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La chiesetta degli alpini di Valmaggiore rasa al suolo dal maltempo, le penne nere: ''Nessun dubbio, la ricostruiremo''
La chiesetta, costruita dagli alpini nel 1987 quale omaggio ai tanti giovani caduti in montagna, era tra i punti di riferimento della comunità. Frizzi: "Tante le esigenze e siamo sempre parte attiva della comunità per la ricostruzione del Trentino"

PREDAZZO. "Non abbiamo nessuno dubbio, l'impegno è quello di ricostruire la chiesetta, ma siamo ancora in fase di valutazione dei danni", queste le parole di Paolo Frizzi, vice presidente degli alpini, dopo che l'ondata di maltempo ha letteralmente spazzato via la chiesetta di Valmaggiore.

E' tra i cuori dell'area distante circa 7 chilometri da Predazzo, vicino all'agriturismo Malga Valmaggiore. La chiesetta, costruita dagli alpini nel 1987 quale omaggio ai tanti giovani caduti in montagna, era tra i punti di riferimento della comunità.

Un progetto che porta la firma del compianto Luigi Dezulian e la costruzione è stata coordinata da Carmelo Andreatta circa un chilometro dopo l'ex cimitero di guerra tra i boschi di Predazzo, recuperato sempre dalle penne nere e il locale gruppo Ctg.
"L'intenzione - prosegue il vice presidente - è quella di ricostruire il luogo di culto tale e quale nel rispetto della tradizione, la cubatura non dovrebbe subire variazioni, ma dobbiamo valutare tutte le esigenze. Dobbiamo far fronte a diverse criticità e per questo abbiamo lanciato l'iniziativa 'L'Alpino adotta un pino' per far fronte a tutte le emergenze: siamo bravi ad arrangiarci e ci siamo sempre per il territorio" (Qui articolo).
Gli alpini non arretrano di un passo e lavorano spalla a spalla con i volontari in diverse zone per rimettere in sesto le strade, mentre i Nuvola sono impegnati per aiutare intere famiglie. "Siamo particolarmente vicini alla famiglia di Denis Magnani (Qui articolo) - evidenziano le penne nere - ma sono tante le esigenze: gli alpini sono una parte importante della comunità".
Tanti i danni alle sedi delle sezioni territoriali. "La situazione più difficile è in quel di Cavalese - conclude Frizzi - investita da 60 metri cubi di fango, ma sono numerosissimi i casi di allagamenti e danneggiamenti. Non ci fermiamo, ci rimbocchiamo le maniche per far la nostra parte per far ripartire il Trentino".