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Al carcere di Spini ci sarebbe posto solo per 240 detenuti ma invece ce ne sono 343. In una struttura sovraffollata mancano pure 40 poliziotti

Nonostante le promesse del Ministero della Giustizia la situazione di sovraffollamento all’interno del carcere di Spini di Gardolo a Trento sta peggiorando: sono 343 i detenuti presenti, oltre un centinaio in più di quelli previsti. Nel frattempo i suicidi nelle carceri italiane sono arrivati a 67

Foto associazione Antigone
Di Tiziano Grottolo - 12 ottobre 2022 - 12:18

TRENTO. Che al carcere di Spini di Gardolo a Trento ci siano dei seri problemi di sovraffollamento è cosa nota. Così come è noto che nella struttura gli agenti di polizia penitenziaria presenti siano meno rispetto a quelli previsti. Ora, grazie alla risposta ottenuta dal consigliere del Movimento 5 Stelle Alex Marini, si scoprono i numeri di questa emergenza cronica.

 

La casa circondariale di Trento infatti era stata pensata per accogliere 240 detenuti questi però sono ben 343 (307 uomini e 36 donne), cioè oltre un centinaio in più rispetto a quelli previsti. Ad agosto di quest’anno invece le persone incarcerate in soprannumero erano circa un’ottantina quindi la situazione è persino peggiorata.

 

Come già anticipato non va meglio dal punto di vista del personale che deve garantire la sicurezza del carcere. Le regole (calcolate però su 240 detenuti) prevederebbero la presenza di 3 funzionari, 27 ispettori, 65 sovrintendenti e 132 agenti per un totale di 227 unità, eppure, il personale della polizia penitenziaria della struttura si ferma a 189 unità: 2 funzionari, 10 ispettori, 9 sovrintendenti e 168 agenti.

 

“Queste carenze – argomenta il presidente della Provincia Maurizio Fugatti – si riflettono inevitabilmente sulle condizioni lavorative del personale”. Anche i detenuti pagano le conseguenze del sovraffollamento. In molti hanno problemi di salute mentale e di tossicodipendenza (circa un terzo) che non sono seguiti adeguatamente perché mancano dei servizi adeguati. Inoltre mancano gli educatori che sono indispensabili per promuovere il reinserimento dei detenuti una volta usciti dal carcere.

 

Come denuncia l’associazione Antigone, nel 2022, i suicidi nelle carceri italiane sono arrivati a 67 fra cui 5 donne, l’ultimo caso solo pochi giorni fa nella casa circondariale di Verziano a Brescia. Dal Ministero della Giustizia arrivano rassicurazioni e promesse ma alla prova dei fatti queste vengono quasi sempre disattese. Da tempo il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella, chiede riforme urgenti “perché – spiegava – i suicidi registrati quest’anno hanno raggiunto numeri ancor più allarmanti e il cronico sovraffollamento delle carceri non può più essere ignorato”.

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