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Geremia Gios scende in campo ma trova solo Borga con Kaswalder. Il centrodestra non sembra interessato

Il professore lancia un'iniziativa "né di destra né di sinistra" per il futuro governo del Trentino: "Butto lì delle idee e se qualcuno vuole starci si faccia avanti". Ma per ora stanno tutti fermi

Di Donatello Baldo - 25 marzo 2018 - 11:38

TRENTO. Scende in campo anche Geremia Gios per le prossime elezioni provinciali. Il direttore del Dipartimento di Economia dell'Università di Trento ha pagato di tasca propria una pagina dei giornali locali per far pubblicare il suo manifesto. "Non sono le tavole della legge - afferma - ma il punto da cui partire con chi vuole starci". 

 

"Questa è un'iniziativa mia, e per questo ho scelto di utilizzare l'avviso a pagamento. Da tante persone mi è stato chiesto di fare qualcosa. Butto lì delle idee e se qualcuno vuole starci si faccia avanti. Nel giro di tre settimane, un mese, vedrò se ci sono le condizioni per una proposta costruttiva".

 

Una proposta politica, si intende, perché stiamo parlando di politica, delle elezioni provinciali, del futuro governo del Trentino. Una proposta che secondo Geremia Gios non è né di destra e nemmeno di sinistra: "Dal momento che il Pd ha proposto il Jobs Act e che Salvini ha portato in Parlamento un senatore nero questa differenza non esiste più".

 

La politica, spiega l'ex sindaco di Vallarsa, "si divide sull'apertura o sulla chiusura alla globalizzazione". E la sua proposta è questa: "Il consolidamento della società trentina come premessa per un'apertura alla globalizzazione ben temperata". Ma ripete che l'iniziativa non è né di destra né di sinistra.

 

E forse ci crede, forse perché Gios è persona genuina e per nulla avvezza alle strumentalizzazioni della politica, chissà. Sta di fatto che quelli che guardano alle sue mosse con interesse stanno soltanto da una parte, nella parte opposta alla coalizione del centrosinistra. 

 

Walter Kaswalder non ha perso tempo e ha mandato a tutti un comunicato stampa non appena l'intenzione del professore è stata divulgata: "Di qui dovrà partire un grande sforzo di aggregazione che sappia mettere assieme tutte le forze alternative al centrosinistra autonomista".

 

Con Gios, gli Autonomisti Popolari di Kaswalder sono pronti ad essere la gamba autonomista della larga coalizione per il cambiamento del Trentino che sta per nascere". Né di destra né di sinistra, forse, ma sicuramente contro la sinistra e contro Rossi.

 

Ma poi, siamo sicuri che se prenderà forma questa 'cosa' l'orientamento non sarà spudoratamente a destra? Perché l'altro consigliere, dopo Kaswalder, che alle mosse dell'ex sindaco guarda con favore è Rodolfo Borga, il rappresentante in Consiglio provinciale di tutte le istanze del conservatorismo più ideologico

 

E siamo sicuri che questa iniziativa possa unire? Il rischio è che divida il centrodestra, perché si sussurra che nelle intenzioni di Borga e di Kaswalder l'obiettivo sia di proporre alla presidenza della Giunta provinciale un nome diverso da quello di Fugatti, forse addirittura quello di Geremia Gios.

 

Mettere in discussione ora la coalizione che ha fatto cappotto anche qui in Trentino nelle ultime elezioni è un po' difficile. Dal centrodestra, infatti, di quello che propone Gios interessa a pochi. Anche di quello che farà Borga a dire il vero. Su Kaswalder hanno un occhio di riguardo, è persona generosa, un idealista, e vorrebbe tutti uniti contro Rossi e la sinistra. 

 

Chissà chi risponderà al documento di Geremia Gios. La sinistra no di certo, visto che sanno bene che sarebbe alternativo a Rossi. Ma nemmeno la destra, imbarcare altri non ha senso a questo punto. Risponderanno Borga, Kaswalder e Civettini. Troppo pochi per fare massa critica e spostare gli equilibri.

 

Ecco il documento che oggi è stato reso pubblico:

 

Per ricostruire un Trentino desideroso di futuro serve partecipare ad una rivoluzione felice in vista delle elezioni provinciali dell’autunno 2018.

 

Il futuro della Comunità trentina appare oggi meno promettente di pochi anni fa. Il quadro economico incerto, la crescente insicurezza, la scarsa capacità di attrarre i giovani che in numero crescente cercano di costruire il proprio futuro altrove, l’aumento del divario fra classi sociali e territori, l’affievolirsi dei tradizionali comportamenti mutualistici e solidali, il ridursi della partecipazione alla gestione della cosa pubblica, sono tutti elementi che testimoniano una crisi profonda che sta interessando la società trentina.

