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Bustine in val di Fassa, la forestale: ''Mi è sembrato di tornare nel medioevo''. Sara Ferrari: ''Messaggio sessista, per legge va rimosso''
A qualcuno avrà fatto anche sorridere, sui social, immancabili anche i commenti di quelli che ''ma non c'è altro a cui pensare?'', e invece è grande l'indignazione e la rabbia per il detto ladino riportato sulle bustine di zucchero che riportano il marchio dell'Apt val di Fassa

TRENTO. "All'improvviso mi è sembrato di tornare nel medioevo". Così una forestale e accompagnatrice di media montagna ha segnalato le bustine di zucchero "infelici", quelle che riportano un detto ladino che in buona sostanza di si può tradurre come "Una bella femmina ha il culo e il petto bello in fuori" (Qui articolo). Da qui l'ex assessora Sara Ferrari ha, poi, interessato la Commissione pari opportunità della Provincia per i provvedimenti del caso.
"L'utilizzo del detto ladino 'Na bela femena l'à l cul e l piet sot la pievia' sulle bustine di zucchero è grave e sessista", queste le parole della consigliera provinciale in quota Pd, che aggiunge: "Un uso tanto più grave in quanto c'è il marchio dell'Apt che per valorizzare un bene collettivo come la val di Fassa riceve finanziamenti pubblici".
A qualcuno avrà fatto anche sorridere, sui social, immancabili anche i commenti di quelli che ''ma non c'è altro a cui pensare?'', e invece è grande l'indignazione e la rabbia per il detto riportato sulle bustine di zucchero. Anche perché la legge provinciale prevede specifiche norme per evitare la diffusione di comunicazioni e messaggi pubblicitari discriminatori in base al genere e non rispettosi della dignità della persona. Quindi una bustina che può essere considerata "fuorilegge".
"Il primo provvedimento che chiediamo - prosegue Ferrari - è che la Commissione pari opportunità faccia ritirare questo materiale che usa un detto sessista per promuovere il territorio, che riporta il marchio 'val di Fassa' e rimanda al sito istituzionale dell'Azienda per il turismo".
A fare la prima segnalazione è stata Paola Barducci, forestale e accompagnatrice di media montagna, originaria della Toscana e ormai trapiantata in Trentino. Non solo, impegnata spesso in lezioni nelle scuole per trattare di educazione ambientale e tematiche sociali. "Martedì ho svolto un incontro in due classi delle medie per raccontare come sono cambiate le professioni - spiega - come i lavori un tempo considerati prettamente da uomini, ormai vengono svolti dalle donne e che le ragazza con impegno e dedizione possono fare tutto".
E poi arriva la pausa caffè. "E lì - evidenzia Barducci - in un bar del centro di Moena ho visto questa bustina. Ho capito il senso, ma per sicurezza ho chiesto a un'amica di tradurre e all'improvviso mi è sembrato di essere tornata nel medioevo. Una brutta rappresentazione della val di Fassa e del Trentino. A quel punto ho pubblicato una storia su Instagram e tutto è diventato virale sui social".
Una bustina marchiata dall'Apt. "Così ho deciso di interessare l'Azienda - dice - per segnalare quello che reputo un messaggio spiacevole. La risposta è arrivata dopo un po' di tempo, quindi una replica ponderata e inviata in serie a tutte le persone che hanno manifestato il proprio dissenso per il messaggio riportato sulla confezione. A quel punto ci siamo sentiti ancor più offesi".
Una risposta che mette in evidenza l'importanza delle tradizioni e della cultura, ma che poi scarica sull'azienda alimentare. "Che i tempi siano molto cambiati e non rispecchino i detti di una volta, siamo tutti d'accordo. Ma questo - spiega l'Azienda per il turismo - non significa che la val di Fassa - dove le donne sono da sempre protagoniste della società, dello sviluppo turistico e impiantistico, degli sport di montagna e impegnate in politica con ruoli di spicco - debba dimenticare tradizioni e detti popolari che sono espressione di una lingua e di una cultura (millenaria) di minoranza, vissuta e tutelata".
Poi, però, si rimanda alla realtà produttrice la responsabilità della bustina infelice. "Per precisione - conclude l'Apt - le bustine di zucchero sono realizzate da un'azienda del settore alimentare, pertanto la scelta dei proverbi non è di nostra facoltà. Riferiremo la segnalazione sul detto in questione all'azienda".
Un po' a lavarsi le mani sul caso, anche se il marchio dell'Apt c'è. "C'è un mancato controllo oppure sono d'accordo con il messaggio, sarebbe ancora più grave. La realtà produttrice delle bustine - conclude Barducci - è stata invece disponibile, hanno ringraziato per la segnalazione e hanno provveduto a trasmettere tutto all'ufficio marketing prima di ricontattarmi".