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Una mostra del Diocesano citata dal Time “tra le iniziative più interessanti per raccontare la pandemia”
Il Museo Diocesano Tridentino è finito su un articolo del Time grazie alla sua mostra dedicata alla quarantena. Per la rivista si tratta di una delle iniziative più interessanti nate da realtà museali e non per raccontare la pandemia

TRENTO. Leggere un libro di poesie, curare l’orto, fare dei lavori all’uncinetto, giocare con il proprio cane. Cosa vi ha “salvato” dal lockdown? L’ha raccontato accuratamente il Museo Diocesano Tridentino che, a partire da maggio, ha iniziato a raccogliere le foto di tutti gli oggetti che hanno permesso ai trentini di non soccombere alle lunghe giornate trascorse tra le mura domestiche. Il progetto, che è anche online, si chiama “Il Museo della Quarantena” ed è stato citato dalla rivista statunitense Time, che l’ha definito una delle iniziative più interessanti nate da realtà museali e non per raccontare la pandemia. Il Diocesano è l’unica realtà italiana citata nell’articolo intitolato “See what museums are already collecting to tell the story of Covid-19”.
Sono più di 160 le opere raccolte sul sito de “Il Museo della Quarantena”. C’è sempre tempo per donarne altre scrivendo una mail [email protected] e allegando la fotografia di un oggetto accompagnata da una breve didascalia che ne indichi autore, data di realizzazione, stato di conservazione e, soprattutto, motivo della scelta. Con queste informazioni, Lorenza Liandru, curatrice del progetto, compilerà una “scheda dell’opera”, proprio come si fa per le opere d’arte.
“La raccolta è varia ed estremamente interessante – si legge nel sito de il Museo della Quarantena – ci sono libri, scarpe, cappelli, puzzle, film, dipinti, animali, orologi, cavatappi, giochi, cibi, piante e fiori, abiti, attrezzi ginnici, quotidiani, computer, ma anche luoghi, immagini iconiche, preghiere, poesia. Il Museo della Quarantena è un grande contenitore narrativo, che restituisce all’osservatore un quadro unico del lockdown e del ruolo centrale che gli oggetti hanno giocato in questo periodo della nostra vita. Ogni oggetto possiede infatti un enorme potere narrativo, che dischiude all’osservatore storie personali, solitudini, relazioni, storie, passatempi, distanze, ricordi, sogni”.
Il primo oggetto immortalato e archiviato, citato dalla rivista statunitense, è stato il fornello da caffè di Lorenza Liandru, simbolo di come, durante la quarantena, il rituale della pausa caffè con gli amici al bar si sia spezzato.