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I giovani diventano 'grandi' tardi e l'avvento dei robot 'brucia' ulteriori posti di lavoro, la strada per la 'rivoluzione digitale' è ancora lunga per l'Italia

La staffetta generazionale, la meccanizzazione dell'occupazione, il mercato sempre più competitivo sono solo alcuni delle problematiche per cui i giovani faticano a diventare indipendenti. L'Inps: "Siamo fermi da quindici anni, non innoviamo e per questo il Paese arranca. Il Trentino però è un esempio". La Cooperazione intanto aderisce ad un progetto europeo

Di Luca Andreazza - 25 maggio 2017 - 06:31

TRENTO. Le auto che si guidano da sole oppure i droni che consegnano la posta, ma anche i robot chef. Le macchine oggi minacciano parte del lavoro svolto dall'uomo. Sembra di essere usciti da 'Blade Runner' di Ridley Scott, ma ormai quello che poteva sembrare fantascienza fino al decennio scorso, ora è realtà.

 

La meccanizzazione, che sarebbe dovuta essere un aiuto per l'uomo, si sta trasformando in un'arma a doppio taglio. L'avvento dei robot nel ciclo di vita lavorativo non dovrebbe sostituire l'uomo, ma in parte questo avviene. I robot intaccano soprattutto quei settori a basso valore aggiunto: ci sono maggiori probabilità di essere soppiantati dalle macchine in quanto l'uomo viene superato in economia dallestesse. E l'Italia fatica a lanciare la rivoluzione digitale

 

L'Italia, che si è distinta per innovazione e capacità di trainare l'economia in passato, ora arranca: "Il sistema si è inceppato - conferma Marco Zanotelli, direttore regionale dell'Inps - siamo fermi da circa 15 anni: il nostro Paese era competitivo anche per la svalutazione della Lira, mentre oggi ci sono mercati emergenti forti come quello cinese, che agiscono colpendo i nostri target e non riusciamo a tenere il passo".

 

Un vanto italiano è la piccola-media impresa, ma questo tessuto fatica a innovarsi per la sua stessa natura: "Oggi - aggiunge - il traino economico arriva dalle medie imprese da almeno quindici dipendenti, mentre le piccole imprese si mettono in rete e creano consorzi d'imprese per competere e restare sul mercato. E' vero i nostri giovani vanno all'estero, ma perché mancano i posti di lavoro adatti alla loro professionalità. Qualcosa si muove nel Nord Italia, Trentino compreso, dove si stanno sviluppando importanti poli di innovazione, ma chiaramente serve tempo per rimettersi in pari rispetto agli altri Paesi, come la Germania". 

 

Innovazione e tecnologia significano anche robotizzazione e meccanizzazione nei processi produttivi, un processo che si traduce in rottamazione del lavoro: "La tipologia occupazionale - spiega il direttore - dovrebbe seguire le dinamiche del mercato, quindi alla meccanizzazione dovrebbe svilupparsi parallelamente un posto di lavoro tecnologico: perdo una tipologia di occupazione, ma si crea un'alternativa. Questo in Italia ancora non succede, non riusciamo a creare innovazione e quindi l'occupazione resta di medio livello: in questo momento predomina la 'rottamazione' del lavoro". 

 

E così, anche per questo, i giovani italiani impiegano sempre più tempo a diventare indipendenti, se un giovane di 20 anni nel 2004 aveva impiegato una decina di anni per costruirsi una vita autonoma, nel 2020 questa asticella si alzerà a 18, arrivando quindi a 38 anni e nel 2030 questa forbice si allargherà addirittura a 28: un giovane diventerebbe 'grande' a cinquant'anni. "Queste sono aspettative un po' fuorvianti - dice Zanotelli - certo, rappresentano una proiezione attuale, ma che non considera la continua evoluzione del mercato, quindi il quadro è destinato a mutare".

 

L'Italia ora si colloca agli ultimi posti per equità intergenerazionale: "Bisogna incentivare i percorsi di flessibilità in uscita - riflette Franco Ianeselli, segretario della Cgil - e penso alle staffette generazionali". Una riflessione che ha trovato conferme anche nelle parole del direttore dell'Inps: "E' necessario - spiega - aumentare la platea di chi lavora e la sfida del futuro è trovare una soluzione per uscire da questa sofferenza che investe il mercato di lavoro per i giovani".

 

Un piano è già in fase di attuazione, in Trentino il lavoratore che accetta per 3 anni di ridurre il suo orario di lavoro per fare spazio a un giovane riceve fino a 10 mila euro all'anno di reddito integrativo dall'Agenzia del Lavoro. E da poco è stata introdotta l'Ape, l'uscita anticipata dal lavoro: l'Ape social che riguarda i lavoratori in difficoltà (cassintegrati, disoccupati, chi ha svolto lavori gravosi ndr) per i quali l'onere dell'uscita anticipata (3 anni e 7 mesi) è a totale carico dello Stato, quindi l'Ape ordinaria, che invece è onerosa per colui che va in pensione (gli anni di anticipo saranno finanziati con un prestito da parte di banche o istituti finanziari e il prestito andrà restituito al raggiungimento del requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia).  Il Patronato Acli ha messo online una piattaforma dove è possibile verificare, in fase preliminare, se si possiedono i requisiti e le condizioni per richiedere queste opportunità (Qui info). 

 

Anche in questo caso l'equilibrio è importante: "Non si può pensare solo ad un lato della coperta - conclude Zanotelli - le politiche devono rivolgersi contemporaneamente a tutte le generazioni. Va bene incentivare l'uscita, ma è necessario trovare la ricetta per inserire i giovani. Qui in Trentino, ma soprattutto in Alto Adige esistono i corsi di formazione professionale per preparare la forza lavoro del domani".

 

In questo senso un salvagente potrebbe arrivare dall'Unione europea, che ha concluso l'iter di approvazione del progetto 'COOPilot - Social entrepreneurship to create new opportunities for socially excluded in rural areas'.

 

Questo piano, che dura dodici mesi, coinvolge dodici partner, compreso la Federazione Trentina della Cooperazione, in nove Paesi. Oltre all’Italia, rappresentata anche dalla Fondazione Scuola Nazionale Servizi (Perugia), gli altri partecipanti sono Belgio, Francia, Bulgaria, Spagna, Grecia, Romania, Cipro e Slovenia.

 

'COOPilot' si propone di fornire risposte innovative alla disoccupazione giovanile nell’Unione europea attraverso la promozione dell’imprenditorialità cooperativa e sono coinvolte istituzioni accademiche, organizzazioni cooperative, reti dell’economia sociale e autorità pubbliche.

 

Dopo l’analisi dei bisogni e delle difficoltà presenti nei Paesi partner dove il sistema cooperativo è poco sviluppato, il progetto prevede l’elaborazione e la sperimentazione di azioni formative per lo start up di cooperative giovanili ad opera dei partner di Italia, Francia, Spagna, dove la cooperazione è più sviluppata.

 

Sulla base della propria esperienza riconosciuta come innovativa, la Federazione avrà il compito di testare i suoi programmi formativi in Grecia, Cipro e Slovenia.

 

Il meeting di lancio del progetto 'COOPilot', che comprende la definizione degli aspetti generali e operativi dei diversi moduli, si terrà il 22 e 23 maggio a Bruxelles, la Federazione sarà rappresentata da Egidio Formilan ed Elena Badeanschi dell'Ufficio relazioni e progetti internazionali.

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