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"Solo la solidarietà ci può salvare. Solo così restiamo umani". Intervista a Claudio Bassetti dopo il congresso della Sat

A qualche giorno dalla chiusura dei "lavori" del congresso dedicato al tema "Montagna solidale" il presidente della Società alpinistica tridentina traccia un bilancio. "La Sat ha sempre fatto della solidarietà uno dei suoi tratti distintivi. Si pensi alla prima squadra che andò nel 1908 a Messina ad aiutare i 'fratelli italiani' colpiti dal terremoto

Di Luca Pianesi - 22 ottobre 2017 - 15:03

TRENTO. "Solo la solidarietà ci può salvare. E' l'unico modo che abbiamo di restare umani". Il presidente della Sat del Trentino, Claudio Bassetti, non ha dubbi. Men che meno adesso, dopo il 123° congresso della Società alpinisti tridentini che ha affrontato proprio il tema della solidarietà da un lato verso i disabili e chi è più fragile, dall'altro verso i migranti, quel "prossimo" che è impossibile sentire come totalmente altro, da noi, "perché qui stiamo parlando di uomini, di persone - prosegue Bassetti - non ci sono nazionalità o religioni che tengano. Quello trentino è stato un popolo di migranti e quasi essenzialmente di migranti economici. Qui c'era sofferenza e povertà eppure c'era anche solidarietà. E oggi è questa la parola chiave attorno alla quale si giocano tantissime partite. Ma con una certezza: che la solidarietà non si fa a scelta, decidendo di aiutare quello e di non aiutare quell'altro. Si fa e basta".

 

Con Bassetti, allora, dopo questo importante ciclo di incontri e di dibattiti che hanno animato il congresso è tempo di fare un bilancio. Tutti sapevano che non sarebbe stato un tema facile perché parlare di migranti e disabilità, vuol dire infilare la testa nel mondo del dolore, da un lato, e nella sfera dell'indifferenza, dall'altro. E in entrambi i casi, spesso, dell'intolleranza dovuta a tanta, troppa ignoranza. "E' per questo che il ciclo di dibattiti che abbiamo fatto sono stati importanti - spiega il presidente della Sat - ed è importante che tutti facciano delle operazioni di verità. Soprattutto sul tema migranti molto di quello che ci viene raccontato non è vero. Si coltivano pregiudizi e si soffia sul fuoco dell'intolleranza. In realtà il popolo trentino, il popolo della montagna è un popolo che vive di solidarietà".

 

In che senso?

 

Nel senso che chi conosce la montagna sa bene che non si è mai soli. Se si è in difficoltà o si incontra qualcuno in difficoltà contare sul prossimo è fondamentale. Ed è per questo che a partire dalla fine dell'800 i satini sono sempre intervenuti in aiuto delle popolazioni in difficoltà a cominciare da quelle delle nostre montagne colpite da incendi o calamità naturali. Ma non solo. La spinta irredentista portò, per la prima volta, nel 1908 una squadra della Sat a Messina per aiutare quel popolo colpito dal terremoto. Le stime parlano di 120.000 morti in Sicilia e Calabria. La tragedia impressionò la nostra associazione, che subito aderì alla raccolta fondi promossa dal podestà Giuseppe Silli, inoltre venne organizzata una missione di soccorso ai 'fratelli italiani' guidata da Guido Larcher (all'epoca Presidente della Sat), ne facevano parte: Giovanni Ambrosi, Augusto Berti, Giulio Bombardi, Silvio Canestrini, Luigi Conci, Giuseppe Colpi, Guido Cadonna, Italo Fiorentù, Luigi Marchi, Giovanni Merler, Silvio Menestrina, Guido Menestrina, Giuseppe Oss Emer, Tomaso Pedrotti, Luigi Scotoni, Francesco Podetti, Riccardo Trenti, Aldo Trentini, Mario Trener, Alfredo Valcanover e altri.

 

Solidarietà vera.

