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Accoglienza famiglie ucraine, parte lo sportello per il sostegno psicologico. Colucci: "Stati d'angoscia e depressione in chi fugge, persone che vivono nell'insicurezza"
Al Cinformi verrà attivato su appuntamento lo "Sportello Famiglie per l’Ucraina" dedicato sia alle famiglie ucraine scappate dalla guerra che per quelle ospitanti. Colucci: "Svolgeremo un lavoro di mediazione tra famiglie che sarà fondamentale. Lingua e cultura diverse possono essere un ostacolo"

TRENTO. “I traumi per le persone che fuggono dalla guerra non sono da sottovalutare, così come il sostegno psicologico per le famiglie ospitanti: non sono situazioni facili da gestire né da una parte né dall’altra”. Rita Colucci, psicologa per Psicologi per i Popoli, presenta così il progetto “Sportello Famiglie per l’Ucraina”, coordinato da Cinformi in collaborazione non solo con l'organizzazione di volontariato di cui lei fa parte, ma anche con Asproc (Associazione degli Assistenti Sociali per la Protezione Civile). “Svolgeremo un lavoro di mediazione tra famiglie che sarà fondamentale”, aggiunge.
Da lunedì prossimo al Cinformi (che metterà a disposizione anche un servizio di traduzione) sarà attivato tre volte alla settimana: lunedì, mercoledì e venerdì, dalle 17 alle 20 su appuntamento.
Sono molti i trentini che fin da subito hanno deciso di accogliere persone in fuga dall’Ucraina. “Da una parte abbiamo le famiglie ospitanti che, confrontandosi con una cultura e una lingua diversa, dovrebbero disporre di determinate condizioni economiche ma anche di sufficiente spazio in casa. O per chi ospita minori che ci siano ambienti adeguati per i più piccoli”.
Lo scopo degli psicologi è quello di “sostenere, aiutare e trovare delle soluzioni alternative su come affrontare determinate situazioni”.
La compatibilità non è sempre un obiettivo facile da raggiungere, per “modelli famigliari che possono essere diversi. Si possono creare delle criticità anche su questioni apparentemente banali e quotidiane, come il cibo per esempio”.
Non sono quindi mancati episodi di convivenze difficili, come “rifugiati che hanno deciso di staccarsi dalla famiglia per cercare nuove sistemazioni” o famiglie trentine che hanno riscontrato maggiori problemi rispetto al previsto, chiedendo il ricollocamento dei loro ospiti.
Colucci, da quando è iniziata l’emergenza, svolge la sua attività di supporto psicologico anche all’Ostello di Trento, attualmente centro di accoglienza per chi sta scappando dal conflitto: “All’Ostello tanti si sono rivolti a noi, con l’ausilio di un traduttore. Queste persone hanno bisogno di parlare e di essere aiutate a superare forti crisi, come attacchi di panico ricorrenti”.
Importante per loro è la rielaborazione dei traumi vissuti: “Ho riscontrato stati di angoscia e in molti casi depressione, per il passato, il presente ma soprattutto per il futuro. Sono persone che vivono in uno stato di totale insicurezza e incertezza”.
Ambientarsi in una nuova realtà dopo aver perso tutto non è un qualcosa di semplice: “Molti hanno perso non solo la casa ma anche il nucleo famigliare, spesso distrutto a causa di lutti”. In aggiunta la popolazione ucraina “non era preparata alla guerra, per questo la natura improvvisa degli eventi ha accentuato il trauma. Il danno maggiore a volte può essere quello psicologico che per questo non può essere sottovalutato”.