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Cassonetti anti-orso, il rapporto dell’Oipa: “Gravi ritardi nell’installazione, la Provincia è ancora troppo lenta nei suoi interventi”

Secondo l’Oipa (che ha redatto un rapporto ad hoc) i cassonetti anti-orso sono ancora troppo pochi. Dorigatti: “Il documento evidenzia la lentezza della Provincia di Trento nel mettere in atto misure di prevenzione che creino le condizioni per una serena convivenza con l’orso”

Di Tiziano Grottolo - 04 settembre 2021 - 11:52

TRENTO. Una delle principali criticità per quanto riguarda la convivenza con gli orsi riguarda la gestione dei rifiuti. Infatti, se i bidoni (in particolare quelli dell’umido) vengono lasciati alla mercé dei plantigradi questi ultimi si abituano facilmente a questa comoda fonte di cibo ma così aumentano le possibilità di incontri ravvicinati con gli esseri umani.

 

M57 per esempio, l’orso che nell’agosto 2020 aveva aggredito un carabiniere, era stato notato più volte alimentarsi dai cassonetti della zona della zona di Andalo (che non erano anti-orso) e per questo era diventato molto confidente. Da allora la Provincia ha fatto alcuni passi in avanti sia testando nuove soluzioni che aumentando il numero di bidoni anti-orso.

 

Ora però, l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) di Trento ha pubblicato un rapporto sulla distribuzione dei cassonetti anti-orso nell’Altopiano della Paganella e nella Val Rendena che, come si legge nel documento, giudica insufficienti le azioni di prevenzione fin qui intraprese per evitare incidenti con i plantigradi.

A fine luglio i volontari dell’Oipa hanno battuto il territorio rilevando una situazione contraddittoria: “Mentre è in atto una campagna di demonizzazione dell’orso che si avvicina ai centri abitati per cercare cibo nei cassonetti – spiegano – si evidenzia un grave ritardo nell’adeguare la gestione dei rifiuti organici alla presenza del plantigrado”.

 

Pur sottolineando “qualche piccolo miglioramento nella ricerca della convivenza tra l’uomo e i plantigradi”, l’Oipa ritiene che ci sia ancora molto lavoro da fare. “Il nostro reportage fotografico evidenzia la lentezza della Provincia di Trento nel mettere in atto misure di prevenzione, peraltro previste nel Pacobace, che creino le condizioni per una serena convivenza con l’orso”, dichiara Ornella Dorigatti, delegata dell’Oipa di Trento.

 

“In Trentino – prosegue la delegata – si preferisce abbattere gli orsi o rinchiuderli in prigioni di cemento di poche decine di metri quadrati. Ricordiamo che due orsi sono ancora reclusi al Casteller, sempre in gabbia. Ci chiediamo cosa aspetti la Pat ad adeguare i cassonetti in tutte le Valli dove gli orsi sono presenti. Questo permetterebbe di tenerli lontani dai centri abitati. Se l’orso cerca cibo nei cassonetti, è solo perché è l’uomo che glielo permette non attuando le misure di prevenzione. In questo documento fotografico lo dimostriamo”. Per quanto riguarda la battaglia per la liberazione degli orsi del Casteller, l’Oipa fa sapere che presto proporrà altre iniziative.

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