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Turni lunghi e trasferimenti per coprire le carenze di personale, la drammatica situazione degli infermieri trentini. Pedrotti: ''Da no-vax e tagli conseguenze gravi"
I tagli degli scorsi anni al sistema sanitario sono stati un fallimento con conseguenze drammatiche ed ora questa situazione va a sommarsi alle sospensioni dei no-vax. Venerdì l'Opi ha sospeso, come previsto dalla legge, altri 82 infermieri
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TRENTO. Infermieri spostati da un settore all'altro, turni che si allungano sempre di più e la necessità di mantenere alti gli standard sia di sicurezza che di qualità delle prestazioni offerte negli ospedali e nelle Rsa del Trentino. E' una situazione difficile quella che si sta vivendo in Trentino dove, a partire dalle scorse settimane, sono iniziate le sospensioni del personale infermieristico che non si è vaccinato. Una situazione che va ad unirsi assieme alla già difficile realtà di questo lavoro con carenze che si trascinano da anni e che mai come in questi mesi si stanno ancora di più facendo sentire.
“Dopo questo ultimo anno e mezzo abbiamo visto e toccato con mano che i tagli degli scorsi anni al sistema sanitario sono stati un fallimento con conseguenze drammatiche. Gli organici sottodimensionati rispetto a quanto raccomanda la letteratura, già da prima della pandemia, in particolare in contesti che accolgono pazienti ad alta complessità e criticità assistenziale (Rsa, medicina, geriatria, terapie intensive, territorio) impattano sulla qualità dell’assistenza e sul benessere lavorativo dei professionisti ed operatori sanitari. In questi giorni, le prime sospensioni per inosservanza dell’obbligo vaccinale di professionisti sanitari e Oss, hanno acuito le difficoltà croniche in alcuni contesti e palesato un sistema sempre più in difficoltà. Situazione contingente che ha portato necessariamente a prendere decisioni problem solving, improvvise, anziché decidere all’interno di una programmazione di medio – lungo periodo” spiega a ilDolomiti il presidente dell'Ordine degli Infermieri, Daniel Pedrotti. Per lui e per l'intero consiglio dell'ordine sono mesi non semplici stretti tra l'impegno nel raccogliere le difficoltà che stanno affrontando i tanti infermieri sul campo e dall'altro rapportarsi con le istituzioni per riuscire a trovare delle soluzioni.
L’Ordine nei giorni scorsi ha preso atto dell’accertamento di inosservanza dell’obbligo vaccinale del Dipartimento di Prevenzione dell'Azienda Sanitaria, comunicando la sospensione dall’esercizio della professione infermieristica a 40 infermieri dipendenti Apss. In questi giorni sono avvenute alcune revoche della sospensione di alcuni che responsabilmente si sono vaccinati. Venerdì sera sempre il Consiglio Direttivo ha preso atto di un ulteriori accertamenti di inosservanza dell’obbligo vaccinale del Dipartimento di Prevenzione, procedendo alla sospensione dall’esercizio della professione infermieristica, come stabilito dalla legge, di 82 infermieri, fra cui una quindicina lavorano in Rsa, alcuni nelle strutture private convenzionate, alcuni libero professionisti e molti sono infermieri non attivi (pensionati, trasferiti all’estero), che non impatteranno sul sistema sanitario provinciale.
Sono numeri che contano e che vanno a impattare in reparti e in strutture dove il sistema è già all'osso e anche solo la mancanza di una persona rischia di mandare in tilt l'intera organizzazione.
“Come Ordine delle professioni infermieristiche – spiega il presidente Daniel Pedrotti - non accettiamo decisioni che implicano la riduzione delle dotazioni infermieristiche e di personale di supporto – Oss, lo spostamento in urgenza di infermieri da un contesto ad un altro e un utilizzo interscambiabile del personale”. Dotazioni infermieristiche adeguate sono garanti di sicurezza e qualità delle cure, come anche le competenze specialistiche ed esperte degli infermieri sviluppate con la formazione e l’esperienza in una specifica area clinica. Lo spostamento da un’area ad un’altra dell’infermiere deve essere accompagnata da un percorso di inserimento strutturato che permetta al professionista di sviluppare le competenze specifiche per assistere in sicurezza i bisogni sanitari dei pazienti in quello specifico setting di cura.
