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Dai bocconi avvelenati dolosi a quelli accidentali, il fenomeno in Trentino. Il veterinario: "Spesso motivato da conflitti personali. Negli ultimi anni in riduzione"

Fortunatamente la percentuale di avvelenamenti dolosi negli ultimi anni è in diminuzione rispetto a quella degli accidentali. Ghedina: "Il fenomeno è quasi scomparso in città, mentre rimane più presente nelle valli. Spesso è connesso a faide famigliari o vendette personali"

Di Mattia Sartori - 09 settembre 2021 - 16:59

TRENTO. I bocconi avvelenati sono una delle peggiori paure dei proprietari di cani. Da un momento all’altro possono trasformare una passeggiata in un incubo in cui la vita del nostro amico a quattro zampe è improvvisamente a rischio. Bisogna sempre stare attenti e come ilDolomiti abbiamo contattato il presidente dell’Ordine dei Veterinari di Trento per farci raccontare qualcosa di più su questo lugubre fenomeno.

 

“Innanzitutto bisogna fare una distinzione – esordisce il presidente Marco Ghedina –, perché i bocconi avvelenati possono essere dolosi oppure accidentali. Nel primo caso si tratta di piccole polpette, contenenti veleno, chiodi, pezzi di vetro o lamette, lasciate per strada o nei parchi dove vengono poi ingerite dai cani, uccidendoli o provocando loro gravi danni interni. Nel secondo caso invece si tratta di sostanze pericolose lasciate per sbaglio alla portata dell’animale, che le ingerisce con lo stesso risultato di prima”.

 

Il numero di casi di avvelenamento accidentale rimane più o meno costante nel corso degli anni, ma fortunatamente per quelli dolosi si è notata una significativa diminuzione. “Se fino a qualche anno fa i casi di bocconi avvelenati dolosi riguardavano il 60-70 per cento degli avvelenamenti totali, ad oggi si sono ridotti ad una quota di circa il 20 per cento”, racconta Ghedina.

 

“Questa diminuzione del fenomeno – spiega – è da attribuirsi principalmente a due fattori. Il primo è l’aumento della difficoltà nel reperire i veleni. Da qualche anno infatti per comprare i pesticidi e gli erbicidi che venivano usati a questo scopo è necessario avere un patentino ed un registro di carico e scarico. Questo ostacolo aggiunto ha causato da una parte la diminuzione degli avvelenamenti e dall’altra un passaggio verso altri metodi, come chiodi, vetro o lamette all’interno dei bocconi. Il secondo fattore che ha causato una diminuzione del fenomeno è invece l’aumento della sensibilità delle persone nei confronti degli animali, soprattutto nelle aree urbane o turistiche”.

 

In queste zone infatti il fenomeno è quasi scomparso, mentre rimane presente nelle valli. “Ormai sono pochi coloro che piazzano bocconi avvelenati per il perverso piacere di uccidere un animale – aggiunge il presidente -. Le situazioni in cui si verificano questi incidenti sono più legate a faide famigliari o a liti tra cacciatori. Per questo motivo in città come Trento e Rovereto trovare bocconi avvelenati è ormai un evento abbastanza raro, più frequentemente i casi emergono nei paesi delle valli circostanti. Solitamente in corrispondenza di sacche di degrado socio-culturale”.

 

Ma come evitare di incappare in queste situazioni spiacevoli e come vanno gestite nel caso si presentassero? “Il miglior consiglio che si possa dare è quello di tenere il più possibile il cane al guinzaglio e di tenerlo sotto controllo anche quando lo si lascia libero di correre – dichiara Ghedina -. Se poi il cane ingerisce un boccone avvelenato bisogna denunciare subito il fatto al veterinario, dando così il via ad un preciso protocollo. Il medico segnalerà il fatto al sindaco che, tramite la forestale, circonderà il luogo di cartelli in cui si segnala la possibile presenza di bocconi avvelenati e poi procederà alla bonifica dell’area. Sarebbe inoltre auspicabile che, vista l’ormai limitata presenza di questi fenomeni, partissero delle indagini volte a individuare i responsabili dell’atto”.

 

Sono convinto – conclude Ghedina – che il fenomeno dei bocconi avvelenati dolosi diminuirà sempre di più fino a sparire grazie all’aumento della sensibilità delle persone nei confronti degli animali. Ormai sono pochissimi coloro che lo fanno per “divertimento” e a mio parere sarebbe possibile individuarli se si facessero delle indagini mirate nei luoghi in cui si nota una maggior concentrazione di questi fenomeni”.

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