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Donne e Adunata, le reazioni della politica: ''Maschilismo e molestie da condannare''

L'associazione "Non una di meno" incontrerà l'assessora Sara Ferrari e la Commissione Pari opportunità: "E nei confronti degli episodi avvenuti durante l'Adunata prenderemo una posizione istituzionale di condanna". La sociologa Poggio: "Una riflessione su quanto accaduto deve essere posta"

Di Donatello Baldo - 17 maggio 2018 - 06:01

TRENTO. Le attenzioni indesiderate, le parole di troppo, le vere e proprie molestie che molte donne hanno testimoniato di aver subito durante l'Adunata degli Alpini hanno scavalcato il perimetro della lamentela su Facebook per diventare denuncia pubblica. Se ne parla sui giornali, e noi de ilDolomiti abbiamo fatto la nostra parte, se ne parla nella politica e anche le istituzioni ne sono state investite.

 

Il gruppo "Non una di meno" ha chiesto ufficialmente un incontro con l'assessora alle Pari opportunità Sara Ferrari e con la presidente della Commissione Pari Opportunità Simonetta Fedrizzi. "Finalmente le donne alzano la testa e testimoniano quanto è successo - afferma l'assessora - e sono disponibile già da oggi ad incontrarle per ascoltare ogni loro parola". 

 

"La cosa - afferma Sara Ferrari riferendosi alle molestie - non mi sorprende affatto. Quelli che dicono che esageriamo e che il problema sono gli stranieri devono ricredersi: il problema riguarda tutti. In un momento di concentrazione di persone, con una grande percentuale di uomini come successo in questi giorni, con l'alcol che toglie i freni inibitori, è emerso in maniera macroscopica quello che andiamo dicendo da tempo: anche qui c'è un evidente substrato culturale maschilista e patriarcale".

 

"C'è ancora chi immagina le donne come proprietà - spiega - perché una donna non può andare in giro a divertirsi ma deve diventare target di attenzioni indesiderate, di molestie, di provocazioni sessuali degradanti e umilianti". 

 

"Quando affrontiamo questi temi - osserva - se ne interessano solo gli addetti ai lavori, se ne interessano le associazioni femministe. Il resto del mondo ci ignora - afferma - e per questo sono contenta che la questione sia emersa e ci siano donne e gruppi che hanno deciso di parlarne apertamente coinvolgendo nella discussione anche gli uomini". 

 

Anche la presidente della Commissione Pari Opportunità raccoglierà le testimonianze. "Anzitutto darò la mia personale solidarietà e quella dell'intera Commissione a tutte le donne che in questi giorni hanno dovuto subire molestie verbali, fisiche e comunque atteggiamenti lesivi della loro libertà". 

 

Fedrizzi non crede che il problema siano gli alpini in sé. "A Trento in questi giorni c'era uno spaccato della società variegato ed eterogeneo, ma da chiunque arrivi la molestia la tolleranza è zero. E non si cerchi di giustificare i fatti accaduti con il consumo di alcol, quella semmai è un'aggravante". 

 

"Siamo di fronte a una sottocultura della società che ancora persiste, che ancora giustifica comportamenti simili che vanno contro la dignità delle donne. La Commissione prenderà una posizione istituzionale di condanna". Fedrizzi legge però anche un aspetto positivo di tutto quanto accaduto: "Sta crescendo la consapevolezza e le donne prendono la parola per denunciare fatti come questi". 

 

Anche per la consigliera provinciale Lucia Maestri i fatti sono da condannare, anche se non se la sente di attribuirli direttamente alla presenza degli alpini in città: "In piazza Duomo sabato sera non c'erano solo gli alpini - afferma - anche se questo non giustifica nulla e ogni manifestazione di mancato rispetto per la dignità delle donne è riprovevole". 

 

"C'è bisogno di educazione al rispetto, di educazione al rapporto tra i generi e gli insegnamenti vanno fatti fin dall'infanzia. Il rispetto degli altri lo si apprende ed è giusto insegnarlo". E il riferimento è ai corsi sulla relazione di genere tanto osteggiati anche con continui interventi in Consiglio provinciale da parte di alcuni esponenti dell'opposizione. "Ma questa è la strada - sottolinea Maestri - quella dell'educazione al rispetto delle donne".  

 

In Italia la cultura machista e sessista è ancora imperante. Siamo la società più maschilista e arretrata di tutto l’occidente - afferma invece la consigliera provinciale Manuela Bottamedi -  è intollerabile e non si capisce perché essendoci di mezzo gli alpini (di fatto intoccabili) debba essere tutto giustificato. Le reazioni che leggiamo sui social e sul giornale sono un bellissimo segnale di cambiamento culturale”.

 

"Benvenuti nel mondo - dice invece Emenuele Corn, Consigliere di Parità - questa è la società, è la sua rappresentazione in cui episodi come questi si verificano puntualmente. Per una questione di statistica, con una concentrazione di questo tipo è scontato che ci siano situazioni simili". Questo non certo per sminuire il fenomeno: "Anzi - afferma - al contrario voglio evidenziare che queste espressioni esistono ogni giorno". 

 

"Spero nelle nuove generazioni - commenta Corn - nelle donne che hanno deciso di parlare di questi episodi, anche negli uomini, come quel ragazzo che ha preso posizione riguardo a quanto successo alla sua ragazza. Il maschilismo è maggiormente presente negli adulti, negli anziani. Le battute e gli atteggiamenti che una volta erano sopportati e giustificati oggi per molti e molte non lo sono più". E per fortuna. 

 

Nemmeno la sociologa Barbara Poggio, del Centro studi interdisciplinari di genere, si stupisce di quanto è successo. "Una grande maggioranza di uomini, elementi di militarismo che notoriamente esaltano la mistica patriarcale, i vincoli allentati come la sospensione del divieto di consumo di alcolici, il contesto diverso da quello quotidiano di tante persone venute da fuori. Questi sono gli ingredienti che hanno facilitato il manifestarsi di questi atteggiamenti". 

 

"Senza generalizzare - afferma Barbara Poggio - perché gli alpini sono un corpo di soldati e di volontari amato dalla gente, molto attivo e presente in ogni contesto di necessità. Ma una riflessione andrebbe fatta. Anche i vertici dovrebbero interrogarsi e magari contribuire alla diffusione, anche all'interno dell'associazione, di una educazione al rispetto di genere". 

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