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Coronavirus, “In Trentino Rt in calo ma sopra l’1 e sovraccarico nelle terapie intensive”, il report della cabina di regia
Il report dell’Iss: “L’epidemia in Italia si mantiene a livelli critici sia perché l’incidenza di nuove diagnosi resta molto elevata sia perché i servizi assistenziali sono molto impegnati”. In Trentino la classificazione complessiva di rischio resta “alta”. Ecco l’Rt di ogni Regione

TRENTO. Il quadro che emerge dall’ultimo report della cabina di regia guidata da ministero della Salute e Istituto superiore della sanità evidenzia che rispetto alle ultime due settimane di ottobre, nella prima metà di novembre, in tutte le Regioni e Province autonome (esclusa la Sardegna) i contagi da coronavirus sono in crescita. Per quanto riguarda l’ultima settimana presa in considerazione, dal 9 al 15 novembre, dal bollettino nazionale la cabina di regia ha elaborato una serie di schemi partendo da quello che prende in considerazione la probabilità di un’elevata circolazione del virus all’interno di un territorio.
In Trentino com’è noto si sono registrati casi negli ultimi 5 giorni (quest’ultimo un dato che accomuna tutte le Regioni) con un trend dei contagi che è dato in aumento benché i focolai segnalati siano in calo. Per il momento, secondo lo schema elaborato dal Governo, la Provincia di Trento dichiara una trasmissione diffusa sul territorio che può essere ancora gestita istituendo delle zone rosse localizzate, cosa che peraltro è avvenuta nei Comuni di Bedollo, Castello Tesino e Baselga di Piné. Questa prima serie di dati pone Trento in un’allerta moderata per quanto concerne il rischio che l’epidemia si diffonda in maniera incontrollata. Va precisato che questa valutazione contribuisce a definire il colore della “zona di pericolo” in cui essere inseriti, ma non è l’unica.

Il secondo passo per valutare il rischio riguarda l’impatto, che si riferisce all’eventuale sovraccarico dei servizi ospedalieri e l’aumento della domanda di assistenza. Uno dei parametri di rischio prende in considerazione i casi registrati fra la popolazione over 50, e in Trentino ce ne sono stati, dopodiché in Provincia si segnala un sovraccarico sia nelle terapie intensive (sopra il 30%) che in area medica (sopra il 40%), inoltre negli ultimi 7 giorni sono stati riscontrati focolai in Rsa e altri luoghi vulnerabili, un fattore di rischio che aggiunto agli altri porta il Trentino in una valutazione con impatto alto per via del sovraccarico dei servizi ospedalieri. Veneto Molise e Friuli Venezia Giulia sono le uniche Regioni ad avere una valutazione d’impatto bassa perché non hanno superato le soglie critiche di terapie intensive e aree mediche. La classificazione complessiva del rischio per il Trentino risulta essere alta, ma anche in questo caso non coincide per forza con l’inserimento in una zona rossa. L’Rt del Trentino, in calo rispetto la scorsa settimana, si attesta all’1.03 con un’allerta relativa alla resilienza dei servizi sanitari territoriali.

La regione con il peggior Rt è la Basilicata (1.46), Abruzzo (1.32), Toscana (1.31), Friuli-Venezia Giulia (1.27), Puglia (1.24), Marche (1.17), Alto Adige (1.16), Veneto (1.16), Lombardia (1.15), Sicilia (1.14), Valle d’Aosta (1.14), Emilia-Romagna (1.14), Campania (1.11), Piemonte (1.09), Calabria (1.06), Umbria (1.06), Trentino (1.03), Molise (0.94), Liguria (0.89), Lazio (0.82) e Sardegna (0.79).
“L’epidemia in Italia si mantiene a livelli critici – ha concluso presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro – sia perché l’incidenza di nuove diagnosi resta molto elevata sia perché i servizi assistenziali sono molto impegnati. Nella maggior parte del territorio nazionale la trasmissibilità è in uno scenario di tipo 2 con alcuni territori in cui la velocità di trasmissione è ancora compatibile con uno scenario di tipo 3, anche se si osserva una riduzione nella trasmissibilità”, segno quest’ultimo che potrebbe indicare come le restrizioni stiano avendo effetto. “Ma non dobbiamo cantare vittoria – commenta Brusaferro – perché l’Rt è ancora sopra l’1. Con l’attuale livello di incidenza di diagnosi resta frequente l’impossibilità di tenere traccia di tute le catene di trasmissione e si mantiene un carico elevato sui servizi assistenziali