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Merler sul futuro dell'Upt e Mellarini: "Gestione degli ultimi 2 anni individualista e con fini elettorali. Voltiamo pagina e apriamoci al nuovo"

Il membro del parlamentino dell'Unione per il Trentino fa un'analisi lucida dopo la sconfitta del 4 marzo e chiede ai big (bocciatissimi dalle elezioni) di farsi da parte: "Fate un atto di generosità. Non possiamo permettervi di riprendere in mano la gestione del partito"

Pubblicato il - 19 marzo 2018 - 20:44

TRENTO. Le elezioni politiche del 4 marzo continuano ad avere strascichi soprattutto in casa del "centrosinistra-autonomista". Il cappotto preso dal centrodestra che ha mandato a casa tutti i big della politica nostrana (dal segretario del Patt a quello dell'Upt passando per l'ex presidente della Provincia e a quella che da tutti era data come la futura sindaca di Trento di quota Pd) fa ancora male e, tolta l'analisi a caldo del presidente Rossi che ha lasciato attoniti tutti (quel "sono elezioni nazionali che nulla hanno a che vedere con le provinciali di ottobre") sono in tanti ad essersi accorti che "o si cambia o si muore".

 

Chi è veramente vicino al baratro è l'Upt, sconfitto in tutte le sue forme (da quella originale dellaiana a quella modernista mellariniana) e in molti fanno finta di non vederlo. Ci vede bene, invece, Andrea Merler, di cantiere civico democratico e membro del parlamentino Upt che invece spiega: "Dobbiamo dimenticare in fretta gli ultimi due anni di gestione individualista e ai fini elettorali del dimissionario segretario dell’Upt. Purtroppo nel frattempo il partito è stato ridotto ai minimi termini e credo non saranno certo quelli che lo hanno portato a questa grave situazione a poterlo risollevare dalla polvere". L'affondo verso il segretario Mellarini è evidente ma Merler aggiunge: "Io credo che il mio partito, l’Unione per il Trentino, abbia la necessità di aprire porte e finestre al rinnovamento generazionale senza rottamare nessuno, ma certamente deve avere il coraggio di investire nel futuro".

 

"La nomina del nuovo presidente del parlamentino provinciale e dei traghettatori, non di un uomo solo al comando, - prosegue Merler - devono vedere l’emergere di persone diverse, non dei soliti noti che ormai mi sembra abbiano perso completamente il loro appeal e certamente non possono più rappresentare gli interessi collettivi del partito perché tutto hanno fatto ultimamente fuorché quello che era necessario. Mi sento di chiedergli pubblicamente un vero atto di generosità, una seria analisi di coscienza perché chi pensa ancora di poter prendere il controllo del partito in vista delle provinciali di ottobre rischia invece di esautorarlo definitivamente e questo non possiamo permetterglielo. Se qualcuno di questi vuole mettersi a disposizione per rilanciare il partito lo faccia dalle retrovie, con lungimiranza, non per ritagliarsi un qualche ruolo che nessuno più vuole dargli. L’Upt deve poter dialogare politicamente con il civismo che si riconosce nel centrosinistra e consolidare l’asse storico con il Partito democratico magari immaginando di poter proporre una nuova leadership. Il tempo non è affatto galantuomo e non basterà questo perché nel contempo bisognerà fare uno sforzo per ricreare quelle basi di consenso perdute che potranno essere recuperate solo con una seria proposta politica da presentare su tutti i territori e a partire dal capoluogo".

 

Un'analisi lucida e ben conscia della realtà. Merler conclude spiegando che un tema su tutti è stato sottovalutato dal centrosinistra autonomista: la sicurezza. "Questo tema - conclude - deve vedere protagoniste tutte le istituzioni, Provincia, comuni, forze dell’ordine che però debbono parlare all’unisono, non in ordine sparso come avviene purtroppo oggi. Si deve cercare di recuperare seriamente parti importanti della città alla fruibilità dei trentini perché far finta di niente o scaricandosi le colpe o le competenze l’uno con l’altro non serve proprio a nulla e a nessuno. L’anomalia trentina, così come l’abbiamo conosciuta a partire dalla crisi dei vecchi partiti del 1994, non riesce più a reggere l’urto della Lega salviniana e del M5S, ma soprattutto non costituisce più un argine a difesa delle prerogative della nostra autonomia speciale. A me pare che il centrosinistra-autonomista debba avere l’umiltà di guardarsi allo specchio e in casa propria prima di pensare a come intendano agire altre forze politiche. E’ inutile girarci intorno, qualcosa nel nostro virtuoso sistema si è incrinato. Non viene più percepito come buon governo dell’autonomia, semmai come esercizio di potere e questo è deleterio per tutta la coalizione".

 

Della serie: il tempo sta per scadere, o si cambia o si muore e questa volta non si può più sbagliare.

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