“Lo abbiamo visto – spiega Pedrotti - anche durante la pandemia che le organizzazioni ricercavano infermieri con competenze specialistiche, ad esempio in terapia intensiva, nelle cure domiciliari. E’ inaccettabile per la sicurezza dei cittadini e per la dignità della professione infermieristica anche un utilizzo intercambiabile di infermieri e Oss. Ognuno - è evidente - ha un ruolo fondamentale nell’assistenza, ma l’infermiere è il professionista laureato responsabile dell’assistenza del cittadino, che spesso ha competenze specialistiche acquisite con laurea magistrale, master e corsi universitari di perfezionamento, mentre l’Oss è la figura, ri-sottolineo fondamentale nell’assistenza, di supporto”.
Oggi è quanto mai importante investire sul sistema sanitario e questo significa a sua volta investire sulla salute dei cittadini, significa investire sugli infermieri e su tutte le professioni sanitarie che ne sono la colonna portante, sostenendole e valorizzandole.
“Paghiamo – continua ancora il presidente dell'Opi - un'organizzazione miope degli ultimi 20 anni. E' necessario sviluppare una sanità moderna e innovativa. Siamo arrivati al punto che non possono farlo la politica o i tecnici da soli: serve un patto sociale tra infermieri e le altre professioni sanitarie, cittadini e istituzioni. E’ necessario potenziare il territorio e riorganizzare il sistema delle Rsa. Pur nella buona gestione, questa emergenza ha messo allo scoperto una forma disumana con cui la nostra società gestisce gli anziani e un grave sottodimensionamento delle competenze infermieristiche a fronte di bisogni sanitari sempre più complessi dei residenti nelle Rsa”.
La valorizzazione degli infermieri e le sfide future che si dovranno affrontare sono anche i temi affrontati dall’Assemblea annuale dell’Opi della Provincia di Trento, che conta 4578 iscritti, tra infermieri e infermieri pediatrici. Sfide importante in una situazione, come già detto, difficile. In primis la presa in carico e la tutela delle fasce più fragili della popolazione, in particolare le persone con patologie croniche, che sono in progressivo aumento. Servono risorse e dotazioni adeguate. “Tutte sfide nelle quali l’infermiere giocherà un ruolo cruciale, anche grazie a uno sviluppo sempre maggiore delle proprie competenze cliniche, relazionali, formative e organizzative” spiega Pedrotti.
“Gli infermieri – continua – sono sempre più consapevoli di quanto possano incidere, con la loro professionalità, sulla salute del cittadino. È necessario, quindi, garantire le condizioni affinché possano esercitare in sicurezza la professione, valorizzare le loro competenze, avere possibilità di sviluppo di carriera e inquadramenti coerenti con le responsabilità, anche a livello direzionale strategico. E’ necessario riconoscere le funzioni esperte e specialistiche agli infermieri, valorizzandoli professionalmente ed economicamente”.
QUI I NUMERI DEGLI INFERMIERI IN TRENTINO
Gli infermieri sono la professione sanitaria più rappresentata: nel mondo se ne contano 22 milioni, in Italia oltre 455 mila, in Trentino 4.578 sono quelli iscritti all’Ordine provinciale, di cui 49 infermieri pediatrici (1,1% del totale). Nell’annualità 2020-2021 (dal 1° gennaio 2020 al 31 agosto 2021) si sono registrate 251 nuove iscrizioni e 175 cancellazioni (171 di infermieri e 4 di infermieri pediatrici), con un bilancio totale che segna +76 iscritti.
Il numero di donne infermiere supera abbondantemente quello degli uomini (3.849 contro 729, dunque 84% a fronte del restante 16%), con la fascia di età prevalente che risulta essere quella dei 46-50 anni (800 infermieri, il 17,47%). Seguono la fascia 51-55 (715, 15,6%), quella 56-60 (556, 12,1%) e quella 26-30 (552, 12,05%). Numero più basso nella fascia d’età over 66 (179, 3,91%), mentre i giovani tra 21 e 25 anni sono 233 (5,09%). Prevalentemente si tratta di infermieri italiani (4.236, il 92,53% del totale), con una parte provenienti da altri Paesi europei (277, il 6,06%) ed un numero molto basso di extracomunitari (65, l’1,41%). Infine, si stima che i liberi professionisti siano 177, mentre il dato più alto riguarda gli infermieri dipendenti dall’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari: 2984, ovvero il 65,2% del totale; infermieri dipendenti delle RSA sono 889 (19,41%). In Provincia di Trento si stima un rapporto di 7,8 infermieri / 1000 abitanti.