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Mattarella, l'Italia si spacca. Da Casa Pound a Potere al Popolo da Kompatscher ai Mazziniani chi è pro e chi è contro
Il Paese si sta spaccando, la decisione di Mattarella di non cedere al diktat di Salvini (''o accetti Savona come ministro dell'economia o noi non governiamo''), ha spezzato l'opinione pubblica e anche in Trentino Alto Adige si discute e ci si divide tra chi attacca, anche in maniera molto violenta, la massima carica dello Stato e chi la difende, per la serietà e il comportamento mostrato

TRENTO. Da una parte Casa Pound e Forza Nuova, Fratelli d'Italia e Potere al Popolo e, ovviamente, la Lega e il Movimento 5 Stelle. Dall'altra il Partito democratico, i Verdi, il Patt, l'Svp, i sindacati con Cgil, Cisl e Uil, l'Anpi e pure l'associazione Mazziniani. Il Paese si sta spaccando, la decisione di Mattarella di non accettare il diktat di Salvini (''o accetti Savona come ministro dell'economia o noi non governiamo''), ha spezzato l'opinione pubblica e anche in Trentino Alto Adige si discute e ci si divide tra chi attacca, anche in maniera molto violenta, la massima carica dello Stato e chi la difende, convinto che abbia agito seriamente e in modo corretto.
In realtà per il solo fatto che venga messa in discussione la figura del presidente della Repubblica è già di per sé una sconfitta del sistema repubblicano ma Mattarella ha le spalle larghe. E' cresciuto a stretto contatto con i padri costituenti (il padre Bernardo era amico di Don Sturzo e assieme a De Gasperi, da fiero antifascista, tra il '42 e '43 partecipò a Roma, assieme al politico trentino, alla fondazione della futura Democrazia Cristiana e successivamente fece parte dell'Ufficio di Presidenza della Costituente come Questore partecipando alla nascita della Costituzione), ha visto suo fratello ucciso dalla Mafia, ha insegnato diritto costituzionale e da ministro della pubblica istruzione, nel 1990 si è dimesso perché contrario alla Legge Mammì (quella che consegnava le Tv private all'impero televisivo di Silvio Berlusconi) e da giudice costituzionale è stato tra coloro che ha bocciato il Porcellum.
Pillole di una figura che oggi viene attaccata, per "attentato alla costituzione", una costituzione antifascista, da militanti di partiti che magari nelle sedi di sezione hanno immagini del Duce appese alle pareti o che fino a ieri col Tricolore dicevano che potevano solo "pulirsi il culo" e hanno avuto il leader nazionale condannato per vilipendio alla bandiera e vilipendio al capo dello Stato (parliamo di Bossi). Quella stessa bandiera che i loro alleati di governo, i 5 Stelle, oggi chiedono alla gente di esporre alle finestre come simbolo per colpire proprio Mattarella. Insomma colpire la massima figura di quello Stato rappresentato da quella bandiera che ovunque vada viene accolta proprio da Tricolori festanti. Siamo alla schizofrenia più assoluta e mentre i partiti hanno già annunciato che non sosterranno Cottarelli e lo spread vola, gli insulti si sprecano come anche le firme per sostenere le petizioni di solidarietà al presidente.
Qui alcuni post con diverse posizioni

E due posizioni più articolate.
I mazziniani trentini si stringono attorno a Mattarella. Piffer, 'cattivi messaggi dei politici, anche locali. Le forze democratiche facciano sentire la propria voce'
“Alla luce degli attacchi di alcune forze politiche rivolti nelle ultime ore alla presidenza della Repubblica l'associazione Mazziniana trentina esprime piena solidarietà a Sergio Mattarella e condanna i veri e propri insulti mossi da alcuni esponenti politici nei confronti del ruolo istituzionale e di garanzia costituzionale rivestito dal Capo dello Stato". Lo dichiara in una nota Massimiliano Piffer, presidente della Sezione di Trento "Beppino Disertori" dell’Associazione Mazziniana Italiana, il quale continua affermando che “Mattarella ha esercitato prerogative riservate al suo ruolo previste dalla Costituzione, senza alcun abuso di potere, al contrario di quanto sostenuto da alcuni rappresentanti di forze politiche che con mirabolanti progetti da campagna elettorale hanno fatto tremare i mercati e di conseguenza i risparmi delle famiglie italiane. Come spesso accade, tali messaggi, compresa la proposta di messa in stato d'accusa, sono poi divenuti virali nella rete, portando la ridondanza a livelli molto bassi". "Dalla minaccia di Fraccaro con quel 'se ne pentirà', all'improvvisato costituzionalista de Bertoldi che invoca l'impeachment, alla 'marcia su Roma' dell'improbabile leader leghista Moranduzzo, i politici trentini stanno dando prova di saper buttare tutto in caciara, come si dice a Roma. Cattivi politici, cattivi messaggi - ha concluso Piffer - per cui ora più che mai le forze realmente democratiche hanno il dovere di sostenere le istituzioni repubblicane e la presidenza della Repubblica, garante di tutti”.
