Funambolica farsa sulle origini del male
La Bella Stagione del teatro Portland propone questa sera, venerdì 6, lo spettacolo "Il migliore dei mondi possibili" della Compagnia toscana Murmuris Atto Due. Il lavoro ispirato al Candido di Voltaire è cinico e irriverente per far riflettere sul potere, sulla sofferenza, sulla società e sul significato della felicità. Dentro un giardino ce si fa palcoscenico

TRENTO. Oggi, venerdì 6 aprile alle 21.00, in scena al teatro Portland il penultimo appuntamento con la Bella Stagione. L'accogliente palcoscenico di Piedicastello accoglierà lo spettacolo della compagnia toscana Murmuris - AttoDue, "Il migliore dei mondi possibili", ispirato al Candido di Voltaire.
Uno spettacolo filosofico per la regia di Simona Arrighi e Sandra Garuglieri che, saranno protagoniste in scena, assieme a Luisa Bosi, Laura Croce.
Una commedia a tratti cinica, irriverente, funambolica con sottili e raffinati aspetti di divertimento che riescono a tracciare una parabola discendente del potere. Una riflessione sulla sofferenza, sul potere e sulla società: cosa significa essere felici? Le questioni trattate sono dunque antiche: una volta scoperta la natura indefinibile, anti finalistica del male, come ci dobbiamo comportare davanti agli orrori del mondo? Se questo è il peggiore dei mondi possibili, allora vivere significa soffrire? E, se esiste, cos’è la felicità? L’acuto sguardo pessimista di Voltaire ben si adatta allo scenario martoriato di oggi, alla ricerca disperata di un po’ di luce, di un po’ di speranza sul futuro del genere umano.
Dalle note di regia si legge: "Benvenuti nel giardino della libertà e dell'uguaglianza. Ogni sera 4 attrici/cortigiane si esibiscono al servizio della loro esigente padrona, Madame. In scena le avventure del Candido di Voltaire, giovane ottimista metafisico a spasso nel peggiore dei mondi possibili: il nostro. In una gara di asservimento volontario le 4 competono per compiacere Madame. Quando Madame viene decapitata nel suo giardino, senza una padrona per cui esibirsi e con un nuovo potere alle porte, le 4 dovranno decidere cosa fare delle loro esistenze. Come de la Boétie, le 4 sembrano suggerire che i patimenti degli uomini sono l’effetto del loro volontario e misterioso asservimento a un potere coercitivo a cui si convincono di dover rispondere. Candido è un’opera sulla schiavitù umana, eterna, micidiale, imbattibile nella mente e negli spiriti degli uomini.
Quattro donne coltivano un giardino. Esotico, idilliaco, inaccessibile ai mali del mondo. Le quattro ne sono le giardiniere elegantissime, le ninfe, le schiave. Diverse per indole e attitudine verso le cose del mondo, le quattro servono una padrona, signora del giardino: che ama i travestimenti e le cerimonie di gala. Le quattro fanno a gara per compiacere la padrona nel nobile sforzo dell’annullamento di sé: si sfidano nell’ arte di strisciare, soffocare la ragione all’asservimento più bieco. Un giorno la signora viene trovata decapitata nel boschetto dove si divertiva a fare scherzi e apparizioni.
Dal mondo fuori dal giardino giungono notizie su un grande cambiamento in atto: nuovi poteri, nuovi travestimenti, nuove teste cadute. Le quattro si devono preparare: il giardino verrà distrutto e invaso, le aspetta un nuovo padrone, nuovi feticci da adorare, forse la morte o invece magari la libertà per chi ha i gusti più strani. In assenza della padrona, per la prima volta le quattro fanno la conoscenza le une delle altre e scoprono di avere molto in comune.
Nella vita precedente fuori dal giardino si sono già incontrate molte volte, sono state uomini, soldati, amanti, hanno vissute molte vite, sono state spie, streghe, sacerdoti e re in una ruota di avvenimenti paradossali ma plausibili, come concertati da un sadico filosofo illuminista. L’assedio preme alle porte del giardino, una forza sconosciuta ma di certo oscura sta per invaderle. Le quattro, alla luce della loro travagliata esistenza, devono decidere cosa fare di fronte all’ennesimo stravolgimento che si prepara, se aderire a una nuova schiavitù, tentare la fuga insieme o separate o farla finita per sempre. Ognuna scriverà la sua storia nel giardino. In un meccanismo a orologeria si compiranno le vicende delle quattro giardiniere, serve volontarie, avventuriere, entertainers, vittime e carne ci, che malgrado i mille stravolgimenti dell’animo non possono fare a meno di andare sempre avanti, impeccabili, col sorriso sulle labbra, trainate chi da cupo cinismo, chi da una seppur labile speranza di libertà.
Il Migliore dei mondi possibili è un’opera originale ispirata all’opera di Voltaire, una farsa sull’origine del male che trova eco nelle idee del trattato sulla servitù volontaria di Etienne de La Boétie e nel divertente e cattivissimo Saggio sull’arte di strisciare di Paul H.D.d’Holbach. "
La Bella Stagione del Teatro Portland si arricchisce ulteriormente quest’anno con lo Spettatore Accorto, un percorso formativo gratuito parallelo alla Bella Stagione. Un approfondimento tematico e formativo che inizia alle ore 19.30 ogni venerdì di programmazione della rassegna che si propone di presentare in modo leggero alcune visioni utili ad acquisire qualche piccolo strumento in più per diventare più ricettivi alla poesia della scena. Questa settimana lo studioso Enrico Piergiacomi sarà affiancato nella conduzione dell’incontro dal direttore artistico e della scuola di Teatro Portland Andrea Brunello.
Ogni appuntamento di Spettatore Accorto può essere visto come un evento a sè e si giova della competenza dello studioso Enrico Piergiacomi, dei docenti della scuola di teatro Portland e della collaborazione delle compagnie ospitate. L'entrata è libera per i possessori del biglietto dello spettacolo, previa prenotazione presso la biglietteria del Teatro Portland.