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Ristoranti trentini, un lavoratore su quattro senza green pass. Fontanari: ''Chi non si vaccina può fare i tamponi. Il costo non deve essere scaricato sulle aziende''
"La maggioranza dei nostri associati è in regola con il green pass. Secondo i nostri dati, un lavoratore su 4 non è dotato di certificato verde, ma questa percentuale probabilmente è destinata a ridursi in vista del 15 ottobre" ha spiegato il presidente dell'Associazione ristoratori del Trentino, Marco Fontanari

TRENTO. "La maggioranza dei nostri associati è in regola con il green pass. Secondo i nostri dati, un lavoratore su 4 non è dotato di certificato verde, ma questa percentuale probabilmente è destinata a ridursi in vista del 15 ottobre prossimo, quando entrerà in vigore l'obbligo”. Sono queste le parole del presidente dell'Associazione ristoratori del Trentino nonché vicepresidente di Confcommercio Trentino Marco Fontanari a pochi giorni dall'entrata in vigore dell'obbligo per il green pass che riguarderà tutti i settori, anche quella della ristorazione.
I ristoratori trentini già in passato avevano preso una posizione molto forte per quanto riguarda il tema della certificazione verde sottolineando anche l'importanza della vaccinazione (QUI L'ARTICOLO). “Il Green Pass è lo strumento per superare la stagione faticosa delle chiusure e delle limitazioni. Dopo molti mesi di sacrifici, sarebbe incomprensibile e intollerabile ricadere nell’incubo di nuove chiusure o nuove restrizioni per causa di chi, dopo 9 mesi di campagna vaccinale, sceglie ancora liberamente di non vaccinarsi, esponendo la collettività, per motivazioni personali, al rischio di altre limitazioni” aveva già spiegato l'associazione qualche settimana fa ribandendo la proprie linea in tema di campagna vaccinale.
Per il presidente Fontanari “Il green pass è un obbligo per i nostri clienti fin dal 6 agosto scorso. Era prevedibile che tale obbligo coinvolgesse prima o poi anche chi nei ristoranti ci lavora”. Soddisfazione viene espressa, poi, perché la certificazione riguarda tutti i lavoratori. “Non crea alcuna discriminazione – spiega il presidente - tra settori: bene anche l'anticipo con il quale la misura è stata annunciata. Al momento è l'unico strumento che ci permette di fare una programmazione reale del lavoro. Già adesso stiamo parlando della stagione invernale e natalizia: è entusiasmante tornare al lavoro”.
Da parte sempre dei ristoratori anche l'affermazione che “Il green pass non è l'obbligo vaccinale”. Nel rispetto delle convinzioni di ciascuno, spiega Fontanari, “chi non vuole vaccinarsi può fare i tamponi. Il cui costo non può essere scaricato sulle aziende: la scelta di non vaccinarsi o di non fare il tampone è personale”.