Potere al Popolo
Il presidente Mattarella si è reso responsabile di una grave crisi istituzionale, pur di non accettare come Ministro dell’economia Paolo Savona, considerato “euroscettico” e dunque non compatibile con i diktat dell’Unione Europea. Mattarella ha ammesso di non aver accettato Savona perché sgradito “ai mercati”, temendo “un segnale di allarme o di fiducia per i mercati”. La volontà dei mercati ha prevalso su quella dei cittadini. Piegandosi ai diktat della Bce e del Fmi, Mattarella dà l’incarico a Cottarelli, diretto rappresentante dei poteri forti della finanza e noto “tagliatore di teste” del FMI, ex strapagato plenipotenziario per la spending review.
Un governo “tecnico” che si dà la priorità, dichiara Cottarelli, “Di far quadrare i conti”. Una replica del Governo Monti, che per far quadrare i conti ha aumentato l’età pensionabile, precarizzato il lavoro, tagliato i servizi pubblici. Non ci interessa sapere se Salvini volesse davvero fare questo governo o no, nemmeno il dibattito su un eventuale impeachment di Mattarella: quello che è inaccettabile è la motivazione della sua scelta. Dire che si rifiuta la nomina di un ministro perché ha una visione della politica monetaria diverse da quelle della UE è inaccettabile. Così come è inaccettabile il ricatto dello spread, che la sovranità sia dei “mercati” e non del popolo che vota.
In questo modo il presidente Mattarella ha portato un attacco diretto alla democrazia ed alla Costituzione del nostro paese, facendo una scelta politica in continuità con lo sciagurato interventismo dell’ex presidente Giorgio Napolitano. Grave ci sembra anche l’accodarsi di CGIL e ANPI a questa scelta. In questo modo la rabbia popolare, che ha radici giustissime, si rivolgerà non solo contro una parte politica, la sedicente “sinistra”, ma contro le stesse istituzioni nate dalla Resistenza. Si regalerà a Di Maio e Salvini il ruolo di “vittime dei poteri forti”, di “antisistema”, di difensori degli interessi popolari, lasciando che la nostra gente sia sempre più fomentata dal razzismo e dalla xenofobia della Lega per nascondere la guerra ai poveri dichiarata anche da Salvini (voucher, flat tax, ecc) e farla diventare guerra tra poveri. Il nostro paese avrebbe invece bisogno di giustizia sociale, redistribuzione della ricchezza, diritti per tutte e tutti, di cooperazione e non di odio.
La mossa di Mattarella nasconderà agli occhi degli elettori le responsabilità e le colpe della Lega che ovunque governa, alleata di Berlusconi, persegue le stesse politiche neoliberiste di Monti e Renzi, volute dai mercati e da Confindustria, di cui Savona è stato un tempo direttore generale.
Contro questo ora intende lottare per una democrazia senza sovranità limitata e senza presidenti della Repubblica che, invece essere garanti di una repubblica parlamentare, si ergano a difensori di banche e finanza. Le mobilitazioni che avevamo in programma contro il governo Salvini-Di Maio ora saranno rivolte contro il governo Cottarelli, pura espressione dell’austerità autoritaria del mercato, della finanza multinazionale e dei diktat dell’UE. Saremo l’unica forza politica impegnata fino a luglio a raccogliere le firme per la legge di iniziativa popolare che chiede di cancellare il pareggio di bilancio inserito in Costituzione da Monti, Berlusconi, Pd. Sfideremo Lega e 5 Stelle a cancellare comunque la Legge Fornero proponendone la riforma in Parlamento, dove avrebbero da subito i numeri per approvarla.
Basta rivoluzionari a parole. Non faremo ancora una volta i sacrifici per garantire i vostri profitti!