Martiri del 28 Giugno: celebrato oggi il 75° anniversario. Cossali, Anpi: "Per essere, oggi, democratici, dobbiamo essere all'altezza delle gesta di queste persone"
Era la mattina del 28 giugno 1944 quando, un commando di SS, entrò in azione per decapitare la cellula partigiana che si stava formando nel Basso Sarca arrivando a colpire perfino i vertici del Cln. Questi fatti portarono alla morte di 16 antifascisti, tra questi alcuni giovanissimi studenti del Liceo Maffei di Riva del Garda. Commemorazioni a Rovereto e nell’Alto Garda

RIVA DEL GARDA. Si sono tenute oggi le commemorazioni ufficiali per il 75° anniversario dedicato ai Martiri del 28 giugno, Rovereto e Nago-Torbole (nell’Alto Garda le celebrazioni si tengono a rotazione nei vari comuni) hanno celebrato come ogni anno i martiri della Resistenza: "Per essere, oggi, democratici, dobbiamo essere all'altezza delle gesta di queste persone" - ha affermato il presidente dell'Anpi Mario Cossali.
Per ricordare questi tragici eventi bisogna tornare indietro al periodo della Seconda guerra mondiale, la propaganda fascista si è già schianta contro la realtà dei fatti: gli italiani sono messi in ginocchio dalla guerra e dalla crisi economica che li spinge alla fame. I territori coloniali sono i primi a cadere, l’Italia ha già perso il suo posto al sole, poi tocca a Sicilia e sud della penisola. Si arriva così al famigerato 8 settembre, in quei giorni convulsi Mussolini viene arrestato mentre il re fugge dalla capitale lasciando allo sbaraglio decine di migliaia di soldati. La penisola è divisa a metà, da una parte gli Alleati dall’altra la Germania nazista con il fantoccio della Repubblica Sociale Italiana a fare da paravento. Si continua a combattere una guerra di cui tutti conoscono l’ormai inevitabile epilogo. Iniziano a formarsi le prime unità partigiane che daranno filo da torcere alle truppe nazi-fasciste.
È in questo scenario che anche in Trentino nel 1943 va formandosi il Comitato di Liberazione Nazionale, massimo organo di rappresentanza dei gruppi partigiani. Al contempo nel Basso Sarca, in particolare nella zona di Riva e Arco, gli antifascisti si stanno organizzando per formare una brigata partigiana prendendo contatti con le brigate ‘Fiamme Verdi’ attive nel bresciano. Gli esponenti di spicco della brigata sono entrambi docenti del Liceo Maffei di Riva del Garda, il professor Guido Gori e l’insegnante di ginnastica Gastone Franchetti, ex-alpino che ben conosce le atrocità della guerra, attorno alla sua figura si raccolse un gruppo di giovani liceali e altri antifascisti.
Le mosse della neo-costituita brigata partigiana non passano però inosservate per questo la Gestapo, la polizia segreta nazista, decide di infiltrare nel gruppo una spia, tale Fiore Luterotti, amico d’infanzia di Gastone Franchetti. Grazie alle informazioni raccolte dalla spia il mattino del 28 giugno 1944 scattò la repressione nazista. Uomini delle SS sotto la guida del maggiore Rudolf Tyrolf, comandante della polizia tedesca di Bolzano, entrarono in azione nella zona del Basso Sarca, Rovereto e Trento. Molti antifascisti vennero trucidati direttamente nelle loro abitazioni, è il caso dei due studenti del liceo Eugenio Impera ed Enrico Meroni. Sorte analoga toccò all’avvocato di Rovereto Angelo Bettini, ma anche ad altri 8 uomini: Giuseppe Ballanti, Gioachino Bertoldi, Augusto Betta, Giovanni Bresadola, Antonio Gambaretto, Franco Gerardi, Giuseppe Marconi, Federico Toti. Altri come Remo Ballardini, catturato al posto del figlio Renato che poi diventerà parlamentare per il Partito Socialista, Gastone Franchetti, Giuseppe Porpora, Costante Tonini, morirono in seguito alle torture subite o vennero fucilati. Il conte Gianntonio Manci, a capo del CLN di Trento, si suicidò in carcere a Bolzano per non tradire i compagni.
Questi i tragici eventi che colpirono la comunità trentina sul finire della Seconda Guerra mondiale. Sulla scia di questi eventi si inserisce anche l’insurrezione di Riva del Garda e Arco, dove la nuova brigata partigiana ‘Eugenio Impera’, forte anche di un battaglione composto da operai della Fiat e guidata dal comunista Dante Dassatti liberò le città prima dell’arrivo degli angloamericani. Sono i giorni immediatamente successivi al 25 aprile, la guerra almeno in Italia volgeva al termine anche se non mancheranno rappresaglie e violenze da parte delle truppe tedesche in ritirata.