Istruzione ai detenuti, firmato il protocollo con il carcere di Spini. Rossi: ''Dimostrate la vostra voglia di ricominciare''
Attualmente sono circa 200 i detenuti coinvolti nelle varie attività formative: 19 di loro sosterranno presto l'esame finale del 1° ciclo (a conclusione della scuola media), uno la maturità, una decina stanno frequentando i corsi di scuola alberghiera

TRENTO. "È attraverso questo che riuscite a dimostrare la vostra voglia di ricominciare. Credeteci", ha detto Ugo Rossi rivolgendosi ai detenuti del carcere di Spini di Trento. Oggi è stato infatti firmato il protocollo che rilancia la collaborazione tra Provincia, Amministrazione penitenziaria e alcuni istituti scolastici e altri enti presenti sul territorio. Le persone detenute potranno studiare anche dall'interno del carcere, riscattandosi e migliorandosi.
Attualmente sono circa 200 i detenuti coinvolti nelle varie attività formative: 19 di loro sosterranno presto l'esame finale del 1° ciclo (a conclusione della scuola media), uno la maturità, una decina stanno frequentando i corsi di scuola alberghiera.
Il presidente della Provincia, che era accompagnato dai dirigenti scolastici Matilde Carollo e Stefano Kirchner, ha sottolineato come questi percorsi riescano ad arricchire tutta la scuola trentina e assieme all'augurio di buona fortuna per il futuro.
La Provincia ha individuato nel liceo Rosmini l'istituzione che gestisce l'offerta formativa sia del primo sia del secondo ciclo di istruzione e che prevede percorsi modulari di alfabetizzazione (lingua italiana, inglese, tedesco, informatica, matematica, educazione alla cittadinanza), un percorso annuale di conseguimento del titolo conclusivo del primo ciclo di studi (ex scuola media) e un percorso di scuola secondaria di secondo grado ad indirizzo di liceo economico sociale, in formula mista con indirizzo professionalizzante alberghiero.
Vengono garantiti anche moduli formativi non professionalizzanti di tecnica di estetica e acconciatura e di panificazione e pasticceria. L'offerta formativa cerca di tener conto, pur in presenza di notevole complessità organizzativa per la necessità di coinvolgimento in iniziative e momenti separati, delle diverse caratteristiche della popolazione ristretta, rivolgendosi sia ai detenuti ordinari sia ai cosiddetti protetti e alla componente femminile e di garantire percorsi qualificanti e arricchenti anche sotto il profilo della crescita culturale e della cittadinanza consapevole.
È coinvolta a vario titolo la maggior parte della popolazione detenuta, che nel carcere ha a disposizione una biblioteca di circa 7.000 volumi, con un movimento prestiti di 130 unità giornaliere. I progetti formativi tengono conto delle specificità della casa circondariale, che presenta un numero di persone ristrette con pene detentive generalmente inferiori ai tre anni, per cui risulta particolarmente complesso impostare una formazione che possa garantire prospettive di più lungo termine.
Anche la presenza di una sezione protetti e una femminile, che devono essere coinvolti in iniziative separate, rende ulteriormente complessa l'organizzazione. Il nuovo protocollo tiene conto della nuova regolamentazione normativa per gli adulti, considerando anche la realtà della popolazione detenuta e si propone di orientare tutta l’attività verso obiettivi di educazione alla cittadinanza e percorsi sempre più finalizzati ad un efficace reinserimento nella società delle persone ristrette.