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Lago di Garda, sulle Alpi c'è la metà della neve degli ultimi 10 anni: a rischio le riserve idriche. Gavazzoni: "Manca l'acqua da disgelo"
Alla siccità della scorsa estate, si aggiunge la mancanza di precipitazioni invernali, spiega il vice presidente della Comunità del Garda: "Oltre alle piogge, anch'esse latitanti, è importante anche l'acqua a lento rilascio, con il disgelo. La scarsità di neve registrata consecutivamente in questi ultimi due inverni, metterà a dura prova il lago e gli equilibri che, la presenza dell'acqua, dovrebbe garantire"

PESCHIERA DEL GARDA. "Per il secondo anno di seguito assistiamo a un deficit di precipitazioni invernali, neve in particolar modo, soprattutto sulle Alpi. E' proprio la neve a garantire al Lago di Garda una scorta idrica importantissima. Oltre alle piogge infatti, anch'esse latitanti, è importante anche l'acqua da disgelo, a lento rilascio". A parlare è Filippo Gavazzoni, assessore del Comune di Peschiera del Garda e vice presidente della Comunità del Garda.
"Quest'acqua alimenta parte della portata del fiume Sarca - aggiunge - principale immissario del Garda, il quale, dalla confluenza a Pinzolo della Sarca di Campiglio e Val di Genova (grazie all'apporto del ghiacciaio del Mandrone), corre per 60 chilometri fino a Torbole, per sfociare infine nel lago, dopo un percorso totale di 78 chilometri. La scarsità di neve registrata consecutivamente in questi ultimi due inverni, ha messo e metterà a dura prova il Lago di Garda e gli equilibri che, proprio la presenza dell’acqua, dovrebbe garantire".
Rispetto la presenza attuale di neve in Italia, Gavazzoni riporta le parole di Francesco Avanzi, ricercatore nell’ambito Idrologia e Idraulica della Fondazione Cima (Centro Italiano in Monitoraggio Ambientale): "I nostri dati evidenziano ancora un deficit del 35% rispetto gli ultimi dieci anni su scala nazionale, con una differenza di appena +12% rispetto lo scorso anno, caratterizzato da una situazione molto siccitosa i cui effetti si sono visti anche in estate".
Attualmente la neve sulle Alpi, ricorda l'assessore, "è mediamente la metà di quella registrata negli ultimi 10 anni e questo per il Garda, ma non solo, risulta essere in prospettiva un problema serio in quanto, considerando il Sarca come principale immissario, gli apporti idrici di cui potrà disporre durante il disgelo saranno probabilmente scarsi. Calcolando inoltre che il fiume Po riceve acqua da tutto il suo bacino idrografico (di cui anche il Garda è parte), grazie al disgelo dalla neve alpina, stimata in circa il 60% del suo volume totale (fonte Cima), lo scenario che oggi si prospetta non è proprio roseo".
Riguardo al risparmio idrico, lo scorso anno, nel momento di massima crisi idrica, con livelli del Po ai minimi storici, "al Garda è stato chiesto di aumentare la sua derivazione a valle - prosegue l'assessore - per andare in aiuto del grande fiume. Questa situazione ha vanificato così parte dei sacrifici fatti, soprattutto dai consorzi irrigui mantovani, al fine di risparmiare acqua". Una situazione causata dalla siccità, e "in aggiunta anche dagli intensi prelievi irrigui che, nei momenti di massima crisi, non sempre riuscivano ad essere sotto controllo".
Gavazzoni conclude: "Ora, se la situazione dovesse ricalcare quella del 2022, ci troveremo davanti delle situazioni potenzialmente peggiori dello scorso anno, ma spero di sbagliare.
La stagione irrigua infatti dovrebbe cominciare, bene o male, dalla metà di aprile. E' ormai scattato inevitabilmente un conto alla rovescia, durante il quale speriamo di vedere cadere neve in quota e pioggia più a valle, tanto da riportare il Garda almeno sui livelli di aprile scorso, oggi siamo a solo +44 centimetri. Il 2023 risulta ancora difficile da decifrare ma, sulla scorta di quanto visto lo scorso anno, ci stiamo preparando".