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L'agonia dei ghiacciai trentini, sul Careser (VIDEO) tra fonti esposte, rocce scure e neve da fine agosto. Gli esperti: ''Situazione grave''
Rispetto alla serie storica, iniziata nel 1967, sul ghiacciaio del Careser è stato stimato un equivalente d’acqua del manto nevoso pari a 495 millimetri, che corrisponde a metà dell’accumulo che mediamente viene misurato in questo periodo dell’anno. Anche sul ghiacciaio della Marmolada anomalie comprese tra -40% e -50% rispetto a condizioni normali

TRENTO. “Quello che abbiamo visto in questi giorni su questo ghiacciaio ce lo saremmo aspettati solo tra qualche mese, in autunno. Ed invece la situazione è già grave”. Usa queste parole Cristian Ferrari della Commissione Glaciologica della Sat per descrivere quello che sta accadendo il ghiacciaio del Careser, gruppo dell'Ortles-Cevedale. (QUI L'ARTICOLO)
Stiamo parlando di uno dei ghiacciai che, dal punto scientifico, è tra i più importanti perché la serie di studi che lo riguardano è iniziata nel 1967 ed è sempre andata avanti costituendo un patrimonio di conoscenza non indifferente.
Quello che gli esperti della commissione hanno però osservato il 21 giugno, nell'ultimo sopralluogo fatto, è un repentino peggioramento della situazione dovuta al cambiamento climatico. Quel cambiamento che sta trasformando in dramma la carenza idrica in pianura.
“Quello che abbiamo visto due giorni fa durante il sopralluogo – ci spiega Ferrari -è una fusione della neve ad uno stadio che ci saremmo aspettati a fine agosto. Siamo solo ad inizio estate e già gran parte del ghiacciaio è pulito dalla neve caduta negli scorsi mesi. E' rimasta solo quella nella zona più in alta ma sparirà nell'arco di poche settimane”.
Le prime stime derivanti dalle misure di accumulo svolte nelle scorse settimane su alcuni ghiacciai della Provincia autonoma di Trento confermano la gravità della situazione che stanno vivendo i ghiacciai trentini. Le misure sono eseguite in collaborazione tra l’Ufficio Previsioni e Pianificazione della Provincia autonoma di Trento, la Commissione Glaciologica della Società degli Alpinisti Tridentini, il Muse e l’Università degli Studi di Padova.
Le misure evidenziano una situazione di forte scarsità di innevamento, dopo alcuni anni caratterizzati da buoni accumuli nevosi. La causa, come già detto, è da ricercare in un periodo invernale e primaverile caratterizzati da precipitazioni nevose assenti o molto scarse e in un successivo precoce inizio della fusione, a causa del caldo intenso del mese di maggio. Mediamente sui ghiacciai è stata misurata una quantità di neve compresa tra il 50% e il 60% del valore medio della serie storica e a fine maggio diverse fronti glaciali si presentavano già prive di copertura nevosa, con circa un mese di anticipo rispetto a quanto registrato negli ultimi venti anni.
Rispetto alla serie storica, iniziata nel 1967, sul ghiacciaio del Careser è stato stimato un equivalente d’acqua del manto nevoso pari a 495 millimetri, che corrisponde a metà dell’accumulo che mediamente viene misurato in questo periodo dell’anno. Si tratta di uno degli accumuli più scarsi dell’intera serie storica, secondo solo a quello del 2007 (381 mm).

“Attorno al ghiacciaio – continua Ferrari della commissione Commissione Glaciologica della Sat – ci sono rocce scure che accumulano calore e giorno dopo giorno il ghiacciaio si fonde”.
Un situazione simile che si può trovare, sempre secondo il rilievi fatti, anche sul ghiacciaio della Marmolada che, pur con una serie di misurazioni più breve, mostra una stima preliminare degli accumuli, pari a 714 mm, indica anche in questo caso anomalie comprese tra -40% e -50% rispetto a condizioni normali.