
Narcotraffico, dai cartelli colombiani alla mafia [...]
.jpeg?itok=JzQywCv6)
Investito un capriolo lungo la Gardesana, l'animale [...]

Sfiorata la tragedia nel Garda: si tuffano in acqua [...]

Dramma in Alto Adige, rinvenuto il cadavere di Roland [...]

Le fiamme avvolgono una legnaia, distrutta l'auto [...]

Rinvenuto un cadavere in campagna, sul posto i [...]

Festival dell'Economia: tra polizia, carabinieri e [...]

Proseguono lungo l'Adige le ricerche del 64enne Roland [...]

Un masso piomba sulla strada, vigili del fuoco in azione [...]

Riciclaggio di denaro da narcotraffico, maxi operazione [...]
I femminicidi in Italia, gli “uomini nuovi” e il risveglio delle donne americane. Ferrario, volto storico della Rai al Dolomiti: “Sono sempre le donne a pagare il prezzo più alto”
Alla Bookique di Trento, martedì 21 settembre alle 18 e 30, si terrà l'ultimo incontro della Rassegna Generazione 2021 alla quale parteciperà, oltre che Carlotta Vagnoli anche lo storico volto della Rai Tiziana Ferrario, che al Dolomiti spiega: "Un uomo violento si può trovare a tutte le età e a tutti i livelli sociali"

