Movida, ''Avviato un monitoraggio sulla rumorosità", il sindaco di Trento sulle sentenza della Cassazione che impone il risarcimento ai Comuni
La sentenza della Cassazione obbliga i Comuni a risarcire i danni se i rumori della movida sono troppo forti e invadenti. Il sindaco di Trento: "Pubblicata ordinanza di divieti e obbligo di steward. Alla luce di questa sentenza spero che le associazioni studentesche capiscano che quando si interviene con misure restrittive non è per punizione o per 'desertificare' il centro storico"

TRENTO. "Dobbiamo ancora leggere la sentenza ma tra richiesta danni, che sempre possibile, e condanna c'è tutta la fase di accertamento", queste le parole di Franco Ianeselli, sindaco di Trento, con riferimento alla recente sentenza sulla movida. "C'è una contraddizione nella quale il legislatore ha liberalizzato orari e aperture dei locali e se dovesse succedere qualcosa a rispondere sono i Comuni".
Se i rumori dovuti alla movida sono troppo forti e invadenti, quindi nocivi per la salute di chi abita nelle vicinanze, e non viene garantito il rispetto alle norme di quiete pubblica, il Comune ha il dovere di pagare i danni. La sentenza è stata emessa dalla Cassazione a cui si è rivolta una coppia che vive nel centro storico di Brescia.
Un provvedimento che costituisce un precedente, il danno economico per i Comuni potrebbe essere enorme, il commento di Michele De Pascale, presidente dell'Unione delle Province d'Italia. "La condanna non è automatica e questo provvedimento conferma altri provvedimenti del passato per garantire, giustamente, il diritto a una vita familiare serena", aggiunge il primo cittadino di Trento. "A ogni modo noi mettiamo in campo tutte le azioni necessarie, anche se non è sempre semplice trovare un equilibrio tra libertà d'impresa, diritto al riposo e diritto alla socialità".
Si fatica a trovare una soluzione. A fine maggio, per esempio, un'esercente del centro di Trento è intervenuta per lamentare i "risultati" di un week end di movida nel capoluogo: un lunedì mattina trascorso a pulire vomito, segni di pedate sulle vetrate e urina (Qui articolo). Con l'avvio dell'estate, la settimana scorsa il Comune è pronto a riproporre l'ordinanza di divieto di consumo e detenzione di bevande, alcoliche e non, fuori dai plateatici, e altre misure tra vicolo Santa Maria Maddalena, via Dietro le Mura B, via Ferruccio, via Marchetti e vicolo San Pietro per cercare di limitare e per contrastare i disagi, gli schiamazzi, l'abbandono di rifiuti e il disturbo della quiete pubblica.
"Il provvedimento vale nelle giornate di mercoledì, venerdì e sabato. Un'altra azione è quella di riproporre l'obbligo di steward, professionisti che possano gestire l'afflusso e gli assembramenti all'esterno dei locali. C'è poi l'autoregolamentazione dei locali e da gennaio dell'anno scorso è inoltre in vigore il regolamento di convivenza e la Questura invia pattuglie, quindi c'è anche la presenza delle forze dell'ordine. Una novità è che abbiamo avviato un monitoraggio della rumorosità per avere dati oggettivi".
Insomma, l'amministrazione comunale prova a trovare soluzioni in grado di accontentare tutte le parti in causa. "Non è semplice", evidenzia Ianeselli. "Alla luce di questa sentenza spero che le associazioni studentesche capiscano che quando si interviene con misure restrittive non è per punizione o per 'desertificare' il centro storico, come quando abbiamo disposto la sospensione temporanea dei locali e l'abbassamento delle saracinesche, quanto perché c'è una giurisprudenza importante e si lavora per trovare un bilanciamento tra imprese, diritto al riposo e socialità. E serve la collaborazione di tutti".
La movida in centro storico non rappresenta, però, attualmente il problema principale per palazzo Geremia. "Le difficoltà maggiori sono in zona Tridente per la rumorosità di un esercente e per la frequentazione del locale. L'area è attenzionata e sono in corso azioni importanti", conclude Ianeselli.