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La didattica a distanza un inferno per i ragazzi disabili, le famiglie: ''Nessuno ci ascolta. I nostri figli non possono essere abbandonati a loro stessi''
Sono molte le difficoltà nel rapportarsi con questa nuova modalità didattica. I genitori del gruppo “Disprassia EsistiAmo”: "Abbiamo proposto delle lezioni in presenza per piccolissimi gruppi ma nessuno ci ascolta''

TRENTO. “I nostri figli disabili sono stati dimenticati. C'è un silenzio assordante sulle tante difficoltà che stiamo incontrando con la didattica a distanza. Nessun ci vuole ascoltare”. E' questo il grido di aiuto che arriva da alcune famiglie trentine che fanno parte del gruppo di mutuo aiuto Ama che si chiama “Disprassia EsistiAmo”.
Sono famiglie che hanno figli di diverse età che frequentano scuole elementari, medie e superiori e ai quali è stata diagnostica la disprassia, l'autismo, il disturbo da deficit di attenzione o altre patologie. La pandemia ha investito anche loro. Come tutti gli studenti negli scorsi mesi sono stati costretti alla didattica a distanza che però si è trasformata ben presto in un vero e proprio inferno.
“Siamo molto preoccupati per come si sta nuovamente evolvendo la situazione – ci spiega una mamma del gruppo – perché se la prima ondata del virus che ha portato alla didattica a distanza era accettabile vista la gravità della situazione che ci ha investito in poco tempo, ora non lo è più perché si sarebbe potuto fare una programmazione migliore e una preparazione adeguata negli scorsi mesi”.
Invece non sembra che sia stato cosi. Le continue richieste dei genitori sono rimaste inascoltate. “La didattica a distanza non funziona per i nostri ragazzi – ci spiegano alcuni genitori – perché le videolezioni che vengono adottate dalle scuole portano a tante difficoltà alle quali però nessuno sembra pensare”. I ragazzi affetti da disabilità avrebbero bisogno di una persona che durante tutte le lezioni a distanza li seguisse e questo è impossibile. “Ma ci sono anche tanti altri problemi – ci dicono – perché difficilmente riescono a rapportarsi con questo genere di didattica e non stanno imparando nulla ma arrivano ad avere vere e proprie crisi”.
La paura, per le famiglie, è quella ora di dover affrontare un altro anno in questo modo. “Crediamo nella pericolosità di questo virus – spiegano – ed è giusto tutelare tutte le persone. Ma il silenzio assordante sui tanti problemi che stiamo affrontando non possiamo più sopportarlo”.
Le proposte per una didattica diversa non mancano. “I ragazzi con disabilità – concludono i genitori – potrebbero essere divisi in piccoli gruppi e fare lezioni in presenza. Vari insegnanti sono disposti a lavorare in questo modo. Noi non abbiamo un background di formazione per queste situazioni. I nostri figli non possono essere abbandonati a loro stessi”.