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Serve una frequentazione etica della montagna, “non diventi un parco giochi”. Dopo la tragedia della Marmolada ecco il manifesto di guide, soccorritori e alpinisti
L'iniziativa è stata lanciata dalle Guide Alpine del Veneto e ha visto poi la sottoscrizione anche del Cai e Cnsas Veneto. "Un Manifesto etico delle guide, figlio dell’esigenza di dare una cornice di senso alla catastrofe appena successa e della voglia di onorare così la memoria dei colleghi scomparsi” ha spiegato il presidente delle Guide Alpine Marco Spazzin

BELLUNO. “Il turismo si deve fermare quando diventa un fattore di stress per le popolazioni (umane e non umane) locali, e quando rappresenta una minaccia per la qualità della vita dei residenti e per la capacità di perpetuarsi dei servizi ecosistemici”. È questo uno degli importanti punti che sono contenuti in quello che è stato definito “Manifesto Etico” che è stato sottoscritto dal Collegio regionale veneto delle Guide alpine, insieme al Cai e al Cnsas del Veneto e promosso in un evento che è stato realizzato nei giorni scorsi ad Alleghe per ricordare le undici vittime nella tragedia avvenuta il 3 luglio in Marmolada.
“Gli eventi del 3 luglio in Marmolada hanno scosso profondamente tutti noi, e la scomparsa di due colleghi in quelle circostanze è certamente un evento a cui nessuno di noi era preparato” ha spiegato il presidente delle Guide Alpine del Veneto Marco Spazzini, “nei giorni immediatamente successivi, quando il bilancio della tragedia stava diventando chiaro a tutti, è nato su iniziativa di Lucia Montefiori – il nostro segretario - un Manifesto etico delle guide, figlio dell’esigenza di dare una cornice di senso alla catastrofe appena successa e della voglia di onorare così la memoria dei colleghi scomparsi”.
Il manifesto è composto da 5 principi su cui le guide alpine ispirano il proprio lavoro. Un Manifesto delle guide e per le guide ma aperto alle sottoscrizioni esterne da parte di ogni ente o singolo che ritenga di identificarsi nei valori che vi sono espressi. Il Cai Veneto e il Cnsas regionale hanno immediatamente aderito all’iniziativa.
Nel primo punto del Manifesto guide, soccorritori e alpinisti rivendicano “il diritto universale alla frequentazione libera degli ambienti naturali". Quella libertà che dopo la tragedia della Marmolada era stata in qualche modo messa in discussione. “Chi decide di frequentare gli ambienti naturali – viene riportato nel primo punto del manifesto - ne accetta i rischi e se ne assume la responsabilità: riconosciamo che nessuno può garantire la sicurezza totale in un ambiente incontrollabile e caratterizzato da rischi oggettivi, ma sappiamo anche che i rischi soggettivi possono essere ampiamenti mitigati dalla conoscenza del territorio, dall’acquisizione di competenze e dal sapere che viene dall’esperienza”.
Nel secondo viene invece riportato il rifiuto della visione politica della montagna ridotta a parco giochi, a infrastruttura di svago regolamentata. “È importante che si diffonda la consapevolezza del fatto che nessuno può avere il controllo di fattori stocastici: non i sindaci, non il soccorso alpino, non le guide. Gli ambienti naturali sono dinamici e in costante evoluzione: chi non è disposto ad assumersi la responsabilità, con consapevolezza, del contatto con la natura, deve fare autocritica e rinunciare alla frequentazione di questi ambienti”.
C'è poi, nel terzo punto, il tema dei cambiamenti climatici, indicato come fattore di complessità crescente degli ambienti naturali. “Sappiamo che in questi ambienti in evoluzione sono sempre più frequenti episodi inediti ed estremi. Come guide ci impegniamo a continuare la nostra formazione sul tema e a fare opera di educazione e divulgazione tra i nostri clienti: diffondere la conoscenza sui fattori di adattamento e mitigazione è un atto di responsabilità verso le generazioni future”.
Nel quarto punto si parla di “impatti ambientali del turismo” e dell'impegno degli operatori a promuovere una frequentazione etica e responsabile degli ambienti naturali. Il turismo, viene spiegato, “si deve fermare quando diventa fatto di stress per le popolazione locali e quando rappresenta una minaccia per la qualità della vita dei residenti e per la capacità di perpetuarsi dei servizi ecosistemici”. Come operatori turistici, viene riportato nel quarto punto “sentiamo l’esigenza di lasciare la nostra impronta sul mercato, incentivando modalità di fruizione che non consumino il territorio, e che siano rispettose dell’ambiente”.
L'ultimo punto del manifesto è un appello alla partecipazione, ritenuta “fondamentale per governare nel modo migliore la complessità in evoluzione dei territori di montagna”.
