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Le creazioni di 'slow jewellery' della rivana Elisa Santuliana conquistano il Vanity Fair inglese

L'orafa rivana sulle pagine della celebre rivista con le sue creazioni, con l'obiettivo di sgrezzare l'artigianalità rendendola leggera e contemporanea

Foto Facebook Piqué.
Di Cinzia Patruno - 19 febbraio 2018 - 20:28

RIVA DEL GARDA. Se dovessimo riassumere Elisa in una parola, questa sarebbe 'sorpresa'. La sorpresa di ritrovarsi a fare una professione che non avrebbe mai pensato, la sorpresa di aver raggiunto un discreto successo e la sorpresa nel vedere che questo successo è destinato ad ingrandirsi, anche a livello internazionale. Se potessimo descrivere Elisa in più parole, diremmo invece una giovane designer di gioielli che, da laureata in filosofia e insegnante, ora è sulle pagine di Vanity Fair Uk con le sue creazioni.

 

Elisa Santuliana, trentacinquenne rivana, è la fondatrice di Piqué, un laboratorio di gioielli speciali, disegnati e fatti a mano in Italia. A dicembre, riceve in modo del tutto inaspettato una comunicazione da parte dell'edizione inglese di Vanity Fair, la più diffusa a livello mondiale. "Prima di Natale - ci racconta Elisa -, mi trovo sulla casella di posta una mail firmata Vanity Fairin inglese. Un po' per pigrizia, un po' pensando che fosse spam, l'ho cestinata. Poi mi è venuto il dubbio e l'ho riletta, scoprendo che era veramente da parte della redazione della rivista, che aveva trovato le mie creazioni su Instagram".

 

Il potere degli hashtag. "Mi dicevano che stanno cercando designer emergenti e che le mie creazioni erano in linea con le tendenze della nuova stagione". Il risultato è la pubblicazione di tre gioielli diversi firmati Piqué sui numeri di gennaio, febbraio e marzo. Con la diffusione che ne consegue.


Foto Facebook Piqué.

Un risultato notevole per questa giovane donna che progetta, crea e realizza nel suo laboratorio nel centro di Riva del Garda, in piazza Erbe dove si trova anche la gioielleria della mamma. E, soprattutto, per un'artista che non si sarebbe mai aspettata di diventarlo. "Sono laureata in filosofia, prima di dedicarmi all'oreficieria ero un'insegnante. Quando ne avevo la possibilità, durante le ferie estive o natalizie, davo una mano a mia madre nella sua gioielleria. E' così che mi sono appassionata".

 

"Non avevo mai pensato - continua Elisa - che questo potesse essere il mio lavoro". Lo spunto è arrivato quando i due storici orafi di Riva, a cui Elisa e sua madre si appoggiavano per le riparazioni, comunicarono la chiusura della bottega. "Mi rivolsi a Rocco (uno dei due artigiani, ndr) e gli chiesi di insegnarmi dei piccoli lavori di riparazione, nel caso avessimo dovuto occuparcene". Da questi insegnamenti pratici, un po' informali, l'inizio di una grande passione: qualche corso di oreficeria e gemmologia, per costruirsi una buona base pratica ma anche teorica.

 

Poi sempre più tempo passato in laboratorio anziché in cattedra, anche perché le supplenze andavano scemando. Non una vera e propria scelta, quella di diventare orafa. "Ma l'idea di creare un marchio mio, quella non è stata casuale. E' stata molto voluta. Avevo bisogno di trovare il mio spazio".

 

E lo spazio di Elisa, Piqué appunto, è una dimensione artigianale fatta di un design minimale e rigoroso, secondo la sua personale filosofia e  idea di partenza: "Togliere piuttosto che aggiungere". Con un pizzico di invidia (buona) per gli artisti il cui processo creativo ha un flow spontaneo. "Molti pensano che l'atto di creazione sia di getto, ma il mio è più concettuale. C'è l'impronta dei miei studi. Passo tantissimo tempo a progettare il mio lavoro, prima di crearlo. Per una nuova collezione, ad esempio, cerco un dettaglio comune".


Foto Facebook Elisa Santuliana.

Il tutto viene eseguito in modo artigianale, con il desiderio di attribuire a questa modalità una nuova accezione, legata al particolare design di Elisa. "L'idea di prodotto artigianale è legata al concetto di grezzo e rustico. Le mie creazioni vogliono invece essere più lineari, leggere, pulite. Più contemporanee. Vorrei, in qualche modo, 'sgrezzare' l'idea di artigianalità". 

 

E il risultato è sorprendente: le creazioni di Elisa sono fini e portabilissime, frutto del suo lavoro di 'slow jewellery' e, senza dubbio, del suo approccio filosofico alla creazione di un prodotto unico e originale. Da gennaio, aperto agli occhi di tutto il mondo (o quasi).

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