Discariche di Sardagna e Pilcante. La commissione ambientale visita i siti e valuta i pro e i contro dei progetti
La terza commissione, competente in materia ambientale, ha visitato nella giornata di ieri i siti dell'ex cava Italcementi e dell'ex cava Manara di Ala. Accolti dai comitati del no e dai proprietari dei siti, favorevoli alla conversione in discariche, i consiglieri hanno potuto ascoltare le preoccupazioni della cittadinanza e le criticità dei due progetti

TRENTO. Nella giornata di ieri la Terza commissione competente in materia ambientale, presieduta dal consigliere leghista Ivano Job, è stata protagonista di un sopralluogo a due siti, l'ex cava Italcementi di Sardagna e la cava Manara a Pilcante di Ala, che potrebbero ospitare una discarica. Un condizionale d'obbligo viste la protesta dei comitati di cittadini e le attese di valutazione, verifiche tecniche, pianificazioni di settore e conseguenti autorizzazioni da parte degli organi competenti.
Alle visite hanno partecipato i consiglieri Job, Denis Paoli, Gianluca Cavada e Katia Rossato della Lega, Alessio Manica e Sara Ferrari del Partito democratico, Filippo Degasperi del M5S, Lucia Coppola di Futura, Lorenzo Ossana del Patt, accompagnati da alcuni dirigenti, funzionari e tecnici dei diversi servizi provinciali impegnati dell'istruttoria e negli accertamenti del caso.
Giunta sul posto, la commissione è stata accolta a Sardagna, oltre che dal presidente della circoscrizione Alberto Pedrotti, dall'amministratore delegato della Sativa Lorenzo Zampedri e dal titolare Nicola Zampedri. L'ex cava, abbandonata nel dicembre 2008 e “riconquistata” dalla vegetazione, dovrebbe ospitare sulla propria superficie (13 ettari) una discarica di 9 ettari in cui stipare fino a 1 milione e 220mila tonnellate di inerti – gli ettari rimanenti verrebbero ceduti al Comune.
Due sono però i problemi sollevati dal Comitato Sos Sardagna, che si oppone al progetto. Innanzitutto gli attivisti hanno fatto notare come il sobborgo avrebbe già subito uno “scempio ambientale” causato dal sito Italcementi e come la natura degli inerti che si dovrebbero ospitare non è stata ancora chiarita. La richiesta avanzata alla Provincia sarebbe di fare di quest'area un parco.
L'altro aspetto riguarda la frana incombente sopra l'ex cava e la strada comunale che va da Sardagna a Ravina. La composizione argillosa del terreno starebbe infatti portando ad uno scivolamento verso valle accentuato dalle precipitazioni forti e prolungate. Rispetto a queste preoccupazioni, gli stessi geologi della Provincia consigliano, prima di pensare al ripristino della discarica, di mettere in sicurezza gli smottamenti con misure adeguate.
L'alto costo di mantenimento e la lentezza negli avanzamenti del progetto sono stati fatti presenti dai proprietari della Sativa, che per bocca dell'amministratore delegato hanno espresso una certa fretta per la conclusione dei lavori.
Nel caso di Pilcante la commissione è stata accolta dal titolare della ditta proprietaria Fabrizio Manara e dal comitato No discarica. Assieme alle due parti, il comitato è stato messo di fronte ai pro e ai contro del provvedimento che istituirebbe sui 40 ettari di superficie della cava una discarica di 11 ettari.
Anche il sindaco di Ala Claudio Soini ha espresso contrarietà nei confronti del progetto, dichiarando: “Non abbiamo ravvisato nell’opera un interesse pubblico e ci siamo attenuti al principio di precauzione per tutelare innanzitutto la salute dei cittadini. Inoltre la discarica confinerebbe con un’area agricola di pregio”.
Le preoccupazioni esposte dal comitato sono diverse: il numero rilevante di mezzi pesanti che transiterebbe per il trasporto materiale, le deroghe sugli inerti da conferire, l'esistenza di altri siti di discarica nella zona, i venti frequenti che trasportano ovunque le polveri, la prossimità di abitazioni, la provenienza non sempre provinciale degli inerti, la falda acquifera situata 1-2 metri sotto l'ex cava, la mancanza di controlli.
Dal canto suo Manara ha espresso la ferma volontà di agire nel pieno rispetto dei limiti imposti dalle leggi e soprattutto la “disponibilità di rivedere e modificare il progetto iniziale che inizialmente poteva apparire aggressivo, per accogliere il più possibile le legittime esigenze del comitato e del Comune”. “Non è nostra intenzione inquinare i terreni e per questo abbiamo previsto un’impermeabilizzazione – ha continuato - Cercheremo di ridurre al minimo l’impatto del traffico. Prevediamo il passaggio di un minimo di 7 a un massimo di 40-45 camion al giorno facendo in modo che siano carichi sia all’andata che al ritorno. E intendiamo anche andare incontro ai dubbi dell’amministrazione”.
Il tono conciliante dell'imprenditore è stato ben accolto dalla commissione, che alla domanda di cosa si farà della zona una volta riempito il sito dei 2 milioni di metri cubi di materiale nell'arco di 10-12 anni, si è sentita rispondere con la promessa di una cessione gratuita dell'area al Comune per la costruzione di un parco pubblico.