 

Già. E dopo venti giorni di duro lavoro, il 27 gennaio la squadra si imbarcò sul Manin per tornare a casa. Sul ponte, accanto al comandante Valle e al Larcher, c'era una piccola orfana calabrese, Pasqualina Catolino, salvata dai trentini e adottata da Guido Larcher. Insomma partirono in venti e tornarono in ventuno. Una lezione mai dimenticata. E che si snoda con maggior evidenza in questi ultimi anni, segnati da tragedia di grandi proporzioni. La solidarietà non ha tempo né barriere. E soprattutto non sceglie. 

 

Negli anni la Sat è andata sempre più lontana. Adesso state portando avanti progetti dal Sud America all'Asia aiutando popolazioni colpite da sismi o semplicemente in difficoltà. Perché?

 

Perché solo se siamo aperti, vediamo le persone, vediamo i bisogni, capiamo, entriamo in empatia restiamo umani. Gli alpinisti vivono la montagna ma vivono anche le persone. Camminano fianco a fianco con portatori di grande forza e coraggio, con il sorriso ,ma con la preoccupazione del domani, incerto, è una sensazione che non può lasciare indifferenti. E poi un giorno sarai tu ad avere bisogno di aiuto. Questi concetti li avevano ben chiari Fausto De Stefani e Corradini, fra gli altri. Sat ha creduto nei loro progetti, volti al futuro, alla formazione, ai giovani, per costruire insieme progetti e prospettive in Nepal. Li hanno visti altri nostri soci, le nostre sezioni che annualmente individuano progetti di sviluppo locale, piccoli ma significativi, un ponte verso il mondo, verso l’umanità, un ponte verso noi stessi. Insieme a loro scaliamo montagne solidali dopo quelle di granito, di calcare, di porfido, di dolomia. Ad essi il nostro riconoscimento perché mettono in esercizio quanto sentiamo. 

 

Anche perché alla fine diciamocelo: nascere in salute e in un Paese ricco è solo una questione di fortuna e la ruota gira.

 

Esatto. Ed è importante fare un'operazione di verità. In un libro uscito di recente "Effetto guerra effetto serra" si legge che "sono 79 i conflitti per i quali il centro studi tedesco Adelphi, in un'indagine commissionata dal G7, ha individuato cause climatiche. Negli ultimi dieci anni, i disastri naturali hanno colpito 1,7 miliardi di persone e ne hanno uccise 700.000. Dal 2008, una media di 26,4 milioni di persone all’anno sono state spinte a migrare da calamità naturali. Circa l’80 per cento di questi disastri è collegato al clima: in questo arco di tempo i disastri climatici hanno causato in media più di 100 miliardi di dollari di perdite economiche all’anno, una cifra che si prevede raddoppi entro il 2030". E allora come fai a distinguere tra migrante economico e di guerra, tra chi accogli e chi no. Come si fa a fare solidarietà scegliendo. La solidarietà non è beneficenza o assistenza è una predisposizione d'animo e culturale. E si concretizza dando, prima di tutto, gli strumenti per essere felice a chi non li ha.

 

Come per i migranti?

 

Si, ma un discorso simile si può fare anche per il mondo della disabilità. Portare in montagna chi ha problemi di deambulazione mettendo a disposizione la propria energia, il proprio tempo e attrezzature come le carrozzine jolette è qualcosa di molto forte. Come Sat abbiamo una commissione apposita che si chiama "montagna per tutti" che permette di organizzare queste esperienze di montagna terapia. Sono 12 le sezioni Sat che attualmente operano in collaborazione con le varie strutture sul territorio e altre tre sezioni hanno fatto a suo tempo una cospicua attività, cessata poi per vari motivi, ma comunque interessate ad un'eventuale ripresa di questi programmi. Le attività si rivolgono principalmente verso le disabilità psichiche, motorie o nella salute mentale. Annualmente si effettuano circa 60 escursioni giornaliere, 15 escursioni invernali (ciaspole o sci), 5 trekking dalle tre alle cinque giornate e 6 uscite specificatamente dedicate all'arrampicata o alla speleologia. Pertanto complessivamente sono circa un centinaio le giornate occupate da tali eventi. Perché la montagna deve essere di tutti.

 

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