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Cembra, speso inutilmente quasi un milione di euro per un impianto di produzione energia. Ex sindaca e assessora condannate per danno erariale
La Corte dei Conti chiede a Paolazzi e Nardin di risarcire il Comune di Cembra con il pagamento in solido di 90 mila euro. Individuato anche l'elemento doloso e quindi la volontà di guidare la procedura di gara per l'azienda, poi scelta, per la realizzazione dell'impianto

TRENTO. E' di quasi 90 mila euro (87.040,71) l'importo che l'ex sindaca e assessora ai lavori pubblici Antonietta Nardin e Giovanna Paolazzi devono pagare come risarcimento al Comune di Cembra Lisignago per danno erariale riguardante la realizzazione di un impianto a biomassa per la produzione di energia elettrica. La richiesta iniziale era stata molto più alta e di aggirava sui 970 mila euro, che sono i soldi spesi per la realizzazione dell'opera. Si è poi stabilito che l'apporto causale delle due condannate sia stato minore arrivando al 10% della somma.
La vicenda al centro del procedimento penale riguarda la realizzazione dell’impianto per la produzione di energia elettrica.
Nardin e Paolazzi sono state condannate a risarcire il Comune perchè, sostanzialmente, la ditta incaricata di realizzare questo enorme impianto a cippato, la società “Pyro-Max srl”, non avrebbe eseguito i lavori in modo adeguato. Ci sono stati anche ravvisati dei profili di turbativa d'asta che hanno portato anche ad una condanna di primo grado poi appellata.
Secondo quando riportato già in precedenza dall'accusa, infatti, sindaca e assessora ancor prima di indire la seconda gara d’appalto, la prima infatti era andata deserta, avrebbero concordato con Bassetti, che agiva per conto della Pyro-Max, anche mediante incontri e riunioni presso i locali comunali, l’affidamento della realizzazione dell’impianto. Sempre secondo la Procura, inoltre, l’ex sindaca Nardin, avrebbe indicato al funzionario responsabile del procedimento le cinque imprese da invitare alla gara, in cui formalizzava l’offerta solo la Pyro-Max srl. Non sarebbero mancate anche pressioni verbali nei confronti della Commissioni che aveva proprio il compito di giudicare le offerte.
Il Pm aveva quindi ravvisato la costituzione ad hoc della società in vista dell'appalto, in modo quindi giudicato improvvisato e “verosimilmente sulla scorta di complicità politiche”.
Per l'ex sindaca e l'assessora ai Lavori pubblici, è stato anche quindi imputato l'elemento doloso e quindi la volontà di guidare la procedura di gara che ha portato all'individuazione di un soggetto non idoneo alla realizzazione dell'impianto complessivo. Una spesa inutile di quasi un milione di euro per un impianto che sostanzialmente non funziona come dovrebbe.