
Esce per una passeggiata e non fa più ritorno a casa: [...]

Scoperto un 'allevamento degli orrori' (VIDEO), dentro [...]

Drammatico schianto tra una moto ed un furgone: morto un [...]

Le mani della 'Ndrangheta nel commercio dei prodotti [...]

"Gli incivili hanno 'scaricato' nel biotopo spazzatura di [...]

Tragedia della strada: perde il controllo della moto in [...]

''Addio, hai lottato fino all'ultimo", una valle in [...]

Violento frontale all'alba: la vittima è Natalino [...]
_3 (3) (2).jpg?itok=yOl0WspS)
Esce di strada con la moto e perde la vita: la vittima è [...]

Violento scontro fra auto e camion, una persona rimane [...]
Vaccini, Alto Adige sempre più ultimo per copertura in Italia (staccato quasi del 10% rispetto alla media nazionale) e si torna a parlare di zona gialla
C'è preoccupazione in provincia di Bolzano per le alte percentuali di ''no-vax'' presenti tra la popolazione. Dal 15 ottobre potrebbero essere circa 100.000 i lavoratori che dovranno sottoporsi ogni 2/3 giorni al tampone nasale a pagamento. Kompatscher: ''Difficilmente si riuscirà a dare una risposta a tale grande richiesta senza la collaborazione delle aziende e di coloro che sono interessati ''

BOLZANO. Alto Adige sempre più fanalino di coda per quanto riguarda la campagna vaccinale e da previsioni rischia di essere uno dei territori più a rischio chiusura, proprio per questa ragione. In compenso i ''no-vax'' altoatesini faranno le fortune delle aziende che producono tamponi visto che per lavorare, dal 15 ottobre in poi, sarà obbligatorio il green pass. In questo senso il presidente della Provincia Kompatscher ha spiegato all'Ansa che con i numeri di oggi (oltre 100.000 lavoratori sarebbero senza vaccino in Alto Adige) "difficilmente si riuscirà a dare una risposta alla grande richiesta di tamponi che si prevede ci sarà dopo il 15 ottobre se non in collaborazione con le aziende e con tutti coloro che sono interessati".
La Provincia di Bolzano ad oggi può contare solo sul 62,2% della popolazione coperta dalle due dosi di vaccino e sul 66,6% che ha fatto almeno la prima dose contro una media nazionale che è rispettivamente del 71,1% e del 75,8%. Dati bassissimi quelli altoatesini sempre più lontani anche dagli altri due territori che hanno da subito zoppicato per la campagna vaccinale e che sono Sicilia e Calabria. Le due regioni del Sud possono contare la prima sul 64,7% di popolazione con due dosi e sul 69,3% con almeno una dose e la seconda sul 64% di due dosi e il 69,4% di due dosi. Il vicino Trentino, che per buona parte di campagna ha faticato, soprattutto all'inizio, oggi è sempre più in linea con i dati nazionali potendo contare su un 68,8% di popolazione con due dosi e il 74,7% con almeno una dose.

Male anche per quanto riguarda la popolazione over50 che non ha ricevuto nemmeno una dose. Gli studi Gimbe evidenziano che l'Alto Adige, con il 15,5% di residenti appartenenti a questa fascia senza vaccino, è penultimo. Peggio fa solo la Calabria (15,7%) e prima della Sicilia (15,2%). La media nazionale è al 10% e il Trentino è al 10,3%.
"Anche se si prevede un aumento delle persone che si vaccineranno di qui al 15 ottobre - ha proseguito Kompatscher - possiamo già immaginare che saranno tante le persone che, non avendo fatto il vaccino, dovranno fare il tampone due se non tre volte la settimana per potersi recare sul luogo di lavoro". E se pare davvero incredibile che esistano delle persone disposte a farsi il tampone nel naso tre volte alla settimana, pagando, pure, per chissà quanto tempo pur di non farsi una semplice puntura al braccio approvata dalla scienza internazionale, già eseguita da qualche miliardo di persone che rappresenta un gesto di sicurezza per sé stessi e di solidarietà verso gli altri, l'Alto Adige ora entra nelle regioni a ''rischio'' cambio colore.

Al riguardo, sempre all'Ansa, Kompatscher ha spiegato che "la situazione è piuttosto stabile e potrei dire 'purtroppo'. Abbiamo non pochi ingressi in terapia intensiva ed il numero totale dei ricoverati non è aumentato solo perché ci sono anche le uscite. Si tratta spesso di persone relativamente giovani e, attualmente, non vaccinate. Se il numero di queste persone dovesse ancora aumentare, aumenterà anche il rischio di passare ad un'altra classificazione, ma per ora non è così".