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Il primo “romanzo” della grande Pandemia da coronavirus esce a Bolzano. Ecco ''E quindi uscimmo a riveder la gente. Diario della Grande Reclusione''
Un diario quotidiano della “vita” al tempo del coronavirus, sfavillante di lampi poetici e geniali chiaroscuri. Chiuso nel suo appartamento, tra occhiate nostalgiche al giardino, libri da sfogliare di malavoglia, temerarie fughe per il giornale e la spesa nel lazzaretto cittadino, ma soprattutto il senso di una ingiustizia incombente, Di Luca si sfoga ogni giorno in una cronistoria, tutta da scoprire

BOLZANO. Premesso: questa recensione è una dedica all’amico prima che allo scrittore. L’esordio letterario, seppure assai ritardato, di un autentico mago della parola, per il quale recuperiamo volentieri lo strumento della critica culturale dal cassetto delle arti reflue. Esce domani in libreria (il 14 maggio), per i tipi della casa editrice bolzanina Alpha&Beta “E quindi uscimmo a riveder la gente. Diario della Grande Reclusione”. Un libro partorito nella fase più acuta della “grande Pandemia”, che tra le conseguenze, evidentemente non tutte negative, vede sbocciare l’opera prima del commentatore politico, traduttore, insegnante, critico e polemista Gabriele di Luca.
Un diario quotidiano della “vita” al tempo del coronavirus, sfavillante di lampi poetici e geniali chiaroscuri. Chiuso nel suo appartamento, tra occhiate nostalgiche al giardino, libri da sfogliare di malavoglia, temerarie fughe per il giornale e la spesa nel lazzaretto cittadino, ma soprattutto il senso di una ingiustizia incombente, Di Luca si sfoga ogni giorno in una cronistoria a metà tra il “Tagebuch” e il commento su Facebook. Il ''romanzo'' di un mese patito come una violenta forzatura che, alfine però, si rivela una feconda prigionia.
Dalle “Sue Prigioni” fioriscono, infatti, 300 aforismi, brevi saggi, riflessioni, digressioni a-poetiche, “postati” in un decalogo quotidiano che raccoglie centinaia di “like” di immedesimazione-identificazione. Per moltissimi “reclusi”, un imperdibile appuntamento giornaliero. L’ormeggio consolatorio di un tempo assolutamente fuori dall’ordinario. Forte di questo fenomeno, la redazione di Alpha Beta, con cui da anni Di Luca collabora, chiede (pretende forse) di ricucire questo big bang culturale in una trapunta letteraria in cui si avvolge l’alter ego dello scrittore, Augusto Nicotra, con un racconto letterario, in cui non manca anche il nostalgico patema amoroso.
Il tutto splendidamente rischiarato dall’insofferente sarcasmo livornese dello scrittore che della città labronica è originario. ''In Questo libro scritto in 30 giorni ci sono 30 anni della mia vita''. Un volo a sfioro dove emergono soavi le più dotte increspature letterarie perfettamente incastonate nel meccanismo epigrammatico capace di metabolizzare con la stessa competenza Wittgenstein e Leopardi grazie a un talento lungamente coltivato. Il primo “romanzo” della grande Pandemia esce così a Bolzano, anticipando tutti, senza i difetti dell’Instant Book, ma con il pregio di una delle migliori scritture oggi reperibili nel panorama culturale italiano. E già solo per questo meritevole di essere acquistato. Fatelo.