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Coronavirus, mascherine a 50 centesimi? I farmacisti trentini: "Rischio di perdite enormi. Potrebbero non trovarsene più". Il Commissario: ''I cittadini hanno diritto di pagare un prezzo giusto''

E' scontro sul prezzo fissato dal Governo a 50 centesimi per una mascherina. L'allarme lanciato anche dal Codacons: ''Rischiamo che questi dispositivi prendano la strada di paesi esteri o del mercato nero". La senatrice Conzatti: "Se sul mercato viene fissato un prezzo inferiore per un bene, bisogna adeguare il nuovo costo a tutta la filiera produttiva”

Pubblicato il - 29 aprile 2020 - 15:47

TRENTO. Mascherine a 0,50 euro? “E' un provvedimento poco accorto e c'è il rischio che in farmacia non se ne troveranno più”. A dirlo è il presidente dei farmacisti di Trento, Bruno Bizzaro commentano la decisione da parte del Governo di fissare, attraverso un'ordinanza, il prezzo delle mascherine per la fase due.

 

Un provvedimento che ha accesso in queste ore lo scontro con i farmacisti per un motivo molto semplice. Il prezzo di acquisto di una mascherina per i negozi è di molto superiore e andrebbero così in perdita di non poco nel rivenderle secondo l'importo deciso dal commissario Arcuri.

 

“A me anche stamattina sono state offerte da un'azienda autorizzata l'acquisto di mascherine a 1,45 euro al pezzo – ci dice Bizzaro – ed è ovvio che si andrebbe a creare una perdita enorme se le rivendiamo a 0,50 centesimi di euro con l'aggiunta dell'Iva del 22% visto che non è stata ancora tolta”. I costi di trasporto e anche di un minimo ricarico andrebbero a portare l'importo della mascherina, ovviamente, ad essere ben superiore ai 0,50 centesimi fissati dal Governo.

 

“Quello che potrebbe accadere – ha spiegato il presidente dei farmacisti trentini – è che chi ne ha una scorta in 'casa' deciderà di venderlo facendole pagare 60 centesimi, l'importo fissato dall'ordinanza più l'Iva, ma poi difficilmente penserà di fare un nuovo approvvigionamento visto che andrebbe a rimetterci”.

 

Le farmacie in queste settimane hanno acquistato le mascherine pagandole 1,30 euro fino ad arrivare a 1,50 euro. “E' facile accusare le farmacie e i farmacisti di sciacallaggio ma io stesso ho acquistato da aziende autorizzate mascherine a 1,45 euro e le rivendevo a 1,40 euro rimettendoci. E come me così hanno fatto tanti altri. Attenderemo la Protezione civile che ce le porti” ha concluso Bruno Bizzaro.

 

A lanciare l'allarme si questa questione è anche il Codacons con il presidente Carlo Rienzi che ha spiegato il possibile rischio che le mascherine vendute da farmacie e negozi in Italia prendano la strada di paesi esteri o del mercato nero, con conseguenti carenze di forniture a danno dei cittadini italiani.

 

Per il Codacons il Commissario Arcuri deve assicurare il rifornimento di mascherine presso le farmacie ad un prezzo massimo di 39 centesimi e imporre tale listino agli importatori, in modo da consentire la vendita al dettaglio ad un massimo di 50 centesimi senza far andare in perdita i venditori, a partire dalle farmacie. 

 

“La decisione di fissare un prezzo calmierato per l’acquisto delle mascherine sta generando confusione e tensione tra i farmacisti” ha spiegato anche la senatrice trentina Donatella Conzatti di Italia Viva. “Come è possibile fissare il costo delle mascherine a 0,50 euro – ha spiegato - se i farmacisti le acquistano dai grossisti almeno a 0,85 euro nella migliore delle ipotesi? Se sul mercato viene fissato un prezzo inferiore per un bene, bisogna adeguare il nuovo costo a tutta la filiera produttiva”.

 

Per la senatrice un prezzo imposto sottocosto, non renderà attrattive le mascherine prodotte in Italia, portando inevitabilmente farmacisti e commercianti ad acquistarle da altri Paesi, con il rischio che non siano conformi alla normativa UE. “Si distingua per tipologia e per conformità e si attribuisca un prezzo di vendita equo” ha concluso Conzatti.

 

Sulla questione è intervenuto proprio il commissario straordinario per l'emergenza Domenico Arcuri. “Con l'ordinanza – ha spiegato - io ho fissato il prezzo massimo di vendita al consumo delle mascherine chirurgiche. Non ho mai pensato di dover fissarne il prezzo massimo di acquisto”. I cittadini italiani, ha continuano, hanno diritto di proteggersi dal virus e “se proprio devono pagare per esercitare questo diritto, e se proprio devono sostenere un costo per proteggere la loro salute hanno diritto di pagare il prezzo giusto”.

 

Questione di mercato? “Il prezzo lo fa il mercato dicono gli economisti – ha affermato Arcuri in conferenza stampa - lo fa l'incontro tra domanda e offerta. Ed hanno ragione se il mercato ci fosse, se avesse, però, una struttura consolidata e ampia come quella della domanda”.

 

Per il commissario oggi il mercato italiano non è ancora pronto per fissare il prezzo giusto. “Non siamo arrivati – ha continuato - al momento in cui domanda e offerta possano allinearsi nel senso della equità e della relazione corretta tra costo e prezzo di questo importante dispositivo. Prima della crisi costava 0,08 centesimi. Sei volte di meno il prezzo massimo che abbiamo inteso di fissare”.

 

Ecco allora che in una situazione del genere, ha voluto chiarire ancora Domenico Arcuri, lo Stato deve mettere in campo delle azioni: produrre tutte le mascherine che può e distribuirle in maniera veloce, acquistare tutte le mascherine che trova e distribuirle oltre ad incentivare con ogni mezzo la produzione italiana.

 

“Pensare che l'idea di fissare un prezzo massimo – ha continuato - abbatta la capacità delle aziende italiane di produrle è superficiale”. E sul rischio che non si troveranno più mascherine in farmacia Arcuri ha concluso: “Non ce ne sarà più nessuna che costerà più di 0,50 euro”.

 

 

 

 

 

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