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Il governo salta, veto Mattarella su Savona e Conte rimette l'incarico
E' ancora crisi. Si ricomincia dall'inizio. Dopo i colloqui separati tra il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il leader del carroccio e quello pentastellato, alle 19, come previsto, è arrivato il turno di Giuseppe Conte: nulla di fatto. Fraccaro sarebbe stato ministro

ROMA. Nessuna mediazione. Dopo un'ora di faccia a faccia tra Sergio Mattarella, presidente della Repubblica, e il premier incaricato Giuseppe Conte, esce un nulla di fatto. Anzi, un fallimento e il presidente del Consiglio rimette il proprio incarico.
Dopo ore giocate sul filo e tante fibrillazioni, soprattutto intorno al nome di Paolo Savona all'economia, il governo gialloverde tra Movimento 5 stelle e Lega si blocca.
Dopo i colloqui separati tra il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il leader del carroccio e quello pentastellato, alle 19, come previsto, è arrivato il turno di Giuseppe Conte.
Il premier incaricato ha raggiunto il Quirinale in via ufficiale dopo gli attacchi trasversali tra centrodestra e Movimento 5 stelle alla massima carica dello Stato, le minacce di far saltare tutto, gli ultimi tentativi di mediazione al limite, se non oltre, dello scontro istituzionale, e per finire la carta della lettera di Savona ("Voglio Europa più forte ed equa").
Un braccio di ferro che resta tale, non passa così la linea tratteggiata da Matteo Salvini e Luigi Di Maio. E il banco salta.
Dopo gli incontri, si sono susseguite mille voci, tanti spifferi e molte tensioni, l'ipotesi in caso di fallimento della rinuncia da parte del premier incaricato e l'eventuale ritorno alle elezioni.
Il primo caso si è già verificato, il tutto affidato al segretario generale della presidenza della Repubblica Zampetti, il quale certifica in poche parole il nuovo stallo. E' atteso l'intervento di Mattarella per chiarire il futuro della legislatura dopo 84 giorni senza governo. Tra le ipotesi il ritorno al voto in ottobre, insieme alle elezioni provinciali.
Restano tutti alla finestra, compreso Riccardo Fraccaro, sempre in orbita e più volte indicato tra i possibili ministri della squadra di governo tra M5s e Lega: sarebbe stato al rapporto con il parlamento, affari regionali e democrazia diretta.
Il discorso di Mattarella è breve. "Ho agevolato - dice - in ogni modo il tentativo di Lega e Movimento 5 stelle di formare un governo. Ho atteso la formazione di un programma, ho poi superato ogni perplessità sulla circostanza che un governo politico fosse guidato da un esponente non eletto in parlamento. Nessuno può sostenere che abbia ostacolato la formazione del governo che viene definito del cambiamento".
Il presidente della Repubblica ha voluto rimarcare che svolge un ruolo di garanzia, un ruolo che non può subire imposizioni.
"Ho accettato - prosegue - tutte le proposte, tranne quella del ministro dell’Economia. Ho registrato indisponibilità a ogni soluzione. Il Quirinale non può firmare la lista con un sostenitore della fuoriuscita dell’Euro. Dobbiamo tutelare i risparmi degli italiani e considerare l'allarme di investitori e risparmiatori italiani e stranieri che hanno investito nei nostri titoli di Stato e nelle nostre aziende. L’impennata dello spread riduce le risorse dello Stato, occorre fare attenzione al pericolo dell’aumento degli interessi per i mutui e per i finanziamenti alle aziende. È mio dovere essere attento alla tutela dei risparmi degli italiani, in questo modo si riafferma concretamente la sovranità italiana".
"L’adesione all’Euro - conclude Mattarella - è una scelta fondamentale, se si vuole discuterne si deve farlo in modo approfondito, anche durante la campagna elettorale. Sono stato informato di richieste di alcune forze politiche di andare a elezioni ravvicinate. E’ una decisione che mi riservo di prendere dopo aver valutato quanto accadrà in Parlamento. Nelle prossime ore assumerò un'iniziativa".