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A Trento una raccolta alimentare per i 120mila migranti bloccati in Grecia: “Le condizioni nei campi profughi sono critiche”. Il racconto della volontaria trentina

Al Centro sociale Bruno è stato organizzato un punto di raccolta per la campagna “SolidariTir” che porterà aiuti umanitari nei campi profughi in Grecia. La volontaria trentina dell’associazione Luna di Vasilika: “Dalla presa di Kabul da parte dei talebani il Governo greco teme che la situazione di estrema emergenza del 2015 possa ripetersi ma le condizioni per i ‘residenti’ sono difficili sempre, soprattutto quando i campi sono particolarmente affollati”

Di Tiziano Grottolo - 01 ottobre 2021 - 11:30

TRENTO. Anche a Trento sbarca “SolidariTir” una speciale raccolta di prodotti alimentari che verranno distribuiti ai migranti che si trovano bloccati in Grecia. L’iniziativa è arrivata nel capoluogo anche grazie agli attivisti del Centro sociale Bruno che hanno messo a disposizione degli spazi per la raccolta che poi farà rotta verso Atene e Corinto per sfamare le famiglie di rifugiati e richiedenti asilo.

 

“Circa tre volte all’anno organizziamo una raccolta in Italia”, spiega Laura Dellagiacoma 26enne originaria di Trento che dal 2018 è una delle volontarie che si occupa del progetto coordinato dall’associazione Luna di Vasilika. “Attualmente lavoro in Germania e ho avuto varie esperienze di volontariato nell’ambito della cooperazione internazionale, quella in Grecia però è quella che più ha lasciato il segno. Dopotutto si tratta della nostra Europa. Per questo, a distanza di anni e chilometri continuo a voler far parte della Luna di Vasilika”. L’associazione è nata nel 2016 nel campo di Vasilika (da cui prende il nome) nei dintorni di Salonicco e nel 2020 si è trasferita a Corinto, a circa due ore da Atene. Qui, in collaborazione con One Bridge to Idomeni e Aletheia Rcs sono stati aperti una scuola e il centro comunitario.

 

Da cinque anni – prosegue la volontaria – cerchiamo di fare il massimo per aiutare i migranti che sbarcano in Grecia”. Come sottolineano le organizzazioni che lavorano sul campo dalla presa di Kabul da parte dei talebani il Governo greco teme che la situazione di estrema emergenza del 2015 possa ripetersi. “Chi come noi lavora da anni in Grecia sa però che la posizione del governo greco così come dell’Europa intera è molto diversa da allora. La Grecia ha completato velocemente un muro al confine con la Turchia e ha aumentato i controlli alle frontiere, mentre Ankara non perde occasione per ribadire di non voler diventare ‘il deposito di rifugiati d’Europa’”.

 


A rimetterci, come sempre, sono le persone che fuggono da guerre e miseria. Secondo la volontaria la situazione è destinata a peggiorare. “Non solo per i migranti arrivati di recente, ma anche per tutti gli altri, ce ne sono circa 120.000 bloccati in campi rifugiati in Grecia”. In questo senso le famiglie afghane sono sempre state tra le più presenti in Grecia, insieme a quelle siriane. Si parla di più o meno del 40% sul totale dei rifugiati.

 

“Le condizioni per i ‘residenti’ sono difficili sempre, ma soprattutto quando i campi sono particolarmente affollati”. Famiglie diverse, provenienti anche da Paesi differenti, si trovano a dover condividere spazi ridotti. Di solito in tende o container. “Il cibo non è mai abbastanza e il tempo che si trascorre in questi spazi, che dovrebbero essere temporanei, è sempre troppo. I giorni diventano mesi e poi anni”. Come se non bastasse è arrivata anche la pandemia di Sars-Cov-2 a complicare le cose. “Ovviamente il Covid non ha fatto che peggiorare le condizioni di vita all’interno dei campi, la distanza fisica di sicurezza in questi casi è un lusso che non ci si può permettere. Inoltre, sfruttando questo pretesto, l’accesso ai campi da parte delle Ong è stato vietato e praticamente non più ripristinato”.

 


I volontari si trovano ad affrontare anche situazioni paradossali. Capita per esempio che ci siano diverse famiglie di richiedenti asilo in cui solo alcune persone sono riuscite ad avere i documenti. “Famiglie che dopo anni di attesa per un colloquio per la richiesta d’asilo vengono convocate in un’altra città, lontana anche centinaia di chilometri e non hanno i mezzi economici per arrivarci. Oppure persone che sono in una situazione psico-fisica così vulnerabile che sicuramente avrebbero diritto ad andare quanto meno in un alloggio protetto, ma nessuno le ascolta e non ci sono soldi nemmeno per le medicine”. La scuola poi, per molti bambini, rimane praticamente un miraggio.

 

Quando le Ong non hanno il permesso di entrare nei campi profughi fanno il possibile affinché siano le persone ad andare da loro. “Il nostro centro è aperto sia alle persone migranti sia ai greci e a chiunque abbia voglia di incontrare culture e inventare progetti”. In un certo senso è stata la pandemia a dare il via a questi progetti aperti a tutti. “Offriamo lezioni di inglese, francese, tedesco e informatica, in questo modo le persone di ogni età possono continuare a formarsi mentre aspettano di proseguire con il loro viaggio. Organizziamo anche corsi e attività ricreative più disparate, in base alle caratteristiche dei volontari e alle necessità”. Così fuori dai campi è possibile praticare sport, arte terapia, scacchi, cucina e tanto altro.

 


 

Nel frattempo nel centro comunitario di Corinto è stato avviato il progetto Free-shop: un negozio di alimenti e beni di prima necessità dove le persone residenti possono ritirare in autonomia quello che serve tramite un sistema a punti mensili. Quest’ultima un’alternativa alle interminabili attese sotto il sole o la pioggia per ricevere i pacchetti di cibo preconfezionati, “che certamente vanno benissimo e adottiamo anche noi in situazioni di emergenza – precisa Dellagiacoma – ma che in situazioni croniche de-umanizzano moltissimo”.

 

Per il futuro le associazioni sono all’opera per avvicinarsi ad Atene. “La situazione nella capitale è particolarmente critica. Qui vengono convogliate le persone dai campi delle isole senza che ci sia alcun piano di accoglienza. Insieme a One Bridge to Idomeni e Aletheia stiamo collaborando con l’associazione tedesca Medical Volunteer International per aprire un centro socio-sanitario ad Atene, che vedrà la luce a novembre”.

 

È proprio per far fronte a questa situazione che in numerose città italiane sono stati attivati dei punti di raccolta come quello di Trento, anche se, per chi vuole, è possibile partecipare tramite acquisti online (QUI l’elenco dei prodotti raccolti). I prossimi momenti di raccolta saranno venerdì 1 ottobre (oggi) dalle 18 alle 20 e con lo stesso orario anche l’8 ottobre, negli spazi del Centro sociale in via Lungadige San Nicolò 4 a Trento. “Per organizzare un punto di raccolta a Trento – conclude Dellagiacoma – abbiamo chiesto al Centro sociale Bruno la disponibilità ad aiutare, sapendo che spesso organizzano e ospitano eventi e progetti di solidarietà. Sono stati disponibili e responsivi, adesso speriamo che pure i cittadini di Trento lo siano altrettanto e abbiano voglia di partecipare al progetto”.

 


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