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Branco di lupi contro cani da guardiania, lo scontro (figurato) raccontato dalla pastora: "Le femmine tra il gregge e i maschi vicini ai predatori, qualcosa di ancestrale''
La pastora dei monti Sibillini, Silvia Bonomi, ben due volte ha assistito allo 'scontro' che avviene quando i cani custodi ricevono visita dal lupo. "È qualcosa di ancestrale, di antico, di primitivo. Un rituale arcaico non combattuto realmente ma figurativo, allegorico. Anche quando i lupi se ne sono andati, i cani continuano ad abbaiare per fargli capire di non tornare"

USSITA (MC). Quando si pensa al lavoro che svolgono i cani pastori come custodi del gregge contro il lupo, facilmente si possono immaginare scontri sanguinolenti, tra morsi e zampate.
Non è necessariamente così perché il “primo” (vero) scontro, nonché quello più importante, avviene a distanza attraverso uno “scontro figurato” fatto di versi e movimenti. Del resto prevenire è meglio che curare, e per i cani custodi l’obiettivo primario è uno: evitare che il lupo entri nel recinto.
A parlarcene con cognizione di causa, è la pastora Silvia Bonomi che, lo scorso anno, ha assistito, discretamente e da lontano, a questo incredibile incontro. “È qualcosa di ancestrale, di antico, di primitivo. Un rituale arcaico non combattuto realmente ma figurativo, allegorico”, spiega a ilDolomiti.it. Bonomi alleva pecore nel Comune di Ussita, in Provincia di Macerata nella Marche. Non un posto qualunque perché il suo allevamento si trova nel cuore del Parco nazionale dei monti Sibillini, un’area conosciuta per essere la casa del lupo (ne avevamo già parlato in questo articolo).
Secondo una stima condotta nel 2020 all’intero del parco vivono almeno 12 branchi con un numero che oscilla fra 51 e i 63 esemplari. Per fare un paragone, l'ultimo dato disponibile per il Trentino parla di 13 branchi.
“C’è chi dice che noi pastori mandiamo in guerra i cani, facendogli fare il lavoro sporco, ma non è così", continua. "Noi ci affidiamo a loro e al loro udito 10 mila volte più sottile del nostro, per non parlare del fiuto. Se non fosse per quello che fanno, non potremmo nulla contro il lupo. Non c’è recinto infatti che valga quanto il lavoro di uno di questi preziosi custodi”.

Gli scontri a cui la pastora ha assistito, risalgono entrambi all'estate 2020. Due vicende molto simili anche se profondamente diverse, capaci di spiegare quasi a 360 gradi quelli che sono i comportamenti assunti da cani e lupi nel momento della difesa e dell'attacco. “Entrambi sono avvenuti in giornate con fitta nebbia. Sono stata spettatrice del primo per caso, avevo la fortuna di trovarmi in un luogo nascosto e così ho osservato cosa stava accadendo. I lupi erano tre, mentre i nostri cani cinque. Tre erano adulti, di cui due femmine e un maschio, e altri due erano due cuccioloni di 11 mesi. Questi, insieme al recinto elettrificato, servivano a proteggere le nostre 170 pecore”.
I lupi sono animali estremamente furbi. Parte della loro accurata strategia infatti consiste nel mandare uno di loro in avanscoperta. "Appena i cani si sono accorti della presenza estranea, si sono disposti in maniera diversa. Le due femmine adulte sono rimaste in mezzo alle pecore, mentre i maschi si sono posizionati tra il lupo e il gregge, con la rete che ancora li divideva. I cani hanno quindi iniziato a ringhiare a denti scoperti e lingua stretta. Un verso che in tutta la mia vita non avevo mai sentito”.

Ad un certo punto, in aiuto, sono comparsi anche gli altri due lupi. "A questo punto è iniziato quello che io definirei un vero e proprio rito", racconta Silvia. "I tre cani maschi hanno cominciato una sorta di danza, sollevando il pelo dalla punta della testa all'attaccatura della coda, che era alzata a falce. Ognuno si è posizionato di fronte ad un lupo e ha iniziato a muoversi e correre. Facevano impressione”.
"In risposta i lupi si muovevano con la coda tra le gambe, ringhiando anche loro a denti scoperti", spiega. "I cani alternavano il movimento a momenti di fermo e anche le femmine facevano rumore e ruotavano attorno al gregge, come per dire 'se non bastano i maschi ci siamo noi'. Hanno continuato così, fino a quando i lupi non se ne sono andati. Ma anche nel momento di scampato pericolo, i cani hanno continuato ad abbaiare come per 'mettere in chiaro' le cose e fargli capire di non tornare".
Uno spettacolo davvero incredibile, durato poco più di 5 minuti, ma che alla pastora Bonomi è rimasto impresso come fosse accaduto ieri. "Ciò che ho capito quel giorno è che i lupi studiano molto bene i soggetti che hanno di fronte, andando alla ricerca di quello meno prestante”. Come prova di questo, ciò che è accaduto 20 giorno dopo, quando la pastora dei monti Sibillini si è trovata di nuovo di fronte ad uno scontro lupo – cane custode. Anche se in questo caso di scontro non si può parlare.
“Mi trovavo da un collega pastore", ricorda Bonomi. "Quando mi sono accorta di tre lupi che erano già dentro la rete elettrificata. Sono rimasta davvero colpita dalla scena che ho visto: tre pecore erano state uccise, i lupi ringhiavano e banchettavano mentre dall’altra parte del recinto c’erano i 5 cani custodi che abbaiavano visibilmente impauriti”.
“I lupi sono riusciti a entrare nel recinto con facilità, a riprova del fatto che questo può ben poco, proprio perché i cani erano in atteggiamento remissivo, nonostante fossero quattro maschi adulti e una femmina. Non si erano infatti frapposti tra il gregge e il predatore. I lupi li abbiamo dovuti scacciare noi”.
Come mai in questo secondo caso i cani hanno reagito così? "Tutto sta nell'indole del cane stesso. Alcuni sono semplicemente più predisposti di altri, e proprio per questo non tutti possono essere bravi cani custodi. I migliori vengono scelti da una selezione basata sulle migliori linee da lavoro che circola tra pastori". Inoltre un cane custode dovrebbe nascere a stretto contatto con il gregge, così da crescere sentendolo come suo.
“E’ fondamentale il lavoro dei custodi, proprio perché la vera deterrenza è il linguaggio preventivo, e non arrivare allo scontro fisico, ma qualora ci si arrivasse, avere dei cani determinati e forti potrebbe fare la differenza. Io a loro devo tutto perché custodiscono il mio patrimonio e cioè le mie pecore".
