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I sindacati sui 350 milioni parcheggiati sul Fondo di riserva: ''Il dubbio è che si preferisca impiegarli a settembre in piena campagna elettorale per le comunali''
Le parti sociali, che già si erano espresse in maniera critica rispetto ai provvedimenti contenuti nell'assestamento di bilancio, ritornano a prendere posizione sulla decisione dell'esecutivo a trazione Lega: "Scelta irresponsabile: queste risorse servono subito per rilanciare il territorio"

TRENTO. La scelta del presidente Fugatti di accantonare le risorse da Roma sul Fondo di riserva della Provincia viene bocciata da Cgil, Cisl e Uil. Un provvedimento contestato dalle minoranze (Qui articolo). C'è stata, infatti, una spaccatura in Consiglio provinciale, tanto che le opposizioni hanno abbandonato l'Aula e la maggioranza si trova da sola a votare gli emendamenti (Qui articolo).
"Non solo la Giunta provinciale - commentano Grosselli, Bezzi e Alotti - si rifiuta di valorizzare subito i 218 milioni di euro aggiuntivi in questo assestamento di bilancio, ma parcheggia questi soldi nei Fondi di riserva nell’immediata disponibilità del governatore che potrà impiegarli senza alcun confronto e come vorrà. Tutto questo è scandaloso e irrispettoso per i lavoratori e le famiglie trentine messe in ginocchio dalla crisi e che dall’impiego rapido di quelle risorse potevano trovare risposte importanti".
Le parti sociali, che già si erano espresse in maniera critica rispetto ai provvedimenti contenuti nell'assestamento di bilancio (Qui articolo), ritornano a prendere posizione sulla decisione dell'esecutivo a trazione Lega. "Una scelta irresponsabile - aggiungono - la Giunta preferisce tenersi le mani libere sui milioni di euro che lo Stato ha accordato al Trentino per il mancato gettito. In questo modo viene sprecata un'occasione per aprire una discussione seria su quelle risorse per far ripartire l’occupazione e l’economia della nostra Provincia: una decisione che viene avallata dalle forze politiche di maggioranza".
I sindacati avrebbero preferito l'immissione di queste risorse in funzione anti-crisi. "E' necessario anticipare i tempi - evidenziano Grosselli, Bezzi e Alotti - ma Fugatti preferisce temporeggiare. Il dubbio è che si preferisca impiegarli con atti amministrativi a settembre in piena campagna elettorale per le comunali. E' una scelta politica. Sarebbe stato indispensabile, invece, aumentare subito la capacità di investimenti per sostenere le attività connesse alla gestione della pandemia, come il rafforzamento del sistema sanitario, il sostegno alle famiglie con politiche di welfare più efficaci, aiutare l’occupazione fortemente compromessa e per far partire subito un pacchetto di opere pubbliche e manutenzione del territorio quale volano per la ripresa economica".
Quanto stanziato su assegno unico e ammortizzatori sociali sono ancora solo sulla carta, questo a oltre un mese dall'approvazione della legge Ripresa trentino. "I lavoratori che hanno diritto riceveranno l’integrazione alla cassa integrazione da metà agosto e anche l’attualizzazione dell’Icef per l’assegno unico – quota A sarà operativo da agosto. Questi provvedimenti - proseguono Cgil, Cisl e Uil - dovevano essere efficaci subito e quel che peggio quelle risorse sono già finite perché totalmente insufficienti a rispondere ai bisogni".
Altro capitolo è quello legato alle politiche industriali per rafforzare le realtà produttive che sono sul territorio e le opere pubbliche. "C’è un lungo elenco di promesse. La differenza, però, risiede anche in questo caso sui tempi. E non c’è chiarezza". Per questa ragione Cgil, Cisl e Uil chiedendo a piazza Dante che venga fornito un cronoprogramma sulle opere previste, per capire quali sono cantierabili subito, quali devono essere ancora progettate in fase preliminare e quali hanno già un progetto esecutivo e si può definire il bando di gara.
"La logica è usare la creazione di infrastrutture per ammodernare il Trentino e creare occupazione subito, non tra cinque o dieci anni. Riteniamo importanti le opere illustrate dal presidente Fugatti e dal sottosegretario Fraccaro, ma con gli annunci di opere non ancora progettate o finanziate non si aprono cantieri e non si crea occupazione. Non servono conferenze stampa per creare consenso o strappare qualche like in più. Servono fatti e ricadute concrete subito perché la crisi è adesso", concludono Grosselli, Bezzi e Alotti.