Covid, dal ''bonus montagna'' in Piemonte ai quasi 10 milioni che ''si sommano a quelli statali'' in Emilia Romagna. Dallapiccola: ''Perfino le Regioni ordinarie decidono prima del Trentino''
Gli enti locali si muovono per cercare di parare il colpo della crisi innescata dall'emergenza Covid. Una partita certamente complicata, le somme messe in campo certamente non stravolgono i bilanci di quelle realtà duramente colpite dalla chiusura degli impianti ma che rappresentano un segnale di vicinanza, così come un tentativo di portare una boccata d'ossigeno a quei fatturati crollati causa limitazioni imposte per fronteggiare l'epidemia

TRENTO. Un "bonus montagna", un contributo una tantum a fondo perduto per maestri di sci alpino e di snowboard iscritti all’albo del Collegio regionale, agenzie di viaggio, tour operator e servizi di prenotazione e attività connesse danneggiate dalla mancata apertura delle stazioni sciistiche. Questa l'iniziativa della Regione Piemonte per sostenere il comparto invernale andato completamente in bianco. In Emilia Romagna sono invece stati stanziati 9,7 milioni di euro "che si sommano a quelli statali". Il Trentino? Attende Roma.
Gli enti locali si muovono per cercare di parare il colpo della crisi innescata dall'emergenza Covid. Una partita certamente complicata, le somme messe in campo certamente non stravolgono i bilanci di quelle realtà duramente colpite dalla chiusura degli impianti ma che rappresentano un segnale di vicinanza, così come un tentativo di portare una boccata d'ossigeno a quei fatturati crollati causa limitazioni imposte per fronteggiare l'epidemia.
Nei mesi scorsi la Provincia di Belluno ha varato una "manovra Covid" da 10 milioni di euro complessivi tra cofinanziamento provinciale e Fondo Comuni confinanti, senza dimenticare l'inserimento di 500 mila euro a favore delle società di impianti di risalita. Tante risorse che vengono messe in circolo per sostenere il tessuto economico, anche se il volume non è ovviamente enorme se paragonato ai danni economici subiti dalle categorie. C'è da evidenziare che a muoversi sono comunque sistemi a statuto ordinario che intervengono per veicolare alcuni sostegni in attesa del nuovo decreto nazionale.
"Il Trentino - dice l'ex assessore Michele Dallapiccola - sarebbe dovuto interviene in anticipo e prevedere già alcune risorse, meglio se aggiuntive e non sostitutive a quelle in arrivo dal governo. E' evidente in questo caso che il bilancio provinciale non può sostenere tutto in autonomia, non si può sopperire alle tantissime e stringenti esigenze, ma appare necessario un cambio di passo per sostenere il territorio nei fatti e non solo a chiacchiere. Se si interviene direttamente, poi si ha anche più forza e credibilità nelle trattative a Roma per chiedere le giuste e legittime compensazioni a salvaguardia delle imprese e del reddito dei lavoratori. Ma la Provincia appare passiva, ogni ritardo nell'assegnare i finanziamenti si ripercuote però sul tessuto economico e in conclusione quello sociale".
Nel dettaglio in Piemonte: per i maestri di sci alpino e di snowboard che hanno effettuato più di 300 ore nella stagione sciistica 2018/2019 o nella stagione 2019/2020 il risarcimento è di 2.000 euro; per chi ha effettuato da 150 a 300 ore nella stagione sciistica 2018/2019 o nella stagione 2019/2020 è di 1.000 euro; per chi ha effettuato meno di 150 ore nella stagione sciistica 2018/2019 o nella stagione 2019/2020, è di 200 euro; per i nuovi maestri di sci e di sci nordico iscritti nell’elenco regionale dal 1 settembre 2020, è previsto un rimborso di 600 euro. Per agenzie di viaggio, tour operator e servizi di prenotazione e attività connesse sono previsti 1.500 euro di sostegno una tantum. "E' stato fatto il possibile", il commento di Alberto Cirio, presidente piemontese.
In Emilia-Romagna invece vengono previsti 4 milioni per la ristorazione senza somministrazione, 1 milione per i maestri di sci e 1 milione per le guide turistiche. La Provincia di Trento? Attende i bonifici dalla capitale per poi capire come intervenire a chiudere il cerchio.
Si parla di 32 milioni in arrivo dallo Stato, le dichiarazioni provinciale sono quelle del 18 marzo: "Nessuno sarà dimenticato, l'obiettivo è quello di non lasciare indietro nessuno. Siano imprese o lavoratori del terziario e del suo indotto profondamente colpito dalle limitazione. Nei prossimi giorni presenteremo un disegno di legge ad hoc e la Pat interverrà a integrazione del decreto".
La situazione è evidentemente complicata, il turismo ha subito un arretramento di circa 30 anni in termini di presenze e ben si comprende il grido d'allarme lanciato dall'associazione albergatori; c'è poi tutto l'indotto che reclama interventi, come i noleggi e i maestri di sci per esempio; le società impianti hanno investito per preparare i piani sciabili e hanno cercato di tenere vive le speranze di avvio, salvo poi ritrovare il Trentino improvvisamente in zona arancione, questo ancora prima che il governo disponesse un altro stop, stavolta definitivo alle velleità di semaforo verde.
Per restare in territorio a statuto speciale, l'Alto Adige ha già deliberato un maxi-stanziamento da 500 milioni (Qui articolo). Le uniche risorse messe sul piatto in tempi recenti dalla Provincia sono quelle per garantire l'innevamento programmato: 5 milioni, la stagione però non è mai partita.
"C'è il nodo di base che la Lega non ha voluto seguire Bolzano con una legge ad hoc: ora è importante pianificare le risorse e comunicare agli operatori economici del Trentino quali sono le idee di utilizzo. Il problema è che questa amministrazione, anziché proporre soluzioni, annaspa alla ricerca di qualcuno al quale dare la colpa e per prendere tempo: non perde occasione di dimostrare scarsa capacità di gestione e si è fatta superare da Regioni a sistema ordinario", conclude Dallapiccola.