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Sicurezza, le donne di Agire si organizzano per un corso di difesa personale. Panizza: "Molti dei problemi risalgono ai governi di centrodestra"
E' uno dei temi forti di questa campagna elettorale e mentre la vicecoordinatrice del movimento di Cia dà il via alle lezioni contro le aggressioni il segretario del Patt spiega come dalla Fini-Giovanardi alla Bossi-Fini molte problematiche risalgano a quel periodo

TRENTO. Sicurezza: è questa una delle parole chiave della campagna elettorale. Nei dibattiti politici è spesso associata alle parole migranti e paura ed è usata come fosse una bandiera da sventolare da una parte e dall'altra per colpire l'avversario politico. Sul tema proponiamo due contributi. Uno arriva dal centrosinistra: è il senatore Panizza che spiega, dal suo punto di vista, l'evoluzione delle norme che hanno regolamentato la materia in questi ultimi anni. L'altro arriva, invece, dal centrodestra dalla vicecoordinatrice di Agire, Elena Sester che, molto impaurita, ha deciso di mettere in piedi un corso di difesa personale per le donne.
"La cronaca nazionale di questi giorni - scrive - riguardo agli atti di violenza sulle donne, mi hanno fatto molto pensare. Da donna e mamma di tre figli, due delle quali femmine, non sono riuscita a rimanere indifferente di fronte a certi avvenimenti. Ho provato un senso di paura, frustrazione e insicurezza, anche perché credo che poche donne sappiamo come affrontare una situazione di rischio o di aggressione". Ed effettivamente i numeri parlano chiaro: 4,5 milioni di donne italiane, il 21% del totale (dati Istat) ha subito violenze fisiche e sessuali e di queste 2,8 milioni le hanno subite dal partner o ex partner.
Lo stesso Istat nel commentare i dati spiega che "le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner, parenti o amici. Gli stupri sono stati commessi nel 62,7% dei casi da partner, nel 3,6% da parenti e nel 9,4% da amici. Anche le violenze fisiche (come gli schiaffi, i calci, i pugni e i morsi) sono per la maggior parte opera dei partner o ex". Ovviamente le paure di Elena Sester provengono più dall'esterno che dall'interno (tanto che per combatterle si va ad agire sulla postura che aizzerebbe potenziali aggressori) ma sapersi difendere può essere utile a prescindere, anche verso chi abbiamo in casa.
"Il neo comitato donne di Agire per il Trentino - scrive - ha deciso di organizzare un corso di difesa personale femminile per dare alle donne uno strumento di 'conoscenza d'Azione' per prevenire le aggressioni fisiche e psicologiche, come, ad esempio, la postura da tenere quando si cammina sole. Infatti, l'aggressore sa se una persona possa essere la sua vittima, anche da come cammina, dalla postura, scegliendo la vittima 'più distratta' per coglierla di sorpresa. Il corso avrà inizio il 1 marzo 2018 dalle 21 alle 22:30 nella palestra all'ultimo piano della piscina comunale di Gardolo ed è composto da 8 lezioni con 2 approfondimenti sui temi: “Fino dove arriva la legittima difesa” con un avvocato e “Come gestire la paura durante un'aggressione” con una psicologa".
Il secondo contributo arriva dal segretario del Patt Franco Panizza che interviene per smentire una serie di fake news che spiegherebbero le cause dell'insicurezza. "La verità è che molti dei guasti di questi anni sono il frutto avvelenato delle leggi colabrodo e delle politiche scellerate del centrodestra ai tempi in cui era al Governo. In tutti i dibattiti pubblici - scrive - con i concorrenti del mio collegio elettorale sono vittima delle fake-news del candidato di Fratelli d’Italia, Andrea de Bertoldi, che mi accusa di aver favorito la criminalità per aver votato, nel 2013, un provvedimento sul sovraffollamento della popolazione carceraria.
Non ricordo, in quell’occasione, barricate da parte dei parlamentari di Fratelli d’Italia: più della metà del loro gruppo era assente. E ricordo anche il voto favorevole di Forza Italia. Quindi immagino che de Bertoldi muova la stessa accusa anche ai suoi alleati e ai deputati del suo partito. Ricordo invece che, in quel momento, le carceri erano piene di gente a causa di una legge, la Fini-Giovanardi, dichiarata per questo incostituzionale, che sanzionava allo stesso modo il consumatore occasionale di marijuana e lo spacciatore di eroina, con buona soddisfazione di quest’ultimo. La verità è che molti dei guasti di questi anni sono il frutto avvelenato delle leggi colabrodo e delle politiche scellerate del centrodestra ai tempi in cui era al Governo.
La Bossi-Fini si è mostrata del tutto inadeguata ben prima che scoppiasse l’emergenza migranti. Tanto che fu proprio il Governo Berlusconi a dover fare una sanatoria con cui si sono regolarizzati 650 mila immigrati irregolari, la più massiccia opera di ingresso di stranieri nel nostro Paese. E fu lo stesso Governo Berlusconi che, firmando l’accordo di Dublino, ha messo nell’angolo l’Italia con l’Europa per la gestione dei richiedenti asilo: quell’accordo impone infatti che a doversi fare carico delle domande sia il paese d’approdo e non l’Unione nella sua interezza.
Poi ci sarebbe anche la guerra alla Libia che ha portato alla rimozione di Gheddafi e a quell’instabilità che lo ha reso un porto, grande centinaia di chilometri di costa, da cui, ogni giorno, si parte per il nostro Paese. Se non fossero stati fatti questi errori, la gestione dei flussi dopo lo scoppio della guerra in Siria sarebbe stata molto più gestibile. Per questo, come autonomisti trentini, abbiamo sostenuto le iniziative di Minniti, che hanno saputo fornire una prima risposta concreta al problema. Più poteri ai sindaci nel contrasto alla microcriminalità e per il controllo del territorio; il dimezzamento dei tempi per l’esame delle domande d’accoglienza; un lavoro certosino, di diplomazia internazionale, che ha ridotto drasticamente il numero delle partenze e degli sbarchi.
È evidente, però, che se non si lavora sulle cause sarà difficile risolvere il problema. Occorre fare la voce grossa in Europa, non mettere in discussione la nostra appartenenza all’Unione Europea, perché, in quel caso, rimarremmo davvero da soli a gestire un fenomeno di portata così globale. E bisogna stabilire accordi bilaterali con i paesi di provenienza. Ci vogliono politiche che guardino il problema nel suo insieme. Ci vuole serietà e responsabilità anche nel parlarne. Non esistono ricette miracolose. Chi le propone è solo un venditore di fumo che gioca con le paure per il proprio tornaconto elettorale.
Noi, da parte nostra, possiamo e dobbiamo acquisire nuove competenze in capo alla nostra Provincia per mettere in campo politiche più efficaci di presidio del territorio, prevenzione e contrasto della microcriminalità con un maggiore coinvolgimento della polizia locale. Ed è questo l’impegno serio e concreto che, come autonomisti trentini, ci sentiamo di prendere per una sempre maggiore sicurezza del nostro territorio. Il resto sono solo parole al vento che, come la storia di questi anni dimostra, può solo aggravare le cose. Ma con le paure dei cittadini non si scherza".