Coronavirus, una madre: ''In classe un bambino positivo ma le lezioni proseguono. Quella della Pat è una scelte incomprensibile. Io tengo a casa mia figlia''
La Provincia nelle scorse settimane ha previsto che per materne, primarie e medie le lezione siano sospese solo al secondo caso di positività riscontrato in classe. Una scelta che molti genitori stanno criticando

TRENTO. “Così non si può andare avanti, i provvedimenti messi in campo sono solo propagandistici. Nelle scuole ci sono regole assurde sui contagi e stiamo rischiando davvero”. Sono queste le parole che arrivano da una mamma di un alunno che frequenta la scuola elementare a Rovereto che ha deciso di contattare ildolomiti.it per raccontare un episodio avvenuto nelle scorse ore. Una situazione che già altri genitori avevano denunciato nelle scorse settimane. (QUI L'ARTICOLO)
“Una mamma – spiega – ci ha fatto sapere che suo figlio è risultato positivo e ora si trova ovviamente in quarantena. Da parte delle scuola o dall'azienda sanitaria non ci è arrivata alcuna comunicazione. In questo modo i bambini della classe possono tranquillamente andare a scuola senza alcuna limitazione e con il rischio, nel caso ci sia qualche altro contagiato asintomatico, di infettare gli altri e poi i loro genitori. E' vergognoso”.
Per quanto riguarda i contagi, in Trentino ci sono delle regole che sono state modificate lo scorso mese. Se in un primo momento bastava che uno studente fosse trovato positivo per isolare la classe, ora la sospensione automatica non scatta più per quanto riguarda materne, primarie e medie (le superiori sono in Dad da qualche settimana). Questo avviene solamente nel momento in cui arriva la segnalazione di un secondo positivo. Quindi se viene trovato un solo infetto, questo è posto in isolamento domiciliare ma tutti i suoi compagni proseguono le lezioni normalmente.
“E' una scelta vergognosa – ci spiega la madre – perché altri bambini potrebbero essere stati in contatto con il positivo ed essere asintomatici e quindi a loro volta contagiare altre persone. Nessuna misure di prevenzione o sicurezza certa. Questa situazione che ha creato il Trentino deve essere fatta conoscere anche a livello nazionale perché oltre alla mancanza di trasparenza dei dati si rischia, con le scuole. E ovviamente una volta che si sa quel che è successo in molti preferiscono, anche per senso di responsabilità, di tenere a casa il proprio figlio. Io ho deciso di tenere a casa la mia nei prossimi giorni”.
Parole, queste che vengono condivise anche da altri genitori che chiedono alla Provincia di cambiare la misure rendendole, in alcuni casi, più restrittive.