TRENTO. Farfalle libere, oppure imprigionate in modelli culturali e sociali arcaici? L’ultimo incontro della Rassegna Generazioni 2021 si chiuderà martedì 21 settembre alle 18.30 nell’anfiteatro della Bookique di Trento. Il titolo dell’incontro è “Farfalle libere? Donne, democrazia e pari opportunità”. Il tema, quanto mai attuale visti gli 83 femminicidi perpetrati da inizio anno, sarà affrontato da Carlotta Vagnoli, sex columnist, scrittrice e attivista, assieme a Tiziana Ferrario, giornalista, conduttrice e volto storico della Rai. Il dibattito sarà trasmesso anche sul canale Youtube di Generazioni; l’ingresso è gratuito ma è necessaria la prenotazione. Ferrario è entrata in Rai nel 1979. È stata la prima donna a condurre l’edizione serale del Tg1, negli anni Ottanta, oltre che inviata all’estero in molte zone calde del pianeta, tra cui Pakistan, Iran, Arabia Saudita, Libano, Siria e Yemen.
Ferrario, i femminicidi avvenuti negli ultimi giorni e l’affermazione di Barbara Palombelli in merito alle “donne esasperanti” hanno riaperto una questione mai chiusa nel nostro Paese…
Io credo che ci sia un problema serio. Viviamo immersi in una cultura maschilista, e moltissime persone sono inconsapevoli di esserci immerse. Si danno per scontati comportamenti che invece sono sbagliati. Non si è neanche più consapevoli di essere di fronte a comportamenti violenti e umilianti, proprio perché siamo stati abituati a vivere in un contesto in cui alle donne viene dato un ruolo, agli uomini un altro. Nonostante si stia riflettendo da anni sul problema, quanto accaduto ci dimostra che c’è ancora un grosso lavoro da fare per cambiare questo Paese. Il problema dei femminicidi c’è ovunque, ma sicuramente l’Italia è tra i Paesi con una maggiore emergenza, perché altrimenti non ci troveremmo a discutere ogni due giorni di donne di età diverse uccise nella maggior parte dei casi dall’ex fidanzato, dal marito o dal compagno. Va fatto un lavoro nelle scuole, da quando i bambini e le bambine sono piccoli. Credo che si debba agire soprattutto sui più giovani perché, da quando ci sono i social, ci sono delle grosse trappole in agguato. Ci sono ragazze che vengono controllate dai loro fidanzatini adolescenti proprio attraverso i social, che oggi ti consentono di avere il pieno controllo di una persona, e che scambiano questo controllo per amore. In realtà è il primo segnale del possesso, di come il rapporto sia malato. Oggi non ci troviamo quindi a dover affrontare solamente un modello culturale vecchio, in cui gli uomini sono cresciuti abituati ad avere molti privilegi e a essere al centro del nucleo familiare. C’è anche il rischio che questo schema venga replicato con strumenti moderni, e non bisogna permetterlo. Le ragazze e le donne di tutte le età devono essere consapevoli che la propria autonomia e la propria indipendenza è prioritaria su tutto, anche su un amore malato – e sottolineo malato - che vuole togliere l’indipendenza. Non esiste una persona che ti ama e che per questo ti vuole togliere l’autonomia. Se qualcuno vuole negarti l’indipendenza, non ti ama.
Nel libro “Uomini, è ora di giocare senza falli” (Chiarelettere, 2020), propone dei modelli di mascolinità diversi…
Io li ho chiamati “uomini nuovi”, perché sono uomini che si comportano in maniera diversa e che dicono cose diverse dagli uomini maschilisti, che credono nelle pari opportunità e che non si vergognano a definirsi femministi. All’estero si incontrano facilmente, anche tra gli altri livelli, come Barack Obama, Justin Trudeau e Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione Europea, il quale mi ha detto: “Non sopporterei che mia figlia avesse meno tempo per leggere un libro di mio figlio”. Trovare un politico che si definisca femminista, in Italia, è difficile. È un tema scomodo, e non si capisce perché, vista l’emergenza che abbiamo di continui femminicidi. Avere uomini che abbiano il coraggio di dire a voce alta “Io sono femminista” è molto difficile nel nostro Paese. Dovrebbero esporsi di più.
Tra i personaggi che ha citato nel libro c’è anche Achille Lauro…
È un personaggio popolare che prende in giro l’immagine del “macho” e che gioca con l’idea di mascolinità. Ho fatto una riflessione sul fatto che propone un’idea di uomo non machista pur venendo dal mondo dei rapper, nel quale a volte ci sono addirittura dei video in cui le donne sono legate. È chiaro poi che dietro ci sarà un percorso di marketing e una scelta commerciale. Però io non mi scandalizzo che ci sia una scelta commerciale se questo serve a mettere in discussione una scelta machista anche nel mondo della musica, che è comunque uno strumento che arriva alle persone. Lo vedo come un personaggio “diverso”, ma non ho mai avuto modo di parlarci direttamente.
È stata anche inviata negli Stati Uniti, dove ha seguito “il risveglio delle donne ai tempi di Trump”, espressione che compare nel titolo di un altro suo libro…
Durante la campagna elettorale del 2016, le donne avevano incominciato a innervosirsi, a essere preoccupate. Si rendevano conto che il linguaggio di Trump era molto machista, così come i suoi atteggiamenti verso Clinton, candidata donna. Una grossa fetta dell’elettorato femminile americano ha cominciato a vedere messi in discussione una serie di diritti che prima dava per scontato. In quel periodo vivevo in America e, quando tornavo in Italia, notavo una sonnolenza rispetto al fermento delle donne americane. Sonnolenza che permane tuttora. Sicuramente Trump ha incentivato l’attivismo delle donne americane, che hanno reagito cominciando a fare politica. Non è un caso che alle successive elezioni del Congresso siano arrivate tante donne e tante minoranze etniche. La sconfitta di Clinton è servita a rinvigorire la voglia delle donne di partecipare. Le americane hanno iniziato a fare un percorso in difesa dei loro diritti: hanno cominciato a riunirsi, riflettere e fare squadra insieme per dare una risposta forte a chi aveva messo in discussione quegli stessi diritti. Quel che ho capito andando in giro per il mondo, infatti, è che sono sempre le donne a pagare il prezzo più alto, soprattutto nei contesti di guerra. Sono loro che devono gestire maggiormente i traumi delle crisi umanitarie. Ho visto anche com’è facile perdere i diritti acquisiti, come nel caso dell’Afghanistan. L’Afghanistan oggi ci sembra una cosa lontanissima, così come, fino a qualche tempo fa, sembrava impossibile che dopo vent’anni ritornassero i talebani, che per prima cosa hanno tolto il diritto allo studio, alla libertà e al lavoro alle donne. Quello che succede in Afghanistan, però, può accadere anche qua, anche se in modo diverso, perché le battaglie politiche vengono troppo spesso condotte sul corpo delle donne, limitando la loro libertà di scelta.
Cosa dovrebbero fare, quindi, le donne e le ragazze italiane?
Se fossi una “ragazza del 2021” non darei per scontato niente e mi impegnerei molto in difesa dei miei diritti. Starei molto attenta a come uso i social e non parlerei dei femminicidi come di qualcosa che non mi riguarda, perché un uomo violento si può trovare a tutte le età e a tutti i livelli sociali. La violenza sulle donne coinvolge tutti: è presente anche nelle famiglie borghesi, dove ci sono persone che apparentemente hanno una grande rispettabilità.