
Amministratore delegato di Pensplan e ora nella [...]

I sindacati irrompono in aula per la legge sugli [...]

Tavolo centrosinistra, l'incredibile mossa di Azione e [...]

"L'Alto Adige è senza nome da 100 anni". Gli Schützen [...]

Lutto nella politica trentina, è morto Claudio Taverna

Provinciali, +Europa si spacca e interviene il segretario [...]

Migazzi nominato nella Commissione dei 12, le minoranze [...]

Provinciali, passo indietro degli autonomisti. Ritirata [...]

Provinciali, è rottura fra Valcanover e +Europa. [...]

Music Arena, il S. Chiara dice ''no'' alla caparra per i [...]
Dolomiti Pride, il sindaco Valduga prende tempo. La richiesta gli è arrivata 40 giorni fa ma non risponde
In via ufficiosa i suoi uffici spiegano che "si tratta di una questione delicata". Poi passano la palla alla presidente del Consiglio: "Ha in mano lei la pratica". Ma non è vero: "Cosa c'entro io? E' prerogativa del sindaco dire sì o no". Il problema è che non dice proprio niente

ROVERETO. Provate a chiamarlo voi il sindaco Valduga: non risponde. Provate a chiamare la sua segreteria: risponde chi non sa nulla, oppure qualcuno che passava di lì per sbaglio e dice di essere dell'ufficio accanto, di aver risposto al telefono solo per cortesia.
Ma se si chiede che fine abbia fatto la richiesta per il patrocinio al Dolomiti Pride il silenzio assoluto. Una domanda che è arrivata all'ufficio del sindaco Valduga 40 giorni fa, senza esito. E pensare che da regolamento in una settimana la risposta, positiva o negativa, dovrebbe arrivare ufficialmente a chi ne fa richiesta.
Quaranta giorni, una Quaresima intera senza avere risposta: "La questione è delicata - spiegano in via ufficiosa gli uffici - non è così semplice rispondere". Ma come? Il presidente Rossi ha risposto subito: No. Altri hanno risposto senza nemmeno pensarci troppo: Sì.
Valduga invece la tira per le lunghe e prende tempo: il valzer tra la destra e la sinistra, l'equilibrismo tra le coalizioni, il quarto polo, di qua o di là. Non è facile dare una risposta, il rischio è di prendere una posizione, di schierarsi, di avere un'opinione dai contorni nitidi. Non sia mai.
Sembra che abbia fatto la mossa di scaricare ad altri la questione. La mossa che anche in politica si chiama "dello scaricabarile". Sempre in via ufficiosa dagli uffici fanno sapere che la pratica è nelle mani della presidente del Consiglio comunale Mara Dalzoccio.
Ma lei non ci sta: "E io che c'entro? La decisione di concedere o rifiutare il patrocinio è una prerogativa del sindaco, non certo della presidenza del Consiglio. Mi ero confrontata con Valduga circa la possibilità di sollevare la questione, se qualcuno l'avesse chiesto, in Consiglio comunale. Ma alla fine è il sindaco che decide, che c'entro io?"
Uno scaricabarile che sembra quasi un depistaggio, perché non è vero che la palla è in mano alla presidente del Consiglio. E' ancora lì, sulla sua scrivania: "Richiesta di patrocinio per il Dolomiti Pride". Lì da 40 giorni che attende una risposta, un semplice sì o un semplice no.
Un sì o un no che assumerebbe significato politico, perché i politici si valutano dalle loro azioni, e nelle loro azioni si legge la coerenza - se c'è - delle loro idee. E in base a questo poi si votano. Un principio elementare che anche Valduga dovrebbe conoscere. Il dubbio è questo: che idea ha il sindaco Valduga?