 

Le cause di questa situazione sono molteplici, ma una parte non trascurabile di responsabilità per l’evoluzione negativa in atto, va fatta risalire ad una gestione non adeguata delle possibilità normative e delle risorse disponibili da parte dell’amministrazione provinciale. Intendere l’autonomia solo come disponibilità di risorse da gestire senza preoccuparsi dell’efficienza e non, in primo luogo, come opportunità per trovare soluzioni adeguate ai problemi della comunità locale, ha portato sia ad inaridire le ragioni storiche delle capacità delle comunità trentine di superare i momenti difficili sia a rendere più deboli le ragioni della specificità nei confronti del resto d’Italia.

 

Stiamo vivendo una stagione piena di paure è necessario che ognuno dia il proprio contributo per superare questo momento difficile. Sotto diversi punti di vista riteniamo che l’autonomia provinciale sia vicina ad un punto di non ritorno. Le prossime elezioni provinciali possono rappresentare l’ultima possibilità per una nuova stagione di entusiasmo e così contribuire ad una rivoluzione felice in grado di far ripartire un nuovo ciclo di sviluppo sostenibile e duraturo.

 

A tal fine è necessario trovare le energie per creare un’alternativa a questo modo di governare che, al di fuori degli schemi politici attuali, possa unire attorno a pochi temi condivisi, la partecipazione attiva della gente trentina che ritiene importante dare il proprio contributo per il miglioramento della situazione attuale. In questa logica è opportuno adottare un metodo, definire un percorso, individuare alcuni strumenti.

 

Un metodo basato su:

sobrietà quale condizione per riuscire a distinguere il necessario dal superfluo;

coerenza quale condizione per essere credibili;

trasparenza quale condizione per rinnovare l’interesse alla gestione della cosa pubblica;

condivisione quale condizione per iniziare imprese che durino nel tempo.

 

Un percorso che tenga presente che:

L’autonomia ha un senso se è un moltiplicatore di autonomie. Il potere, con altri enti, con le associazioni, con i cittadini non va delegato bensì condiviso;

La Provincia deve concentrare il proprio raggio d’azione per essere efficace. Vale a dire fare bene le cose non delegabili per molti altri problemi è opportuno creare le condizioni perché le diverse componenti della società siano messe in grado di esplicare al massimo le proprie potenzialità;

Non vi è solo il mercato da un lato e lo stato dall’altro. Esistono i beni collettivi (dalla fiducia, ai pascoli ad internet per fare un esempio) che richiedono regole specifiche per essere gestiti efficacemente e la cui gestione rappresenta una delle radici storiche da cui è nata l’autonomia trentina.

 

Strumenti che prevedano di:

Semplificare le procedure burocratiche (eliminare il bigottismo legislativo e la gestione orientata solo sulle procedure);

Rivedere l’architettura istituzionale semplificando e razionalizzando i livelli di governo degli enti pubblici trentini;

Completare, in un’ottica di sostenibilità, la rete di infrastrutture al fine di ridurre le differenze territoriali;

Adottare misure per l’accoglienza compatibili con le risorse sociali ed economiche necessarie a garantire l’effettiva integrazione;

Garantire una vera sicurezza che sia percepita come tale da tutti;

Garantire un contesto idoneo per orientare il mondo produttivo verso lo sviluppo sostenibile;

Orientare le politiche sociali ed economiche a garantire pari opportunità tra le varie classi sociali,  le differenti generazioni, i diversi territori ;

Utilizzare politiche idonee a creare un clima sociale sereno, a favorire i nuclei familiari e la ripresa della natalità;

Operare per un rinnovato ruolo degli enti e delle imprese non profit: da "enti strumentali" delle politiche pubbliche a protagonisti anche della gestione di beni collettivi (dalle gare d'appalto a nuove forme di compartecipazione);

Ridurre il numero e dare un diverso assetto alle società pubbliche (maggiormente rispettose della volontà degli enti locali e non loro "padrone").

 

Per chi ritiene che nell’amministrare il bene comune “Provincia Autonoma di Trento” sia tempo di cambiare, è il momento di dichiarare la propria disponibilità a percorrere insieme un cammino nuovo. Un cammino che partendo dai principi sopra delineati consenta un approfondimento dei medesimi, la condivisione di obiettivi e strumenti, la ricerca di persone in grado di interpretare nel miglior modo possibile la necessità di un diverso modo di amministrare.

 

Per coloro che condividono l’analisi, il metodo, il percorso e gli strumenti soprarichiamati è giunto il tempo di organizzarsi, per preparare la rivoluzione felice per la nostra terra.

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