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Consiglio provinciale, presentato il 'Rendiconto Sociale': ''Politica specchio della società disgregata''
Tutti i numeri di un anno di attività: 47 convocazioni, 83 sedute della durata complessiva di 229 ore, 1.352 le interrogazioni e l'80% di presenza dei consiglieri alle votazioni

TRENTO. Durante il 2017 il Consiglio provinciale è stato convocato 47 volte per 83 sedute della durata complessiva di 229 ore. Sono state 30 le riunioni della Conferenza dei Capigruppo e 144 le ore delle sedute svolte dalle cinque Commissioni permanenti dell'assemblea legislativa.
L’Ufficio di presidenza si è incontrato 21 volte, adottando complessivamente 87 deliberazioni. Nel complesso, la presenza dei consiglieri alle votazioni in aula è stata decisamente alta, con una media dell’80%.
Questo - in sintesi - il 'Rendiconto Sociale' del Consiglio provinciale tracciato oggi dal suo presidente Bruno Dorigatti. "Per il Consiglio provinciale la legislatura che sta per concludersi è stata segnata da una forte riduzione dei costi della politica, con un bilancio dell'assemblea legislativa passato dai 14 milioni di euro del quinquennio precedente agli 11 di oggi".
Ma Dorigatti si sofferma anche sul 'tasso' di litigiosità politica: "Ci sono state forti contrapposizioni tra gli schieramenti, specialmente su temi delicati come la doppia preferenza di genere e la lotta all'omofobia, che hanno bloccato a lungo i lavori in aula senza impedire però, alla fine, di trovare una soluzione perché a prevalere è stata la politica".
Per quanto riguarda l'attività legislativa, nel 2017 sono state approvate 19 leggi, provenienti da 26 progetti di leggi che comprendevano 402 articoli e 1.101 commi. Circa il 70% delle leggi approvate è stato proposto dalla Giunta, in calo rispetto ai dati del quinquennio precedente, quando a prevalere era l'iniziativa consiliare.
"Sono soddisfatto del lavoro svolto e dei risultati ottenuti in questi anni, e i dati che oggi presentiamo ne sono una chiara testimonianza – ha esordito Dorigatti – anche se molti ci chiedevano di cambiare il regolamento del Consiglio per evitare gli emendamenti ostruzionistici. Ma le regole istituzionali – ha affermato – coinvolgono tutti e quindi si cambiano solo assieme, non a colpi di maggioranza. Da noi inoltre – ha ricordato – non esiste il voto di fiducia".
"Restando sempre nei limiti consentiti dal regolamento - ha poi spiegato - qualche volta siamo intervenuti riducendo il numero degli emendamenti, ma i momenti più difficili sono stati superati sempre e solo grazie alle intese raggiunte tra le forze politiche".
E il fatto che la politica alla fine abbia prevalso è tanto più significativo, ha aggiunto Dorigatti, "se consideriamo il contesto in cui il Consiglio ha operato in questi anni, caratterizzato da una profonda crisi economica e sociale dalla quale non siamo ancora usciti. Crisi di cui ha risentito negativamente anche il rapporto tra i cittadini e la politica".
"Una società frantumata - ha osservato il presidente - non poteva che riflettersi anche in una frantumazione della politica. E il Consiglio provinciale è stato lo specchio di questa società. Ciò nonostante – ha concluso Dorigatti – da noi le istituzioni dell'autonomia tutto sommato hanno retto alla crisi meglio che in altre regioni, e questa tenuta è la garanzia fondamentale della democrazia e della libertà".
Nell’ambito dei lavori consiliari ha prevalso la funzione di controllo (1.352 le interrogazioni complessive, di cui 248 a risposta immediata). E di indirizzo (mozioni, ordini del giorno e risoluzioni) che giungono a superare il 90% degli atti.
Sono state 124 le proposte di mozione presentate, di cui 26 approvate, 191 gli ordini del giorno, di cui 137 approvati. Sono, poi, complessivamente 64 i pareri espressi dalle cinque Commissioni su atti della Giunta provinciale. Le petizioni popolari presentate nel corso dell’anno sono state 6, una in più rispetto al 2016, segno di una crescente richiesta di partecipazione diretta dei cittadini.