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Coronavirus, sequestrato il laboratorio di Bolzano che aveva svolto i test su U-Mask, le "mascherine dei vip"
Il test sulla capacità di filtrazione di U-Mask, e cioè quello che aveva consentito di registrare la mascherina come dispositivo medico, di godere di agevolazioni fiscali e di finire in palcoscenici internazionali, era stato superato solo nel laboratorio bolzanino

BOLZANO. Il fatto è venuto alla luce grazie all’inchiesta del programma "Striscia la Notizia". Le famose mascherine U-Mask, utilizzate da politici, federazioni sportive e indossate da celebrità di ogni genere, non sarebbero sicure come sembra, anzi. Proprio per questo Clodia, il laboratorio di Bolzano che ha effettuato i test sulla capacità di filtrazione per conto di U-Mask, è stato posto sotto sequestro dai Nas.
I test dicono che la mascherina in questione filtrerebbe meno di una mascherina chirurgica, mentre l’azienda sul suo sito web propone addirittura paragoni tra la U-Mask e i dispositivi Ffp2 e Ffp3, sottolineando come i tre modelli siano sicuri pressoché allo stesso modo.
Sul sito, inoltre, si legge che i filtri contenuti all'interno delle mascherine avrebbero un’efficacia di 200 ore. Secondo quando spiegato a Striscia la Notizia dal dottor Barbone, direttore generale bpsec, la capacità di 200 ore di U-Mask farebbe riferimento alle capacità battericide, e non a quella di filtrazione. Cosa ben diversa.
U-Mask ha svolto la maggior parte dei test all’università di Bologna, come ad esempio quella di respirabilità. La prova di capacità di filtrazione, invece, nonostante l'università di Bologna fosse perfettamente attrezzata per svolgerla, è stata affidata dall'azienda al laboratorio Clodia di Bolzano del dottor Marchetti.
Il test principale delle prestazioni di U-Mask, quello che aveva consentito di registrarlo come dispositivo medico, di godere di agevolazioni fiscali e di finire in palcoscenici internazionali era stato superato solo in quel laboratorio.
La troupe di striscia si è così precipitata a Bolzano per approfondire cosa accadesse effettivamente nel laboratorio. Ma appena arrivata, si è imbattuta nei Nas che stavano apponendo i sigilli alla porta del laboratorio, sottoponendolo a sequestro penale.
Non vi era infatti nessuna autorizzazione lasciata dagli uffici dell’amministrazione provinciale al laboratorio Clodia, per cui risultava sconosciuto alla sanità altoatesina. Inoltre, il presunto responsabile tecnico, il dottor Marchetti, non risultava iscritto all’ordine dei biologi.
La procura di Milano sta svolgendo degli approfondimenti su U-Mask, mentre i Nas di Trento stanno svolgendo approfondimenti sul laboratorio di analisi Clodia.