore del sito (che Ebner e la proprietà altoatesina hanno detto di voler rilanciare) visto che intanto vi lavorano persone dell'Adige, dell'Alto Adige e un fortunato ex del Trentino

TRENTO. I giornalisti del Trentino? A casa ma non in cassa integrazione come era emerso negli scorsi giorni. Il sito del Trentino? Gestito anche da un giornalista dell'Adige mentre i colleghi del Trentino sono a casa pagati dalla stessa proprietà ma non possono lavorare. Chi è il direttore del quotidiano online in questo momento? Non si capisce: Mantovan, ormai ex direttore anche de il Trentino cartaceo? O Faustini direttore dell'Adige?
La vicenda legata alla scomparsa dello storico quotidiano il Trentino sta assumendo sempre più i contorni kafkiani della beffa soprattutto per quei dipendenti rimasti senza un lavoro dal giorno alla notte e che, nelle scorse ore, hanno anche dovuto subire l'umiliazione di vedersi recapitare a casa quello che era il giornale concorrente, l'Adige, in sostituzione del loro. Un cambio merce (perché questa pare essere la parola più adatta a quanto si sta vendendo) fatto in automatico dalla proprietà altoatesina a tutti gli abbonati al Trentino senza prevedere procedure di rimborso ma ''regalando'' un mese in più di servizio (QUI ARTICOLO).
E così la beffa è anche per i lettori che per 75 anni hanno deciso di optare per un quotidiano o per l'altro convinti che firme, linee editoriali, foto, impaginazioni diverse valessero qualcosa, anche l'investimento sentimentale in un prodotto rispetto ad un altro, una scelta di cuore da difendere, nel caso, e trasformare in oggetto di discussione. L'epilogo di questa storia, invece, appiattisce tutto, riduce l'informazione a una merce qualsiasi: finita la Cernia c'è rimasta l'Orata, che faccio lascio? Guardi ci metto anche una Sogliola aggratis, vedrà non se ne pentirà.
Ma il pasticcio brutto che ha visto svanire nel nulla un giornale nello spazio di poche ore (con la complicità di un territorio narcotizzato e incapace di reagire) non si chiude qui. Siamo nel 2021 e non a metà '800 quando il padrone, dal giorno alla notte, pur in una situazione critica, si recava in fabbrica, spegneva la luce e diceva ''tutti a casa''. Nel nostro secolo prima della cassa integrazione, infatti, ci vuole una contrattazione, bisogna trovare un accordo e seguire un iter prestabilito, e quindi, oggi, i 19 giornalisti che erano assunti sono, tecnicamente, a casa pagati senza la possibilità di lavorare (qualcuno esaurirà le ferie anche se essendo inizio anno c'è ben poco da esaurire).
Prima della cassa integrazione, infatti, ci vuole una contrattazione (per oggi era stato fissato un incontro con i sindacati), bisogna trovare un accordo e seguire un iter prestabilito, proprio perché non siamo più nel 1800 e quindi i giornalisti, tecnicamente, sono a casa pagati senza la possibilità di lavorare. C'è il sito internet, però, che prosegue la sua attività e anzi dovrebbe essere rilanciato, come da dichiarazioni della proprietà. Quella stessa proprietà che il 18 ottobre 2020 siglava un accordo (operativo dal primo dicembre 2020, quindi cinquanta giorni fa) anche con i sindacati e i vari cdr per fondere le società che gestivano i tre giornali Trentino, Alto Adige e Adige e specificava che ''tale fusione per l'incorporazione non avrà alcuna ricaduta occupazionale''.
''La versione digitale della testata, che si trova all'indirizzo giornaletrentino.it rimarrà invece attiva - si leggeva nel comunicato del 15 gennaio che sanciva la fine del Trentino - e ulteriormente ampliata per mantenere vivo il marchio''. E in questi giorni, effettivamente il sito del Trentino è online, funziona e tra le altre notizie ha buttato fuori anche quella con il titolo, poi smentito dai carabinieri, ''Coppia scomparsa a Bolzano, trovati nell’Adige alcuni indumenti'' oltre alla discussa agenzia sui 23 morti in Norvegia ''legati'' al vaccino anticovid (in realtà fortemente ridimensionata rispetto al titolo allarmistico e acchiappa click scelto). Ebbene entrambe queste due notizie sono state pubblicate sui social da un giornalista dell'Adige che sta lavorando stabilmente al sito in questi giorni.
Con lui, come da tradizione, anche professionisti dell'Alto Adige (i due giornali cartacei, pur essendo diretti da due persone diverse, Mantovan e Faustini, si scambiavano le notizie sull'online da sempre caricandosi reciprocamente gli stessi post su Facebook) e a quanto pare un ex giornalista del Trentino più fortunato degli altri. Ma di chi è, in questo momento, la responsabilità di quel che esce? Chi è il direttore responsabile di una notizia del Trentino in più condivisa da un giornalista dell'Adige o dell'Alto Adige? Rientra nei compiti contrattuali di un giornalista dell'Adige curare l'online di quello che fino a ieri era il suo giornale concorrente? Perché non si fa lavorare i professionisti mandati a casa, senza dir loro nemmeno un ''grazie'', che per il Trentino hanno dato tutto da anni e si affida il marchio a chi fino a ieri era un collega stimato ma pur sempre di una testata, tecnicamente, rivale? Sembra tutta una beffa, per i giornalisti, per il mondo dell'editoria locale, per la storia di questi due giornali, per i lettori trattati come fruitori passivi, per i quali un giornale cartaceo o online dovrebbe valere l'altro con buona pace di chi credeva nel pluralismo.