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Quattro territori ancora nella Fase-1 in Italia: c'è anche il Trentino e per il Corriere della Sera dal 4 maggio la situazione sarà ''altamente rischiosa''
Mentre il Trentino sembra seguire i territori vicini (ma con curve del contagio ormai molto più basse) sia per quanto riguarda le libertà individuali che sul piano del lavoro lo studio Gimbe elaborato in base alle medie nazionali di prevalenza e incremento percentuale dei casi (settimana 22-29 aprile) suggerisce altri scenari

TRENTO. Sono quattro i territori italiani che per la Fondazione Gimbe dal punto di vista dell'epidemia sono ancora nella Fase1 eppure proprio il Trentino si sta lanciando in riaperture e rapidi ritorni alla normalità seguendo l'esempio di territori confinanti ma con tassi di contagio molto più bassi (in alcuni casi prossimi allo zero). E così per il Corriere della Sera Provincia di Trento, Liguria, Piemonte e quasi fuori dal tunnel la Lombardia, sono le quattro zone d'Italia dove le restrizioni dovrebbero essere più forti.
Addirittura, per il Corriere della Sera, la Fase-2 annunciata dal Governo che partirà dal 4 maggio rischierà di far ripiombare questi quattro territori in ''una situazione altamente rischiosa''. Ma se in Piemonte anche gli amministrazioni sembrano ben consci di quel che sta accadendo, in Trentino ci sta muovendo al pari di territori già praticamente a contagio zero. Si stanno ricalcando le libertà individuali del vicino Alto Adige (che anche oggi presentava un rapporto contagi/tamponi più basso dell'1%) e si sta seguendo sul piano lavorativo l'esempio del Veneto senza, però, per esempio imporre l'uso della mascherina all'esterno come deciso da Zaia.
E così oggi, secondo giorno di via libera ad acquisto di cibo da asporto e quarto di passeggiate ammesse ovunque all'interno dei propri comuni, le strade era piene di persone e a Trento (QUI ARTICOLO) alcune con mascherina, altre senza, altre a metà, con mascherina a proteggere il mento.
''Le statistica - spiega il Corriere della Sera - fa emergere un’Italia a più velocità e dove la ripresa di attività economiche e contatti sociali potrebbe non rispecchiare il principio della massima prudenza raccomandato proprio dalla Ue: l’80% dei nuovi casi si concentra infatti in cinque regioni del nord che saranno prevedibilmente le stesse in cui la fase 2 metterà in movimento più persone. Lo studio di Gimbe ha di conseguenza lavorato su due indicatori: il numero di casi totali ogni 100.000 abitanti e l’incremento percentuale dei casi nell’ultima settimana''.
Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe spiega, quindi, che con le riaperture del 4 maggio e il conseguente ritorno al lavoro di quasi 4,5 milioni di italiani la risalita del contagio non si vedrà prima di due settimane e allora aprire tutto e subito (e soprattutto annunciarlo già adesso senza sapere se davvero si potrà fare) potrebbe provocare un effetto deflagrante intorno a metà maggio tale da rischiare lock down totali anche in estate. Ed è per questo che ''il decreto sulla fase 2 - spiega Cartabellotta al Corriere della Sera - rappresenta un inevitabile compromesso tra evidenze scientifiche ed interessi di altra natura. Con queste posizioni, modulare regole diverse secondo l’epidemiologia del contagio tra le varie Regioni avrebbe inevitabilmente fatto saltare il banco''.
Nel dettaglio è evidente la differenza abissale tra le due provincie gemelle Trentino e Alto Adige secondo le analisi Gimbe con dati quasi doppi per Trento rispetto a Bolzano


