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Covid, i presidi contro la Provincia: “Regole poco chiare e contraddittorie, siamo dirigenti scolastici non sanitari”
Fra regole in contrasto tra loro e le classi in quarantena che aumentano, i presidi denunciano le difficoltà del mondo della scuola: “La situazione per quanto riguarda la gestione della dad è ancora confusa, le indicazioni non sono chiare e in certi casi persino contraddittorie”

TRENTO. I contagi non si arrestano e le classi che finisco in quarantena aumentano. È un trend costante quello che vede molti alunni passare dalle lezioni in presenza alla didattica a distanza. Con i dati aggiornati al 26 gennaio sono 504 le classi finite in quarantena a causa del Sars-Cov-2. Come se non bastasse le regole e le direttive cambiano fin troppo di frequente delegando il più delle volte molte delle incombenze agli stessi istituti.
“La situazione per quanto riguarda la gestione della dad è ancora confusa, le indicazioni non sono chiare e in certi casi persino contraddittorie”, dichiara Paolo Pendenza, al vertice dell’associazione nazionale presidi per il Trentino. La richiesta che viene dagli istituti infatti è quella di una semplificazione delle procedure che però, ha detta di Pendenza, non arriva. Anzi, “sembra vero il contrario”.
Fra i problemi riscontrati dai presidi i contrasti fra le varie norme. “Nell’ordinanza si dice che le classi vanno in dad con i tamponi positivi che vengono mandati dall’Apss, invece nei giorni scorsi è arrivata una nota del dipartimento Istruzione dove si sostiene si possono utilizzare anche i tamponi positivi che arrivano dai genitori. Di fatto abbiamo una norma di rango superiore come l’ordinanza in contrasto con la circolare”.
I problemi però riguardano anche il rientro dei guariti. “Non è chiaro cosa si debba fare, le famiglie dovrebbero produrre un’autocertificazione di un tampone negativo e mandarla assieme alla carta d’identità dello studente ma questo va contro le norme sulla privacy”. In sostanza tutte queste incombenze si ripercuoto sul sistema scuola e in particolare sui dirigenti. “Non abbiamo mai dovuto affrontare una situazione simile ma sono compiti che non spetterebbero nemmeno a noi, siamo dirigenti scolastici non sanitari. Di fatto ci dobbiamo occupare di queste faccende perché l’Azienda sanitaria non funziona come dovrebbe, inoltre dobbiamo farlo con regole poco chiare e contraddittorie”.
Sullo sfondo ci sono le difficoltà legate alle supplenze. Fra insegnanti in malattia e personale sospeso perché non vaccinato alla scuole mancano tra i 500 e i 600 docenti. “Facciamo il possibile ma anche questo lavoro si aggiunge alle altre difficoltà, non sempre è facile trovare dei supplenti”, conclude Pendenza. Le maggiori criticità si registrano soprattutto per trovare maestri delle elementari e per le materie tecniche alle superiori, come l’informatica.